La Zecca Vaticana ha emesso la versione proof della 20 euro Arte e fede dedicata alla Cupola di San Pietro, simbolo della Cristianità noto in tutto il mondo
di Chiara Pasqui | Nell’infornata natalizia di monete vaticane è arrivata anche la versione proof della moneta da 20 euro Arte e fede 2022 che mostra – firmata da Cristina De Giorgi – la Cupola di San Pietro, simbolo della Cristianità e della città di Roma, che i numismatici avevano già potuto mettere in collezione in versione fior di conio (leggi qui).
Sono tremila gli esemplari che IPZS ha prodotto, di questa versione fondo specchio, per conto del Vaticano su coni incisi da Maria Angela Cassol e che la Commercializzazione filatelica e numismatica propone, in capsula e astuccio, a 46 euro di prezzo di emissione.
Un soggetto di per sé perfetto, la Cupola di San Pietro, con le due cupolette laterali e le tredici statue che ne adornano la balaustra, tanto da non richiedere alcuna aggiunta o “licenza creativa” per rievocare quella maestosità e armonia proprie del progetto di Michelangelo Buonarroti, che vi lavorò fino alla sua morte, avvenuta nel 1564.
Un soggetto, del resto, che la monetazione pontificia dei secoli d’oro ha già visto protagonista quando, regnante papa Innocenzo XI Odescalchi, la Cupola di San Pietro – con il resto della facciata eretta da Carlo Maderno tra il 1607 e il 1614 – venne impressa sui rovesci di due piastre, una con ritratto del papa e una col suo stemma, bulinata dalla mano impareggiabile di Giovanni Hamerani.
Su quelle monete, la Cupola di San Pietro era circondata dal motto PORTAE INFERI NON PREVALEBVNT (“Le porte dell’inferno non prevarranno”, Matteo, 16, 18). “Simbolicamente – scrive Mario Traina ne Il linguaggio delle monete – la raffigurazione rappresenta la Chiesa nella sua lotta contro gli infedeli e l’eresia. Innocenzo XI fu l’animatore della Lega Santa che portò alla liberazione nel 1683 di Vienna, assediata dai Turchi.
Il papa, mettendo in moto la diplomazia pontificia cercò di promuovere una lega contro la potenza musulmana, ma riuscì solo a concludere una lega tra Impero e Polonia e ad ottenere contributi in denaro dagli Stati italiani; anche i cardinali si quotarono per ingenti somme e fecero oblazioni persino delle argenterie personali. Per la guerra ai Turchi la Camera apostolica durante il pontificato di Innocenzo XI inviò all’imperatore oltre cinque milioni di fiorini”.