La zecca di Padova iniziò la sua attività verso il 1270. La prima moneta coniata fu fu il denaro piccolo sotto l’autorità del Comune di Padova. Venne battuto in mistura (una lega con una percentuale di argento, che andò diminuendo con il tempo) con un peso di circa 0,30 grammi e una forma scodellata, secondo la moda dell’epoca.

Al dritto è rappresentata una stella in cerchio con intorno la legenda CIVITAS e al rovescio è presente la stessa stella con la prosecuzione della legenda DE PADVA. All’inizio della legenda, sia al dritto che al rovescio, è posta una croce con ai lati dei simboli che identificavano l’emissione. Così ai lati della croce si possono vedere globetti (fig. 1), trifogli (fig. 2) e crescenti (fig. 3).

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Figure 1, 2, 3 da sinistra a destra

Successivamente, con la diminuzione di argento nella lega di mistura, compaiono le rosette in combinazione con i trifogli (fig. 4). Il denaro di Padova ebbe un buon successo nell’area monetaria della Marca veronese, dove fece concorrenza ai denari di Venezia e di Verona e fu coniato fino alla presa della città da parte degli Scaligeri.

Figura 4

A seguito della dedizione di Padova ai vicari imperiali Ulrico di Walsee e poi Enrico II conte di Gorizia, vennero coniati grossi aquilini, secondo il tipoconiato tra il 1259 e il 1274 da Mainardo II e Alberto II nella zecca di Merano. Al dritto è rappresentata l’aquila imperiale ad ali spiegate circondata da un cerchio e dalla legenda PADVA REGIA e al rovescio una croce patente che divide la legenda in quattro parti CI-VI-TA-S e uno scudetto su cui sono raffigurate le armi del vicario imperiale o del suo rappresentante in carica all’epoca dell’emissione.

Si possono distinguere così le emissioni coniate sotto Ulrico di Walsee (fig. 5) forse tra gennaio 1320 e luglio 1324, quelle di Ulrico di Pfannberg tra luglio 1324 e ottobre 1325 e quelle di Engelmaro di Villanders (fig. 6) tra ottobre 1325 e settembre 1328 (Saccocci, 2004). Anche su queste emissioni sono presenti vari simboli di zecca quali stelle, rosette, anelli e trifogli.

Figure 5 e 6 da sinistra a destra

Dopo la fine del dominio scaligero, l’attività della zecca riprese sotto Ubertino da Carrara (1338-45), poiché Marsilio non battè alcuna moneta. Sul dritto del denaro piccolo (fig. 7) di Ubertino spicca una grande lettera V (U alla latina) ad indicare l’iniziale del nome del Signore di Padova. Intorno si dispiega la legenda CIVITAS. Sul rovescio è presente la tradizionale stella che divide la legenda P-A-D-V-A. La moneta non presenta simboli carraresi e l’unico elemento che individua la signoria è la prima lettera del nome Ubertino.

Figura 7

E’ con il successore di Ubertino, Jacopo II da Carrara (1345-50), che cominciano a comparire sulle monete di Padova le simbologie della famiglia dei Carraresi. Una nuova moneta, il grosso da due soldi detto carrarino, sul dritto ha una grande croce ornamentale che divide la moneta in quattro campi. Nei quadranti superiori si leggono le lettere I e A, ovvero le iniziali di Jacopo. Nei quadranti inferiori sono rappresentati due carri schiacciati.

Il carro schiacciato è lo stemma della famiglia Carrarese e fa così la sua comparsa sulle monete padovane. La legenda del dritto è CI-VI-TP-AD pure divisa dalla grande croce. Sul rovescio compare la figura di San Prosdocimo, patrono di Padova. Il Santo è rappresentato seduto con ricca veste e mitria, tiene un pastorale nella mano sinistra e una raffigurazione della città nella destra. Nella raffigurazione sono presenti due torri che potrebbero essere quella del Comune e quella del Bò, entrambe già presenti in epoca carrarese. La legenda è S PSDO-CIMVS. Infine vengono introdotti i simboli di zecca che si trovano a fianco del pastorale. Il primo è un trifoglio (fig. 8) e il secondo la lettera P (fig. 9). Un’interessante variante della figura di San Prosdocimo è quella dove il Santo è barbuto (fig. 10).

