Dalla prima emissione del 1406 all’ultima del 1854 | San Petronio, lo stemma civico, le chiavi e il leone | Curiosità e rarità fra crisi monetarie e cambi di potere
di Michele Chimienti | Il “quattrino” aBologna è sinonimo di denaro anche se non viene più coniato dal tempo di Pio IX, ultimo papa re. In effetti, il quattrino ha rappresentato la moneta più comune presso la popolazione per oltre quattro secoli. Si trattava della moneta spicciola, quella usata tutti i giorni per comprare il pane e le piccole cose necessarie per vivere.
Il quattrino a Bologna ha una sotia che si snoda tra il 1406 e il 1854; quattro secoli e mezzo, dunque, con tante curiosità che anche molti collezionisti e appassionati numismatici non conoscono. Ma vediamo ora quali sono state l’origine e la storia di questa moneta.
Il primo quattrino coniato a Bologna: correva l’anno 1406
Il primo quattrino di Bologna era in bassa lega d’argento, la cosiddetta “mistura”, e fu battuto nel 1406. Nel Medioevo il termine quattrino indicava una moneta da quattro denari e il denaro era l’unità monetaria di base più piccola. Ma, come vedremo tra poco, il quattrino emesso a Bologna valeva solo due denari locali.
Il primo quattrino era stato emesso a Firenze nel 1347, seguita poi da altre zecche toscane. Sessanta anni dopo il governo bolognese decise di coniare anche a Bologna una moneta dello stesso valore dei quattrini toscani, che circolavano già da molti anni nel suo territorio.
Infatti, tra le monete della fine del Trecento trovate negli scavi archeologici del territorio bolognese, i quattrini di Firenze e di Siena sono molto frequenti. Evidentemente, l’aumento del costo della vita aveva reso questo tipo di nominale più pratico rispetto al denaro di minor valore, tanto da favorirne l’afflusso anche se si trattava di una moneta straniera.
Quattrino di Firenze con il giglio al dritto e san Giovanni Battista al rovescio
Abbiamo detto che il quattrino corrispondeva a quattro denari toscani, ma a Bologna il suo valore era di due denari locali in quanto nelle città emiliane il denaro aveva subito una svalutazione minore di quanto accaduto in Toscana.
Il quattrino bolognese del 1406 presentava al dritto le chiavi pontificie ed al rovescio san Petronio in piedi con la città di Bologna su una mano. La decisione di battere questa moneta fu essenzialmente di natura economica, mentre la scelta dei tipi fu una scelta politica.
All’inizio del Quattrocento, a seguito dell’indebolimento del Papato determinato dello scisma religioso che portò all’elezione di una serie di antipapi, Bologna godeva di una notevole autonomia. Così, nel 1401 Giovanni I Bentivoglio ne approfittò per impadronirsi del governo della città. Ma l’anno successivo venne sconfitto a Casalecchio sul Reno da Gian Galeazzo Visconti e la città cadde sotto il dominio milanese.
Nel 1404, a causa della crisi dello stato visconteo provocata dalla morte di Giangaleazzo, Bologna tornò sotto il dominio pontificio. Quando il cardinale legato Baldassarre Cossa – poi antipapa Giovanni XXIII – prese possesso della città cercò di attuare una politica conciliante mantenendole una certa apparenza di autonomia.
Per questo motivo, quando i quattrini furono battuti per la prima volta nell’ottobre del 1406, fu scelto di raffigurare sul dritto le chiavi decussate e legate, simbolo del potere pontificio, mentre nel rovescio fu posto san Petronio, protettore della città e simbolo di autonomia.
Moneta da due bolognini di Taddeo Pepoli (1336-1346), chiamata anche pepolese. Per la prima volta venne raffigurato un santo su una moneta della zecca di Bologna e si trattava di san Pietro, titolare della cattedrale di Bologna
Bolognino d’oro emesso per la prima volta nel 1380. Su di esso è ancora raffigurato san Pietro con le chiavi e il libro sacro
In precedenza, sulle monete bolognesi era stato raffigurato solo san Pietro, il santo titolare della cattedrale. Ma dopo la rivolta del 1375 contro il pontefice, i Bolognesi avevano “rivalutato” la figura di san Petronio, considerato il primo vescovo della città. Nel 1390 avevano anche deciso di costruire a suo nome una chiesa che doveva essere addirittura più grande della basilica di san Pietro. Quindi la figura del santo locale, posta sui quattrini, doveva celebrare la parziale autonomia cittadina nei confronti del loro signore, il pontefice.
