Inconsueta, apparentemente incomprensibile, una medaglia animata per la conquista di Tripoli del 1911 ci racconta la sua storia

 

di Roberto Ganganelli | La Guerra di Libia, o Guerra italo-turca, si concluse ufficialmente il 18 ottobre del 1912 a Losanna quando la Sublime Porta, dopo circa un anno di scontri terrestri e navali contro le forze italiane sia nello scacchiere nordafricano che nell’Egeo, fu costretta – soprattutto dal timore di sollevazioni nella Penisola balcanica – a firmare la resa cedendo Tripolitania, Cirenaica e Isole del Dodecaneso alla Corona italiana.

Dopo essersi accordata con Francia e Gran Bretagna per la conciliazione delle rispettive aspirazioni coloniali in Africa settentrionale, l’Italia – il cui governo era all’epoca guidato da Giovanni Giolitti –  aveva intimato nel 1911 alla Turchia di sgomberare la Libia; al rifiuto era seguita un’immediata dichiarazione di guerra.

medaglia animata

Un originale dell’oca dedicato alle “glorie italiane” della Guerra italo-turca e bersaglieri intenti alla posa di reticolati in Libia nel 1911, dopo lo sbarco sulle coste africane

Il corpo di spedizione italiano fu inizialmente di 34.000 uomini (saliti a ben 100.000 nel 1912), sostenuto dalla Regia Marina per i trasporti, il bombardamento costiero e il blocco navale. In campo ottomano, in Tripolitania erano schierati appena 5000 uomini e 2000 in Cirenaica, rafforzati da truppe indigene accorse all’appello della “guerra santa”.

Il conflitto italo-turco: una guerra lampo per uno “scatolone di sabbia”

Le operazioni iniziarono il 5 ottobre 1911 con l’occupazione dei centri costieri: dopo intensi bombardamenti navali su Tripoli e Tobruk furono prese anche le città di Derna, Bengasi e Homs e, già il 5 novembre 1911, Vittorio Emanuele III proclamò l’annessione all’Italia di Tripolitania e Cirenaica.

medaglia animata

Cartolina che ritrae il generale Carlo Caneva (1845-1922), comandante il corpo di spedizione italiano e frontespizio di un discorso tenuto da Giovanni Pascoli per i caduti e i feriti in Libia

La conquista dello “scatolone di sabbia” (furono queste le profetiche parole di Gaetano Salvemini) divise, come ovvio, l’Italia e gli Italiani tra indifferenti, contrari ed entusiasti. Tra questi ultimi vi furono tanti giovani che partirono volontari, intellettuali che si lanciarono in componimenti poetico-patriottici, dame del bel mondo che si prodigarono nel confezionare pacchi per gli “eroi di Tripoli” e nel visitare i feriti e, naturalmente, attivisti della propaganda tra i quali non mancarono coloro che seppero sfruttare l’avventura coloniale per smerciare gadget e oggetti di tutti i tipi, dalle cartoline al vasellame, dai libri illustrati ai giochi dell’oca.

Medaglie ufficiali e coniazioni celebrative private

Due furono le medaglie commemorative ufficiali (in argento) create per l’occasione, entrambe modellate e incise da Luigi Giorgi (1848-1912) e con al dritto il ritratto di Vittorio Emanuele III con legenda VITTORIO . EMANUELE . III . RE . D’ . ITALIA: la prima, al rovescio porta la dizione GUERRA | ITALO-TURCA | 1911-12 tra rami d’alloro, fu istituita il 21 novembre 1912 e concessa a militari e civili che avevano preso parte all’attacco contro l’Impero Ottomano.

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La medaglia ufficiale del conflitto con dizione GUERRA ITALO-TURCA 1911-12 e una medaglietta con smalti di produzione privata che inneggia a Tripoli italiana

La seconda, con legenda LIBIA tra fronde, risale invece al 6 settembre 1913 e venne concessa a coloro che prestarono servizio, militare o civile, in Libia dopo la firma del trattato di pace e fino alla II Guerra mondiale. Per entrambe, il nastro fu a cinque righe rosse e sei azzurre alternate.

Altre medaglie celebrative della conquista furono coniate per iniziativa di istituzioni o privati e distribuite a livello nazionale e locale, ai reduci come ai semplici cittadini desiderosi di possedere ed ostentare un ricordo dello storico evento.

La medaglia animata per “Tripoli italiana”: una curiosità

Tra queste, la più originale, anche se certamente non la più “artistica”, è una piccola medaglia nota, con piccole varianti, in metallo dorato e ottone, coniata nel diametro di mm 22 con telaio portativo e anello di sospensione.

medaglia animata

Una raffinata medaglia sagomata che ricorda L’ITALIA A TRIPOLI 5 OTTOBRE 1911

La particolarità dell’oggetto è che, guardando singolarmente le due facce, non si notanoche alcuni segni all’apparenza confusi, simili ai caratteri di un alfabeto arcaico o di pura fantasia. Tuttavia, ruotando velocemente la medaglia sul suo asse, che è imperniato al telaio di sospensione, il tondello “si anima” ed appare l’iscrizione su tre righe W | TRIPOLI | ITALIANA.

Nessuna magia, ovviamente, quanto la semplice applicazione di un banale effetto ottico simile a quello usato nei cartoni animati o nel cinema. L’illusione artificiosa dell’animazione si produce infatti, come per le pellicole cinematografiche, grazie ad una rapida successione di pose (due, nel caso della medaglia animata) che, superando il tempo di percezione dell’occhio umano, restituiscono l’impressione di osservare una cosa in movimento (o, nel nostro caso, l’iscrizione completa inneggiante alla conquista).

medaglia animata

Le due facce della “misteriosa” medaglia animata e l’iscrizione W TRIPOLI ITALIANA che esse formano, grazie a un effetto ottico, se fatte ruotare rapidamente sull’asse

L’idea della medaglia animata della Guerra italo-turca venne applicata in pochissime altre occasioni ma non si conosce l’ingegnoso imprenditore che la realizzò. La medaglia animata, inoltre, risulta piuttosto rara sul mercato passando peraltro, spesso, quasi inosservata nei convegni commerciali e nei mercatini antiquari.

Per quanto riguarda il suo uso, piuttosto che come ciondolo da collo o da bavero, sembra più probabile che fossero destinate ad essere appese alle catenelle portachiavi o a quelle degli orologi da tasca, ben in vista sul panciotto del proprietario.

Un modo come un altro, all’epoca, anche per chi non si era mai mosso da casa, per manifestare la propria fervida adesione alla conquista delle colonie d’Africa; un originale oggetto, per i collezionisti di oggi, per sorridere e far ricordare quei fatti di oltre un secolo fa.