Figure 8, 9, 10 da sinistra a destra

Jacopo II coniò anche un denaro piccolo con una grande I gotica al centro della legenda CIVITAS e la consueta stella sul rovescio che divide P-A-D-V-A (fig. 11).

Figura 11

I successori di Jacopo II, Jacopino e Francesco I (1350-55), continuarono la tradizionale coniazione di monete di piccolo taglio. Il loro denaro si distingue per il carro carrarese sul dritto e la legenda CIVITAS. Al rovescio è rappresentata la grande stella accompagnata dalla legenda P-A-D-V-A.

Il lungo dominio e le sue travagliate vicende fanno di Francesco I, detto il Vecchio, il più importante personaggio della dinastia dei da Carrara, anche dal punto di vista numismatico. Andrea Saccocci divide la sua signoria in tre fasi, ognuna caratterizzata da diverse emissioni di monete.

La prima fase, che dura dal 1355 al 1378, è una prosecuzione delle emissioni precedenti. In questo ventennio vengono infatti coniati carrarini e denari scodellati. Ma, mentre i denari sono sempre simili ai precedenti con la lettera F in quanto iniziale di Francesco (fig. 12), i carrarini si presentano con un disegno del tutto nuovo.

Al dritto il carro occupa ora tutto il campo, ai suoi lati sono incise le lettere F – F e intorno la legenda FRACISI DE KRARIA. Al rovescio è sempre rappresentato San Prosdocimo, ma questa volta è in piedi con un lungo pastorale e nell’atto di benedire, seguendo probabilmente la moda lanciatadai grossi agontani di Ancona. La legenda è S PROS-DOCIMVS. Ai lati del santo sono incise le iniziali degli zecchieri, P (fig. 13), B-Z ossia Broccardo Zuanne (fig. 14), N-I (fig. 15) e i rarissimi B e F, responsabili delle emissioni.

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Figure 12, 13, 14, 15 da sinistra a destra

Durante la seconda fase, dal 1378 al 1386, fu coniata dalla zecca di Padova forse la più bella e certamente la più rappresentativa moneta dei Carraresi, il ducato d’oro. Al dritto presenta il carro dei Carraresi in una cornice ornamentale e la legenda FRANCISCI D CARARIA in belle lettere gotiche. Al rovescio la legenda CIVITAS PADVA circonda una cornice in cui è inciso il busto di San Prosdocimo nimbato con il bastone pastorale nella mano sinistra e benedicente con quella destra.

Di questa moneta si conoscono due soli esemplari, uno al museo Bottacin di Padova e l’altro in una collezione privata. La rarità è dovuta probabilmente al fatto che queste monete furono ritirate e fuse da Venezia dopo la sconfitta dei Carraresi. Insieme al ducato, durante questa fase furono coniati probabilmente il carrarese da 4 soldi con San. Prosdocimo, il rarissimo carrarino con San Daniele, il soldo, il quattrino, e il consueto denaro piccolo.

Il carrarese ha una grande croce ornamentale che divide il campo in quattro. Nei quarti 1 e 3 si trova una croce e in quelli 2 e 4 il carro carrarese. La legenda è FRANCISCI D CARARIA. Sul rovescio il Santo è in piedi con un pastorale e la brocca circondato dalla legenda SANTVS PROSDOCIMVS (fig. 16). Esiste anche il carrarese con una F nel campo del rovescio, ma probabilmente è più tardo (MEC 12 p. 599).

Il soldo con il carro e una croce pisana al rovescio fu coniato con l’intenzione di insinuarsi nel mercato del contemporaneo soldino veneziano costringendo le autorità veneziane ad una svalutazione. La legenda del dritto è FRAN DE ChARARIA e quella del rovescio CI PADVA (fig. 17). Il quattrino coniato in questo periodo è probabilmente quello che sul dritto riporta la cometa (una delle imprese di Francesco) e sul rovescio Santa Giustina.
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Figure 16, 17, 18 da sinistra a destra

La Santa è rappresentata a mezzo busto con corona e nimbo di perline. Tiene un libro nella mano destra e una palma nella mano sinistra. La legenda è FRANCISCI D CARARIA al dritto e SANTA IVSTINA al rovescio (fig. 18). Questa è l’unica immagine della Santa sulle monete di Padova. Ben altra fortuna ebbe Santa Giustina sulle monete di Venezia dove fu rappresentata su vari nominali dal 1572 fino alla fine della Repubblica Serenissima, a memoria della vittoriosa battaglia di Lepanto, che si tenne nel giorno (7 ottobre) a lei dedicato nel 1571.

