Nel 2004 la conferma di autenticità di un antoniniano rche faceva passare un usurpatore dalla leggenda alla storia

 

di Roberto Ganganelli | Gran Bretagna, aprile 2003: Brian Malin, uno dei numerosi treasure hunter inglesi, sta battendo per l’ennesima volta, con il suo metal detector, le campagne a una decina di miglia a sud-est  di Oxford.

All’improvviso, l’apparecchio sembra quasi impazzire e Malin inizia a scavare, con cautela, finché, sotto uno strato di terriccio, appare un vaso di terracotta dall’aria piuttosto malridotta; l’apparenza tuttavia, come spesso accade in questi casi, inganna, perché all’interno del contenitore, a conti fatti, verranno trovate oltre cinquemila monete imperiali romane.

Brian Malin, appassionato di ricerche archeologiche “fai da te” non crede ai propri occhi: ha finalmente scoperto un vero tesoro realizzando il sogno di una vita intera di ricerche.

L’eterno dilemma dello scopritore di un tesoro

A questo punto vi sarete già chiesti cos’abbia fatto, subito dopo, il fortunato cercatore; ebbene, invece di tenersi il gruzzolo o di metterlo sul mercato , magari dopo aver ripulito e restaurato le monete, il protagonista della nostra storia si reca da Christopher Howgego, curatore numismatico dell’Ashmolean Museum di Oxford.

Il tesoretto rinvenuto da Brian Malin prima di essere sottoposto alle analisi e ai restauri
Il tesoretto rinvenuto da Brian Malin prima di essere sottoposto alle analisi e ai restauri

Di fronte alla meraviglia del conservatore Brian Malin non chiede, come ci si potrebbe aspettare, “Quanto valgono le monete che ho trovato?” ma “Sono importanti storicamente?” e “Cosa possiamo scoprire di nuovo grazie ad esse?”.

Howgego, incredulo, convince Malin a depositare temporaneamente monete e contenitore presso il museo che si attiva per passare l’interessante ritrovamento ai laboratori londinesi del British Museum.

Questi provvederanno con tecniche adeguate alla separazione dei tondelli – saldati assieme a causa delle incrostazioni e del terriccio – e, naturalmente, al restauro e alla catalogazione degli esemplari.

Una moneta da osservare con attenzione

Secondo le prime ipotesi, il tesoretto sarebbe stato occultato nell’ultimo quarto del III secolo dopo Cristo; le monete appartengono al periodo 250-275, coprono un arco di cinque imperatori e costituiscono, per numero e qualità, un insieme di notevole interesse storico.

L’antoniniano a nome di Domitianus rinvenuto nel 2003 nell’Oxfordshire (mistura, 20 mm circa). Al D/ busto dell’imperatore, corazzato e con corona radiata, a destra e circondato dalla leggenda IMP(erator) C(aius) DOMITIANVS P(ius) F(elix) AVG(ustus)
L’antoniniano a nome di Domitianus rinvenuto nel 2003 nell’Oxfordshire (mistura, 20 mm circa). Al D/ busto dell’imperatore, corazzato e con corona radiata, a destra e circondato dalla leggenda IMP(erator) C(aius) DOMITIANVS P(ius) F(elix) AVG(ustus)

E’ a questo punto che si verifica una nuova, inattesa scoperta nella scoperta: tra gli esemplari ripuliti ne appare, infatti, uno che incuriosisce i ricercatori e che, ad un’analisi più attenta, si rivela nientemeno che un antoniniano a nome di un usurpatore incerto.

Si tratta del fantomatico imperatore Caius Domitianus (da non confondere col più celebre Domiziano, Titus Flavius Domitianus, rimasto sul trono di Roma dall’anno 81 al 96 e, in seguito, colpito da damnatio memoriae).

Caius Domitianus, chi era costui?

Ma chi era Domitianus, anzi Cauis Domitianus? Richard Abdy, curatore delle monete romane del British, non ha difficoltà a dichiarare: “Di lui, finora, si sapeva così poco che molti studiosi hanno a lungo dubitato perfino della sua esistenza anche perché, nelle fonti storiche, esistono soltanto alcune frammentarie e controverse citazioni nelle quali è presentato come un alto ufficiale dell’esercito romano, processato e punito per tradimento nei confronti dell’imperatore Aureliano”.

Qualcuno, in passato, si era però già spinto oltre ipotizzando che Domitianus avesse usurpato, nell’anno 271, il titolo imperiale arrivando a governare il cosiddetto “Impero delle Gallie”, una vasta area comprendente le attuali Francia, Spagna, Inghilterra e Germania e, addirittura, a battere monete.

L’antoniniano a nome di Domitianus rinvenuto nel 2003 nell’Oxfordshire (mistura, 20 mm circa). Al R/, la Concordia con patera nella destra e cornucopia nella sinistra, circondata dall’iscrizione CONCORDIA MILITVM
L’antoniniano a nome di Domitianus rinvenuto nel 2003 nell’Oxfordshire (mistura, 20 mm circa). Al R/, la Concordia con patera nella destra e cornucopia nella sinistra, circondata dall’iscrizione CONCORDIA MILITVM

Ad avvalorare questa tesi, all’inizio del secolo scorso, era stato un ritrovamento, ad Haute-Goulaine, presso Nantes, di un esemplare a suo nome, simile a quello dell’Oxfordshire.

Guardata da alcuni con sospetto, la monetina venne bollata dagli studiosi dell’epoca da più parti come un falso costruito ad arte per avvalorare la leggenda del fantomatico pretendente al trono imperiale.

