La notizia della morte di papa Francesco, il pontefice che si era autodefinito alla sua elezione “arrivato quasi dalla fine del mondo” è stata diffusa dal Vaticano ieri mattina. Sua santità si è spento alle 7.35 di lunedì 21 aprile dopo che nel giorno di Pasqua era riapparso in pubblico, provato ma sorridente nonostante i suoi 88 anni e il lungo ricovero al Policlinico Gemelli durante il quale si era temuto più volte per la sua vita.
Il primo gesuita sul soglio pontificio
Se n’è andato appena dopo il culmine liturgico di quell’Anno Santo che aveva preparato con cura, sotto il segno del cammino della speranza cristiana, in quella Casa Santa Marta che, da gesuita rivoluzionario e mite, aveva scelto fin dall’inizio come residenza al posto dell’appartamento papale nei palazzi apostolici.
Papa Francesco ritratto sulla moneta da un euro nel 2015, modellato da Patrizio Daniele: tre furono le versioni del volto del pontefice usate sulle monete divisionali del 2014-2016
Era nato a Buenos Aires il 17 dicembre del 1936 da una famiglia emigrata dall’Italia, dal Piemonte, e fin dalla sua elezione al soglio pontificio, il 13 aprile del 2013, lo abbiamo seguito da quello speciale punto di vista è la monetazione, espressione certo di sovranità ma, nel suo caso, soprattutto un modo ulteriore per parlare alla gente di Cristo e del suo messaggio, lasciando che la figura del papa passasse in secondo piano.
Una rivoluzione, niente più ritratti sulle monete
Dopo appena poche emissioni celebrative e tre serie annuali, quelle del 2014, 2015 e 2016, papa Francesco volle infatti che il suo ritratto non apparisse più né sulle monete di circolazione né sulle commemorative del Vaticano, lasciando che fosse il soltanto suo stemma a campeggiare sul dritto delle coniazioni dello Stato della Città del Vaticano.
Ruppe così una consuetudine plurisecolare, mettendo al bando il “potere commerciale” del suo volto e della sua figura lasciando che fossero allegorie, opere d’arte, scene evangeliche e le iconografie dei santi, del Cristo, della Vergine Maria e perfino di tanti pontefici del passato – a iniziare da Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, da lui canonizzati nel 2014 – a incarnare il percorso della fede e le azioni della Chiesa universale sulle coniazioni della Zecca del Vaticano.
Ritratto di papa Bergoglio opera di Luigi Oldani, per gentile concessione dell’artista che è anche autore del ritratto nell’immagine di apertura e di varie monete vaticane di Francesco
Lasciò all’emblema dei Gesuiti, l’ordine del quale aveva vestito l’abito a ventidue anni, e al motto MISERANDO ATQUE ELIGENDO il compito di identificarlo. Tratte dalle Omelie di san Beda il Venerabile, quelle parole si riferiscono all’episodio evangelico della vocazione di san Matteo: “Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con misericordia e lo scelse”. Alla misericordia, papa Francesco volle non a caso dedicare nel 2016 un Anno Santo straordinario, ben prima di indire quello “canonico” in fase di svolgimento nel 2025.
Sulla vita di papa Francesco si è già scritto molto, e tanto verrà scritto in questo periodo di Sede Vacante appena iniziata, durante e il conclave e anche dopo il momento in cui, come accade da secoli, dalla Loggia delle Benedizioni in San Pietro non si affaccerà il cardinale protodiacono per annunciare, con le parole “Habemus Papam”, il nome del 267° vescovo di Roma.
Di profilo, ma sempre sorridente, papa Francesco apparve una delle primissime volte in moneta nel 2013, appena eletto: a modellarne il volto fu l’artista Orietta Rossi
Migranti e bambini, pace e giustizia sociale
Di papa Bergoglio ci restano il fraterno rapporto con Benedetto XIV, altro rivoluzionario della Chiesa con le sue dimissioni, e ci restano infinite immagini di forza e di semplicità – come la preghiera solitaria durante il Covid, in piazza San Pietro -, i fuori programma durante le udienze e quegli appelli, sempre ripetuti e purtroppo inascoltati, alla pace in Ucraina come a Gaza e negli altri luoghi del mondo in cui regnano la guerra e la negazione dei diritti umani.
Diritti umani che, se violati, papa Francesco vedeva come una colpa particolarmente grave quando a farne le spese fossero migranti – lui, che di migranti era figlio – e bambini, che sono il futuro del mondo.
Ci restano poi i tanti moniti ad una maggiore giustizia sociale, al rispetto del creato – o semplicemente del pianeta, per quanti non credono in Dio – e soprattutto al valore dell’essere umano. E ci rimangono i sorrisi, spontanei perfino nei rari ritratti apparsi sulle monete del Vaticano.