Al concorso BCE parteciparono validi artisti ma, a parte quelle di Kalina, le altre rimasero solo idee per euro banconote che non videro mai la luce
di Roberto Ganganelli | Correva il 2003, la moneta unica era divenuta realtà corrente da poco più di un anno e la BCE decideva, per volere del suo primo presidente Wim Duisenberg (1935-2005), di realizzare qualcosa che rendesse noto al grande pubblico uno dei retroscena meno conosciuti nella storia dell’euro.
Un elegante volume in inglese diede così la possibilità – in realtà a pochi fortunati – di ammirare tutte le serie di bozzetti tra i quali, il 13 dicembre del 1996, vennero scelti e svelati i sette che diedero vita la prima serie di euro banconote, da poco andata in pensione con l’abolizione del taglio da 500 e l’introduzione dei nuovi 100 e 200 euro serie Europa.
Sette banconote su epoche storiche e architetture
Sul tema Epoche storiche e stili architettonici in Europa si espressero numerosi artisti giudicati da una Commissione formata da esperti di tutti i paesi e che, per l’Italia, era rappresentata da Guido Crapanzano, consulente della Banca d’Italia e profondo conoscitore della storia della cartamoneta.
Oggi, quelle serie sono visibili a tutti online in un sito che potere raggiungere cliccando qui (CoinsWorld.eu) ed è davvero affascinante poter ammirare quelle “euro banconote che non videro mai la luce”, specchio di stili artistici e scuole diverse tra loro, alcune impostate su canoni classici ed altre modernissime ma tutte accomunate dall’intenzione di dare, dell’Europa, un’immagine in filigrana.
Savini e Pino, due maestri italiani in lizza per l’Europa
Per l’Italia riuscì a partecipare innanzi tutto Guglielmo Savini, scomparso poi nel 2001, che presentò sette elegantissimi tagli raffiguranti capolavori come l’atleta di Lisippo o un ritratto di giovane gentiluomo di Simon Vouet per riservare il taglio da 500 euro al volto di un bambino come simbolo del presente e del futuro.
Anche Giovanni Pino, altro valente bozzettista nostrano non nuovo all’arte della banconote, presentò una proposta basata su elementi architettonici – come prevedeva il bando – e su ritratti umani di varie epoche scelti fra opere notissime e meno conosciute della storia dell’arte. Il tutto, anche in questo caso, per concludere con un ritratto di bambino che suscitò i malumori di parte della giuria quando si seppe che si trattava del nipotino dell’autore.
Proposte fra tradizione e innovazione
Fra le altre proposte scartate dalla giuria, quella dell’irlandese Robert Ballagh mostrava chiaramente l’influenza della monetazione metallica dell’Eire, basandosi infatti su animali: dalla lumaca alla civetta, dalle api alla lucertola anfibia.
Tutte verticali – e sarebbe stata una grande rivoluzione – le banconote progettate dal tedesco Reinhold Gerstetter: due serie di cui una graficamente più classica ed una caratterizzata da scomposizioni geometriche e da un tocco di astrattismo.
Piuttosto antiquata, invece, ci appare la prima serie di bozzetti proposta dall’artista portoghese Luís Felipe de Abreu mentre la seconda – basata solo sui valori facciali e pochi simboli – riecheggia le “banconote del monopoli” tanto citate anche in questi giorni.
Euro come marco 2.0: fu più di un’idea?
Coloratissima (e ricca di citazioni numismatiche) la proposta dell’olandese Jaap Drupsteen, mentre quella del tedesco Johann Müller appare chiaramente ispirata dall’ultima serie di banconote denominata in marchi, con ritratti dai colori piuttosto spenti e un aspetto complessivo quanto meno “severo”.
Un modo, secondo alcuni, di “pilotare” la valuta europea verso una “filiazione” anche stilistica dalla moneta della Repubblica Federale Tedesca, locomotiva d’Europa e nazione determinante nella costituzione dell’euro.
Tanti italiani in gara, ma alla fine la spunta l’Austria
Niente a che vedere con la serie – tutta basata su grafiche moderne e un impianto astrattista – messa in lizza da parte dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, altra presenza in concorso per il nostro paese che vide anche la partecipazione di un altro artista, Renato Manfredi, il quale proposte sette disegni di ottimo livello, abbellisti da magnifici ritratti.
Proprio quei ritratti che, considerati dalla maggioranza della Commissione giudicatrice come troppo riconducibili a singoli paesi, vennero scartati fino a decretare la vittoria dell’austriaco Robert Kalina, classe 1955, che si impose con i sette tagli puramente architettonici che ben conosciamo.
Una scelta “al ribasso” secondo alcuni, un “minimo comune denominatore” all’insegna del politically correct secondo altri; sta di fatto che, almeno nel lontano 2002, quelle banconote suscitarono ovunque nell’Eurozona entusiasmo, curiosità e crearono, almeno per un po’, un interesse prima mai visto per il collezionismo di moneta cartacea.