Nella terza e ultima fase (1386-88) delle coniazioni di Francesco I, fu realizzato il nuovo carrarese con San Daniele da quattro soldi. La moneta, di grande modulo, presenta al dritto il carro dei Carraresi in una cornice ornamentale e con intorno il nome del Signore di Padova, le cui iniziali sono ai lati F-F. Sul rovescio si erge la figura di San Daniele, un altro patrono di Padova, con un vessillo nella mano sinistra e una costruzione, individuata nel castello di Ezzelino da Giovanni Gorini.

La legenda del dritto è F D CARARIA PADVE E CETERA e del rovescio S DANIEL MARTIR (fig. 19). Questa moneta aveva sicuramente carattere fiduciario e subì svalutazioni venendo probabilmente sostituita con il carrarese con San Prosdocimo e la lettera F (MEC 12 p. 600).

Figura 19

In questo periodo vennero coniati anche il quattrino con la testa di moro e il quattrino da due denari. Il primo presenta una testa di Moro volta a sinistra circondata dalla legenda CIVITAS e sul rovescio una lettera F gotica con PADVA (fig. 20).

Rizzolli identificò questo pezzo con il sestino negro per via della testa di moro, tuttavia il MEC (Saccocci) identifica il sestino negro con un’altra moneta di cui si parla successivamente, anche perché il nome si riferisce probabilmente alla “moneta nigra”, termine comunemente usato per le monete in mistura. La testa di moro è presente anche sulle tessere commerciali carraresi, dimostrando così che rientra nelle “imprese” di Francesco I.

Il quattrino da due denari coniato dalla zecca di Padova in questo periodo ha una lettera A sul dritto e una croce patente sul rovescio, ricordando così i grossi bolognini di Bologna. Questa moneta venne coniata anche da Francesco II Novello (fig. 21).

Figure 20 e 21 da sinistra a destra

Il dominio su Padova da parte dei Visconti (1388-90) è ricordato da un denaro imperiale in mistura di Gian Galeazzo Visconti, il Conte di Virtù, coniato a Milano, anche se alcuni documenti contemporanei suggerirebbero la possibilità che una piccola parte sia stata coniata in una zecca locale (Saccocci 2016, p. 601). Tuttavia ad oggi risulta impossibile distinguere le eventuali emissioni coniate a Padova (fig. 22).

Figura 22

Con Francesco II da Carrara (1390-1406), detto il Novello, che abbandona la politica monetaria aggressiva di Francesco I, la zecca di Padova torna a coniare i carrarini di buon argento. Sono molto simili a quelli del padre Francesco I, ma ai lati del carro sono poste le lettere F – I, poste per Franciscus Iunior. Gli zecchieri sono identificati dalle sigle F su S, P (fig. 23) , I e ζ (fig. 24).

Venne battuto anche un soldo con croce gigliata al posto di quella pisane e un sestino negro con la cometa e una croce fiorita del valore di sei denari (fig. 25). Continuò ad essere coniato il quattrino da due denari che è stato descritto prima e il denaro piccolo, che si distingue da quello paterno per la sua forma piatta anzichè scodellata (fig. 26).

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Figure 23, 24, 25, 26 da sinistra a destra

Dopo il 1402 la zecca di Padova coniò il carrarese con San Prosdocimo e la lettera F e il bagattino con le onde. Rarissimi sono le due emissioni, carrarino e soldo, con Sant’Antonio, emesse poco prima della resa di Francesco II ai Veneziani. Resa che mise fine all’indipendenza di Padova e alle sue coniazioni. A ricordo dello splendore di quest’epoca rimangono queste piccole, ma bellissime testimoni che sono le monete, custodite oggi con cura nelle collezioni pubbliche e private.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

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  • Saccocci A., Contributi di storia monetaria delle regioni adriatiche settentrionali, Padova 2004.
  • Saccocci A., ‘’Moneta mea nova non obstante’’: zecca e monete in epoca carrarese, in Padova Carrarese, Padova 2005.
  • Saccocci A., Le monete dei signori da Carrara, in Padova Carrarese, Venezia 2011.
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