Risale al 1979 una bella coniazione dedicata ad Anne Frank e opera di uno sfortunato artista americano, Zamy Steynovitz
di Giancarlo Alteri | La giovanissima Anne Frank è divenuta, in tutto il mondo, il simbolo stesso della Shoah, l’orrendo massacro del popolo ebraico effettuato in Europa con disumana freddezza dalla barbarie nazista.
Anne Frank, una bambina divenuta un simbolo
Annelies Marie, detta Anne, era nata a Francoforte sul Meno il 12 giugno del 1929, da famiglia ebraica. Emigrò con tutti i suoi parenti nel 1933, in seguito all’ascesa al potere in Germania di Hitler, e si stabilì ad Amsterdam.
Qui la piccola Anne trascorse un’infanzia normale fino al 1940, anno in cui, in seguito all’invasione tedesca dei Paesi Bassi e alla deportazione degli Ebrei nei lager, fu costretta a nascondersi, insieme ai familiari e ad altri correligionari, in una soffitta.
Durante i ventisei mesi della sua volontaria “prigionia”, dal 6 luglio del 1942 ai primi giorni di agosto del 1944, Anna Frank tenne quotidianamente un diario, scritto in olandese ed in forma epistolare; si trattava di un quaderno a quadretti, che aveva ricevuto come regalo il 12 giugno 1942 per il suo tredicesimo compleanno.
Quando gli ebrei nascosti nella soffitta furono scoperti dalla Gestapo e deportati, Anne finì nel campo di concentramento di Berger-Belsen dove morì di tifo nella primavera del 1945, a pochi mesi dalla fine della guerra.
Il Diario di Anne, un successo planetario
Pubblicato nel 1947 con il titolo di Het Achterhuis (L’alloggio segreto), il Diario di Anne Frank, sebbene scritto da una ragazzina, con stile ingenuo e commovente, risultò subito, al tempo stesso, un’acuta testimonianza degli orrori dell’umana crudeltà, sorretta da un’incrollabile fede nei valori umani, tanto che fu immediato il successo che ebbe nel mondo intero.
Non solo. La figura della piccola Anne fu propagandata da film e da drammi teatrali e divenne il simbolo di un’umanità che non perde sé stessa neppure nel buio della guerra. Perfino Gandhi e come Madre Teresa di Calcutta confessarono di averla presa a modello!
Il 12 giugno 1979, in quello che sarebbe stato il 50° compleanno di Anne, la Judaic Heritage Society americana decise di celebrarlo degnamente tramite l’emissione di una medaglia dedicata, appunto, alla sfortunata ragazza. La modellazione fu affidata, dopo un regolare concorso, ad un artista polacco di origine ebraica, già affermato medaglista, e che in seguito realizzerà altre opere famose in campo numismatico.
Zamy Steinovitz e la medaglia del 1979
Zamy Steynovitz, questo il suo nome, era nato a Leignitz il 15 gennaio 1951, da genitori scampati allo sterminio nei lager nazisti. Appena bambino, la sua famiglia si era trasferita in Israele ed il giovane Steyn (come veniva normalmente chiamato) aveva cominciato a frequentare le scuole d’arte, assecondando la propria vena.
Ben presto si era trasferito a Londra, dove aveva affinato la preparazione e sperimentato nuovi materiali nella realizzazione di opere d’arte. Dopo aver usato colori ad olio ed acrilici nella pittura, la sua forte tendenza alla continua sperimentazione e ricerca lo aveva portato alla serigrafia, alla litografia, al collage, al patchwork, conquistandosi anche in tutte queste discipline fama mondiale. Si era dedicato pure alla scultura, adoperando per lo più materiali raramente usati in tale campo dell’arte.
Dopo aver vinto il concorso per la medaglia in onore di Anne Frank, trascorse lunghe ore di conversazione con Otto, il padre di Anne, l’unico sopravvissuto dell’intera famiglia, per “capire la psicologia profonda di quella piccola grande donna”, come soleva affermare lui stesso.