Denaro bolognese con il leone, emesso per la prima volta nel terzo decennio del XIV secolo nel corso di una delle numerose rivolte contro i pontefici. Al dritto compare per la prima volta, su una moneta bolognese, lo stemma con la croce sormontata dal “lambello” o “rastrello” tra i cui denti erano posti tre gigli
Agontano della zecca di Bologna emesso ia cavallo tra il XIV ed il XV secolo. Per la prima volta è raffigurato in una moneta bolognese san Petronio, primo vescovo della città a cui era dedicata la grande chiesa di piazza Maggiore, iniziata nel 1390. La devozione nei confronti di questo santo crebbe rapidamente facendone un simbolo dell’autonomia cittadina
Nel 1464, in occasione di una riforma monetaria, per distinguere il nuovo quattrino da quello vecchio, il santo venne raffigurato seduto, mentre prima era in piedi. Nel Cinquecento, questi quattrini erano chiamati “chiavarini” per la presenza delle chiavi decussate.
A partire dal 1464, a seguito di una riforma monetaria, san Petronio venne raffigurato sui quattrini seduto anziché in piedi
Un’altra modifica nell’aspetto dei quattrini vi fu nel 1490 quando Giovanni II Bentivoglio iniziò a porre il suo stemma familiare su tutte le monete che uscivano dalla zecca di Bologna. Per questo motivo, nello spazio sotto le due chiavi incrociate comparve lo stemma poligonale dei Bentivoglio, la “sega”. Per mancanza di spazio l’incisore dei coni non mise più il cordone con il fiocco che univa tra loro le chiavi.
Quattrino con stemma poligonale Bentivoglio emesso da Giovanni II dopo il 1490. Lo stemma con la “sega” posto sotto alle chiavi pontificie occupa lo spazio dove prima si trovava il cordone che univa le chiavi
Nel 1506, poi, il pontefice Giulio II Della Rovere cacciò da Bologna Giovanni, colpendolo per giunta con la scomunica in quanto aveva usurpato il potere dei pontefici ed aveva emesso monete a proprio nome e con il suo ritratto non avendone il diritto.
Si tratta delle bellissime monete che alcuni attribuirono in passato alla zecca di Antegnate, ma per le quali non vi è alcun dubbio che siano state emesse a Bologna. In quella occasione il Bentivoglio emise anche un nuovo tipo di quattrino su cui era raffigurato san Giovanni.
Quattrino emesso alla fine del XV secolo con lo stemma Bentivoglio inquartato al dritto e san Giovanni al rovescio
Dopo essersi impadronito di Bologna il pontefice mise in atto una vera e propria “damnatio memoriae” per annullare il ricordo della Signoria e togliere ogni velleità ad eventuali nostalgici del passato governo. Uno dei provvedimenti attuati a questo scopo fu il tentativo di togliere dalla circolazione le monete che portavano lo stemma della famiglia e, in particolare, i quattrini che avevano una loro capillare diffusione presso il popolo minuto.
Così fu emesso un bando che vietava tutti i quattrini che non avessero il “cordone” (abbiamo visto era stato tolto dalle chiavi per far spazio allo stemma dei Bentivoglio). Per favorirne la sostituzione furono emessi dei nuovi quattrini con lo stemma del pontefice Giulio II e per distinguerli ancor meglio dalle ultime emissioni, san Petronio venne nuovamente raffigurato in piedi e non più seduto.
Quattrino della zecca di Bologna con stemma di Giulio II (1503-1513) al posto delle chiavi pontificie. Al rovescio san Petronio è raffigurato in piedi come nei quattrini della prima metà del Cinquecento
Tuttavia, questa innovazione non risultò gradita e, nel corso del secolo, i quattrini felsieni tornarono ad avere il santo seduto sino a quando non furono sostituiti da quelli di rame puro.
Quattrino bolognese della seconda metà del ‘500. Le chiavi pontificie non sono più legate dal classico“cordone”
Nella seconda metà del secolo gran parte dell’Europa, ed in particolare l’Italia, andò incontro ad un incremento dei prezzi, per quei tempi imponente. Ad esso fu in parte attribuita la crisi economica del territorio bolognese e l’impoverimento dei ceti più bassi (la città era letteralmente invasa da mendicanti!).
A sua volta, l’incremento dei prezzi fu attribuito ad un eccessivo afflusso di monete straniere di cattiva qualità, di mistura o tosate, che sostituivano quelle buone emesse a Bologna. I bandi si accanivano contro quelle di mistura, in particolare contro quelle che imitavano i quattrini locali.
Bando emesso il primo ottobre del 1591 che illustrava i nuovi quattrini che dovevano sostituire i vecchi, chiamati dal popolo “chiavarini”
Per riuscire ad eliminare tutte le monete straniere di lega d’argento bassa, ed in particolare quelle imitanti i quattrini bolognesi, fu deciso di emettere, dopo due secoli, un nuovo tipo di quattrino totalmente diverso dai precedenti e tale da non poter essere confuso con i vecchi.
Un bando del 1591 avvisava che avrebbero presentato su una faccia la scritta BONONIA e sull’altra il “Confalone di Santa Chiesa” (quella specie di grande ombrello con le chiavi decussate alla base, che in tempo di Sede Vacante sostituisce lo stemma del pontefice).
