Il Nucleo TPC di Monza restituisce cinque antiche monete alla Grecia; nella regione rumena di Dobrogea vengono “pizzicati” tre tombaroli bulgari
a cura della redazione | La lotta al traffico di beni culturali illegittimamente sottratti al patrimonio pubblico non conosce soste, né in Italia né all’estero. Di recente, i carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale di Monza hanno restituito all’ambasciatrice di Grecia in Italia, sua eccellenza Eleni Sourani, cinque monete databili tra il V e il I secolo a.C. provenienti dall’Antica Grecia.
La riconsegna all’ambasciatrice di Greciadelle antiche monete sequestrate online dal TPC
Durante controlli di routine su piattaforme elettroniche, i militari hanno notato queste antiche monete in vendita in un annuncio con il quale si proponeva l’acquisto del lotto alla cifra di 1500 euro. Così le indagini avviate, coordinate dall’autorità giudiziaria milanese, hanno permesso il sequestro delle antiche monete, ritenute di natura archeologica e di provenienza greca dai funzionari della Soprintendenza archeologica di Milano.
Sono di Atene e dell’antica Macedonia gli esemplati di ignota origine individuati dal TPC
Si tratta di monete ateniesi e macedoni, queste ultime di epoca alessandrina, che erano poste in vendita senza alcuna attestazione di lecita provenienza. In guardia, quindi, da quanti propongono online antiche monete in vendita senza essere dei professionisti del settore e senza offrire le garanzie del caso.
Antiche monete, stavolta romane e medievali, al centro anche di un sequestro effettuato di recente dalla polizia di frontiera rumena al valico di frontiera di Negru Vodă. Erano nell’auto di alcuni “cacciatori di tesori” bulgari. L’alta concentrazione di insediamenti romani in Romania richiama infatti numerosi cercatori che non rispettano le leggi locali, danneggiando spesso siti archeologici e immettendo sul mercato antiche monete di illecita provenienza.
Le monete e i reperti scavati illecitamente sequestrati dalla polizia di frontiera rumena
Sessantadue le monete sequestrate, oltre a quattro altri reperti da identificare e a tre metal detector impiegati dai cercatori. Tutto è stato consegnato agli archeologi del Museo nazionale di Storia e archeologia di Costanza che condurranno ulteriori studi, esamineranno le monete cercando di contestualizzarle nella regione della Dobrogea.