Un nuovo tassello nella storia imperiale romana

Nel 2004, l’esemplare rinvenuto da Brian Malin nella campagna inglese permette agli studiosi di storia romana e di numismatica imperiale di collocare al giusto posto una tessera di quel maestoso mosaico che è la secolare storia di Roma, del suo immenso potere e della sua complessa monetazione. E di annunciare la scoperta al mondo intro.

Innanzi tutto, possiamo affermare che Caius Domitianus è realmente esistito e che, nel turbolento periodo tra la fine del regno di Gallieno (Publius Licinius Egnatius Gallienus, 253-268) e l’inizio del regno di Aureliano (Lucius Domitius Aurelianus, 270-275), per un certo periodo (c’è chi dice appena quattro giorni, altri sostengono per circa due anni) da generale dell’esercito si impadronì del titolo di imperatore per finire, poi, giustiziato come altri usurpatori prima e dopo di lui.

L’esemplare rinvenuto nel 2003, inoltre, a parere dei più eminenti studiosi, è certamente autentico, soprattutto per l’assoluta integrità del contesto di rinvenimento; inoltre, la sostanziale aderenza iconografica, metrica e ponderale con l’esemplare rinvenuto in Francia conferma che anche quello ritrovato nel 1900 era genuino.

Un po’ di storia dell’Impero delle Gallie

I due antoniniani rientrano nella monetazione di quello che gli inglesi chiamano Gallic empire e i francesi Empire gaulois, un’entità nata, all’interno dell’Impero romano, dalla ribellione delle legioni dopo la disfatta dell’imperatore Valeriano (Publius Licinius Valerianus, 253-260) che, catturato dai Parti nel 259, venne umiliato dal Shapur I e, dopo esser stato torturato e ucciso, finì impagliato ed nel tempio di Zoroastro.

A Valeriano succedettero Postumo (Marcus Cassianius Latinius Postumus, 260-269), Vittorino (Marcus Piavonius Victorinus, 296-271), quindi l’usurpatore della Gallia Leliano (Ulpius Cornelius Laelianus, metà del 269), l’altro usurpatore Mario (Marcus Auelius Marius, metà 269) e i due, padre e figlio, conosciuti coi nomi di Tetrico I e Tetrico II (entrambi Caius Pius Eusuvius Tetricus, 271-274 e 273-274).

Altri usurpatori, nel frattempo, apparivano e scomparivano come meteore in varie regioni dell’impero, acclamati dalle legioni e, nella stragrande maggioranza dei casi, assassinati nel volgere di qualche mese dal momento della loro elezione.

Nella cronologia e nella monetazione di questo turbolento periodo della storia romana si inserisce, a questo punto, grazie al ritrovamento del 2003, anche il ribelle Domitianus la durata e le vicende del cui “impero”, tuttavia, non è sono state ancora chiarite come non sappiamo, del resto, se egli abbia fatto coniare altri tipi di moneta.

L’antoniniano dell’usurpatore “sotto la lente”

L’antoniniano a nome di Domitianus, battuto in mistura per un diametro di circa 20 millimetri, mostra al dritto il ritratto dell’imperatore, corazzato e con corona radiata, rivolto a destra e circondato dalla leggenda IMP C DOMITIANVS P F AVG mentre, al rovescio, è raffigurata la Concordia che regge la patera nella destra e sostiene la cornucopia nella sinistra, circondata dall’iscrizione CONCORDIA MILITVM, allusiva al fatto che l’imperatore era salito al potere grazie all’appoggio dell’esercito.

Secondo il Roman Imperial Coinage, la foggia del busto corazzato farebbe pensare a Colonia (la cosiddetta atelier 2 che affiancava la zecca di Trèves, indicata con il nome di atelier 1) come officina di produzione dell’esemplare che, peraltro, mostra nel ritratto una notevole e, per certi versi, inspiegabile somiglianza con gli antoniniani di Tetrico I (271-274).

 Il British Museum di Londra, sede della più importante raccolta numismatica del Regno Unito
Il British Museum di Londra, sede della più importante raccolta numismatica del Regno Unito

Ancora una volta, la moneta scrive la Storia

Confuse nella  massa circolante nelle province dell’Impero, dunque, le due monetine a nome di Domitianus riuscirono a svolgere il proprio ruolo economico e propagandistico varcando, in un caso, la Manica e giungendo dall’Europa continentale nel cuore della ricca Britannia.

Non è poi da escludere, che esistano ulteriori esemplari a nome di Caius Domitianus in collezioni pubbliche e private ma che nessuno, finora, vi abbia fatto caso: a questo scopo, il British Museum ha invitato i collezionisti di monete appartenenti imperiali a segnalare gli esemplari incerti.

Antoniniano a nome di Tetrico I (mistura, mm 20). Al D/ busto dell’imperatore con leggenda IMP C(aesar) TETRICVS P(ius) F(elix) AVG(ustus). Al R/  una Vittoria con corona nella destra e ramo di palma nella sinistra, con leggenda VICTORIA AVG(usti)
Antoniniano a nome di Tetrico I (mistura, mm 20). Al D/ busto dell’imperatore con leggenda IMP C(aesar) TETRICVS P(ius) F(elix) AVG(ustus). Al R/  una Vittoria con corona nella destra e ramo di palma nella sinistra, con leggenda VICTORIA AVG(usti)

In questo modo Domitianus, imperatore svanito nel nulla per oltre diciassette secoli, grazie alla numismatica e perché no, ad un po’ di fortuna, è riemerso dalle nebbie della leggenda e del mito per riprendere il proprio posto nella storia.

Quindici anni sono passati da quel breve articolo online pubblicato nel sito della BBC che potete rileggere qui.