Quattrino emesso nel 1591. Il Corpus attribuisce questa moneta alla Sede Vacante di quell’anno. In realtà venne emesso nel corso del breve pontificato di Gregorio XIV (tra il 5 dicembre 1590 e il 16 ottobre 1591)
Alla fine del Cinquecento la svalutazione aveva ridotto a tal punto il valore del picciolo da un denaro che non venne più coniato come moneta (come è capitato negli ultimi anni di vita della lira che era talmente svalutata da essere scomparsa come moneta reale). Da quel momento il quattrino divenne la moneta più piccola in circolazione.
La nuova tipologia del quattrino ebbe una vita molto breve perché nel 1604 fu nuovamente cambiata assumendo con caratteristiche francamente autonome, cioè senza alcun segno esplicito del governo pontificio. Da un lato vi era il leone rampante, simbolo dell’autonomia cittadina, dall’altro la scritta BONONIA DOCET.
La causa di questa scelta è da ricercare in una disposizione impartita dal pontefice Clemente VIII secondo cui le monete della zecca di Bologna dovevano essere assolutamente impossibili da confondere con quelle coniate a Roma.
Per questo motivo, nel corso del suo pontificato, la zecca di Bologna emise alcune monete totalmente autonome, tra cui i quattrini. Dopo alcuni anni Paolo V Borghese pretese che le monete bolognesi tornassero ad avere i segni dell’autorità pontificia, ma ciò non si verificò per quelle di rame (quattrino e mezzo bolognino).
Primo quattrino di rame di tipo autonomo con il leone rampante al rovescio: è del 1604
Tutti i quattrini con il leone emessi dopo il 1604 presentano la data al dritto della moneta e non più sotto al leone vessillifero
Comunque, vi era anche un altro elemento che differenziava i quattrini bolognesi da quelli della zecca di Roma. Quelli emiliani continuarono ad avere un valore di due denari, cioè di un sesto del soldo bolognese (bolognino) mentre quelli di Roma, a partire dalla fine del Cinquecento, valevano un quinto del soldo romano (baiocco).
Dopo l’inizio del XVII secolo il bolognino fu portato allo stesso valore del baiocco, ma i quattrini restarono diversi. Poiché il quattrino bolognese era più piccolo del romano, veniva chiamato anche “quattrinello”. La nuova tipologia del leone rampante non fu modificata per quasi due secoli, sino al 1757, quando il governo pontificio di Roma ordinò alla zecca di Bologna di sospendere l’emissione di moneta di rame.
Nel 1778 riprese di nuovo l’emissione di quattrini bolognesi, ma la tipologia venne modificata sostituendo al leone rampante, simbolo dell’orgoglio e dell’autonomia cittadina, lo stemma del pontefice; evidentemente i tempi stavano cambiando. Solo nel 1795 venne emesso di nuovo un quattrino con il leone rampante.
Quattrino con lo stemma di Pio VI emesso a Bologna a partire dal 1778
Eccoci dunque al giugno del 1796 quando Napoleone Bonaparte entrò a Bologna al comando dell’armata francese e nel 1805 si proclamò re d’Italia. Fu un’epoca di grandi innovazioni e, tra l’altro, venne introdotto il sistema monetario decimale. Così, la moneta più piccola della circolazione non era più il quattrino bensì il centesimo.
Centesimo napoleonico coniato dalla zecca di Bologna nel 1808
La Restaurazione attuata dopo la sconfitta delle armate francesi nel 1815 riportò il governo pontificio a Bologna. Con esso tornò anche il vecchio sistema monetario in cui il quattrino era la moneta più piccola. Ma i tempi stavano per cambiare e il Risorgimento portò molte novità. L’ultimo quattrino pontificio fu coniato a Bologna nel 1854.
Ultimo quattrino pontificio emesso a Bologna a nome di Pio IX nel 1854
Il Regno d’Italia di Vittorio Emanuele II reintrodusse il sistema decimale nel 1860 e l’anno seguente fece chiudere per sempre la zecca bolognese; così, l’ultima moneta spicciola battuta a Bologna fu un centesimo che, tuttavia, non portava il nome di Vittorio Emanuele II. Infatti vennero inviati da Torino dei coni di un vecchio centesimo di Carlo felice con la data 1826. Essi si distinguevano da quelli che erano stati battuti in quella data perché non presentavano la lettera T o G che indicava le zecche di Torino o di Genova.
Il centesimo con coni di Carlo Felice del 1826 battuto a Bologna nel 1861
Il quattrino ha circolato a Bologna per quattro secoli e mezzo e, a metà Ottocento, era certamente la moneta più diffusa tra i ceti popolari a tal punto che ancor oggi, a distanza di oltre un secolo e mezzo dalla sua ultima emissione, in buone parte dell’Emilia è un sinonimo dialettale di danaro e dire che uno “ha dei quattrini” significa che è ricco. Evidentemente, ci siamo dimenticati che il quattrino era moneta da poveri, la più piccola in circolazione.