Queste conversazioni e una maggiore conoscenza del carattere di Anne, che da esse ricavò, gli fecero addirittura cambiare il bozzetto della medaglia con cui aveva vinto il concorso; ma la nuova realizzazione apparve troppo complessa ai committenti, per cui Steynovitz fu costretto a modellarne una terza versione.
Questa, per la sua immediata fruibilità, per la forza espressiva del volto di Anna, per la ricchezza dei simboli, suscitò l’entusiasmo dei committenti. In effetti, la medaglia ebbe un grande successo e Steynovitz diede in beneficenza la metà del compenso ricevuto.
Tanti simboli e un ritratto “picassiano” per Anne Frank
Sul dritto, l’artista raffigurò il volto di Anna, riprendendolo da una delle poche foto che di lei ci sono rimaste, tra l’altro la più famosa: dietro quella faccia da bambina dagli occhi profondi e spauriti, che però sprizzano il sereno ottimismo del suo indomito spirito, si affolla una pletora di simbolismi, che richiamano la cultura yiddish, a cui sia l’artista sia il soggetto della medaglia appartenevano, ma che si elevano al rango di allegorie universali.
Le Tavole della Legge arrotolate con sopra impressa la Stella di David, emblema dei Figli d’Israele, sembrano quasi “l’innamorata” a cui un violinista con bombetta in testa dedica la propria serenata. E come non vedere nel musicista, oltre che un simbolo della cultura yiddish, anche un ricordo, un accenno alle “orchestrine” che erano costrette dai nazisti ad accompagnare i deportati nei lager verso la loro ultima meta, la camera a gas?
Una composizione a forma di stemma dal contorno complesso mostra, in un angolo, la falce lunare con le stelle attorno. Sembra che tale dettaglio sia stato voluto proprio dal padre Otto Frank: Anna dalla finestrella della soffitta in cui rimase nascosta per così tanto tempo, non poteva vedere altro che uno spicchio di cielo, ma quella sola vista le bastava.
La colomba, stilizzata secondo stilemi “picassiani”, ma con le ali aperte, è da sempre l’animale che ricorda, simboleggia la Pace. Una delicata mano femminile reca un fascio di fiori, umili fiori di campo, tanto più belli proprio perché spontanei, non coltivati, dono della natura all’umanità, affinché quest’ultima ne possa godere il profumo e la soavità. Campeggiano poi le date della breve vita di Anna, che morì senza aver potuto vedere la sua sedicesima primavera.
Il rovescio voluto dalla Judaic Heritage Society
Assai più semplice e lineare il rovescio, che si apre con la versione inglese di una frase significativa tratta dal Diario: “Nonostante tutto, credo ancora che le persone nel profondo del loro cuore siano buone”. E prosegue con la legenda ON THE 50th | ANNIVERSARY | OF HER BIRTH | THE JUDAIC HERITAGE | SOCIETY SALUTES THE | MARTYRED SPIRIT | OF ANNE FRANK.
Il ramo d’ulivo si innesta nella legenda che, simile ad una cascata di acqua pura, spiega la committenza e l’occasione di questa medaglia. Il complesso bozzetto fu mirabilmente trasferito nel conio da Karen Worth, che proprio in quel 1979 aveva vinto il primo posto nella classifica, stilata dall’American Numismatic Society, relativa ai migliori incisori d’America.
Battuta da una zecca privata di New York, la medaglia venne realizzata in bronzo, argento ed in pochissimi esemplari d’oro, uno dei quali fu donato ad Otto Frank. Nel riceverlo, il padre di Anne ebbe a dire: “Tutta la medaglia è un vero capolavoro, un’opera d’arte, che rende onore ad Anna ed al suo messaggio. Io sarò sempre grato per questa medaglia, finché avrò vita”.
Zamy Steynovitz morì in circostanze tragiche il 1° settembre dell’anno 2000: neppure lui riuscì a raggiungere il mezzo secolo di vita.