Non si conosce il nome del museo – su questo le autorità giudiziarie mantengono il riserbo, essendo le indagini ancora in corso – ma sta di fatto che pochi giorni fa i carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale di Torino, impegnati in controlli per “la prevenzione del rischio criminale” hanno notato che, in una vetrina di un museo di storia locale dell’area piemontese, erano esposte 35 monete e oggetti metallici con concrezioni terrose e ossidazioni, riconducibili a una provenienza dal sottosuolo.
Fatto incredibile, ma vero, il personale del museo ha sostenuto di “aver trovato gli oggetti nei terreni della zona, per poi destinarli al museo”. A quel punto i carabinieri non hanno potuto far altro che far partire una denuncia per omessa comunicazione alle autorità dei ritrovamenti e hanno sequestrato le monete e gli altri reperti.
Una delle immagini diramate dai carabinieri del TPC di Torino che mostrano le monete provenienti da scavi illeciti ritrovate esposte in un museo locale del Piemonte
Come noto il Ministero della Cultura rilascia concessioni di ricerca a privati o enti pubblici aventi i requisiti scientifici di compatibilmente con obiettivi definiti e sotto il controllo delle Soprintendenze. Ben diversa e border line rispetto alla legge in materia di beni culturali è l’attività di quanti, metal detector alla mano, si dedicano alla ricerca.
Ricordiamo infatti, per l’ennesima volta, che pur essendo consentiti l’acquisto, la detenzione e l’uso del metal detector, in nessun caso questo strumento può essere usato da privati per condurre ricerche su terreni pubblici o privati. Tale attività potrebbe infatti far rilevare la presenza di materiale archeologico che deve essere recuperato da personale specializzato e con un criterio scientifico.
A differenza che in altri paesi, le normative che regolano l’uso del metal detector da parte dei privati in Italia sono (giustamente) severe e non possono essere ignorate
“L’uso del metal detector per la captazione in superficie su terreni – sottolinea il Ministero della Cultura in una mota – è di fatto una vera e propria ricerca archeologica. Se si dà seguito alla percezione del segnale emanato dallo strumento, che rileva la presenza di metalli, e si seguita con la rimozione dello strato superficiale del terreno, per verificare la presenza di oggetti, si pone in essere una condotta illecita. Questo tipo di attività è materia devoluta per legge allo Stato”.
In caso di scoperta fortuita di beni archeologici mobili o immobili, il cittadino deve farne denuncia entro ventiquattro ore alla Soprintendenza o al Comune o, ancora, all’autorità di pubblica sicurezza e si deve provvedere alla conservazione temporanea di esse, lasciandole nelle condizioni e nel luogo in cui sono state rinvenute. Non conta, dunque, essere parte del personale di un museo, né di depositare presso il museo stesso questi materiali senza gli atti di legge dovuti per diventare dei novelli Indiana Jones…