La Francia ha firmato l’intesa con i paesi africani per il pensionamento della valuta post coloniale | Una moneta collezionata da molti e coniata anche in Italia
di Mathias Paoletti | Qualche settimana fa, dopo 75 anni di non proprio “onorato servizio”, la Francia ha mandato in pensione il vecchio franco CFA, la moneta comune nata nel 1945 e ancora in vigore in vari Paesi africani (quasi tutti ex colonie francesi).
Un accordo storico che chiude una pagina di post colonialismo
Il Consiglio dei ministri francese ha adottato un provvedimento molto atteso dai Paesi dell’Unione monetaria dell’Africa occidentale, che ha messo fine al sistema in vigore dando il via alla trasformazione del CFA in eco, mantenendo la parità già definita con l’euro.
La riforma sancisce anche la fine della centralizzazione delle riserve di cambio degli Stati dell’Africa occidentale presso il Tesoro francese. La decisione di porre fine al controverso sistema monetario figlio dell’epoca coloniale era stata presa con a fine 2019 da Macron con i governi degli Stati membri dell’Unione monetaria che ne facevano parte.
Un’area monetaria – quella del franco CFA – che nel tempo ha visto varie modifiche a seguito dei capovolgimenti di potere che si sono verificati nei paesi del continente.
Una monetazione che ha effigiato la fauna e la flora – ricchissime – del paesi centro africanei e che, come sempre accade, ha anche celebrato personaggi ambigui e sanguinari dittatori.
“Ingressi e uscite” dal franco CFA in tre quarti di secolo
- 1960: la Guinea esce e inizia a emettere franco guineano
- 1962: il Mali esce e inizia a emettere il franco maliano
- 1973: il Madagascar esce e inizia a emettere il franco malgascio, in seguito sostituito dall’ariary malgascio (1 ariary = 5 franchi malgasci)
- 1973: la Mauritania esce e inizia a emettere l’ouguiya mauritana (1 ouguiya = 5 franchi CFA)
- 1974: Saint Pierre e Miquelon (Francia) esce e usa il franco francese, poi sostituito dall’euro
- 1975: Riunione (Francia) esce e usa il franco francese, poi sostituito dall’euro
- 1976: Mayotte (Francia) esce e usa il franco francese, poi sostituito dall’euro
- 1984: il Mali riprende il Franco CFA (1 Franco CFA = 2 franchi maliani)
- 1985: la Guinea Equatoriale adotta il Franco CFA (1 franco = 4 bipkwele)
- 1997: la Guinea-Bissau adotta il Franco CFA (1 franco = 65 pesos)
Con l’addio al franco CFA è dunque un sistema monetario che finisce, ma soprattutto si tratta di una svolta simbolica che segna un passo di rinnovamento delle relazioni tra Francia e Africa. La Banca centrale degli Stati dell’Africa occidentale (Bceao) d’ora in poi non dovrà più depositare metà delle proprie riserve di valuta presso la Banca di Francia, un vincolo visto come un’umiliante dipendenza da Parigi. La Francia, inoltre, non farà più parte degli organismi di governance finanziaria ma rimarrà soltanto “garante”.
La riforma è frutto di un negoziato tra la Francia e gli otto paesi africani del CFA: Bénin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Sénégal e Togo. Per il momento, la riforma non riguarda i sei paesi dell’Africa centrale che utilizzano il franco CFA ma che fanno parte di un’unione monetaria distinta.
Le monete del franco CFA, una collezione seguita in tutto il mondo
Migliaia e migliaia di tipi di monete e altrettanti di banconote hanno portato, per tre quarti di secolo, il valore espresso in franchi CFA. E numerosi paesi dell’area monetaria, non disponendo di una zecca propria, hanno fatto coniare e stampare all’estero la propria valuta.
Anche in Italia dove, ad esempio, la storica ditta orafa aretina UnoAerre ha coniato monete celebrative – in oro e argento – per diverse nazioni denominate in franchi CFA. E su queste, ad osservarle con attenzione, di questa azienda italiana ritroviamo puntualmente i “segni di zecca” (ossia, il punzone 1AR e quello del titolo di metallo prezioso): una pagina di numismatica che meriterebbe di essere approfondita…