Oggi, 25 aprile 2025, sono ottant’anni da quel giorno del 1945 in cui – era un mercoledì – la città di Milano grazie al CLN, il Comitato di Liberazione Alta Italia (principale organizzazione clandestina della Resistenza) veniva liberata. Entro breve, tutto il paese sarebbe stato libero, e in preda ad una euforia fragile quanto le case pericolanti lasciate in piedi per miracolo dai bombardamenti.
Quanto fossero stati anche difficili gli anni precedenti, per il nostro paese, lo dimostrano i fatti: la caduta di Mussolini il 25 luglio 1943, l’armistizio dell’8 settembre, quella dolorosa spaccatura dell’Italia in due con Salò e l’occupazione nazifascista nel Nord e nel Centro, al Sud le macerie del Regno sabaudo con il re in fuga, le deportazioni di ebrei e forza lavoro verso la Germania, le centinaia di migliaia di militari rimasti fuori dai confini e prigionieri. E poi gli sbarchi in Sicilia e nel Lazio, la faticosa avanzata degli Alleati, la nascita delle organizzazioni partigiane, le rappresaglie e le stragi nazifasciste.
La prima pagina del 25 aprile 1945 de Il Popolo, quotidiano della Democrazia Cristiana
Anche la moneta, col suo essere segno formidabile della storia e dei popoli, testimonia la situazione italiana di allora: nel 1944 e nel 1945, infatti, nessuna coniazione uscì dalle presse della zecca di Roma. Furono due drammatici anni senza moneta, ma non tanto per mancanza di metalli, quando per la forte crisi che vide la lira sprofondare nel baratro della svalutazione impoverendo ancor di più la maggior parte della popolazione.
A coniare di nuovo monete iniziò a pensarci solo il governo della Luogotenenza con il principe Umberto rimasto a Roma a tentare di salvare la Corona e a mediare con le forze democratiche che, in un modo o nell’altro, era ormai palese che avrebbero preso in mano l’Italia alla fine del conflitto. Quella fine arrivò, per l’appunto, il 25 aprile del 1945 con la Liberazione; poco più di un anno dopo, il 9 maggio 1946, Vittorio Emanuele III avrebbe abdicato a favore del figlio nel tentativo di salvare la monarchia.
La lira e le due lire 1946: le prime monete della Repubblica nate in periodo di Luogotenenza
Nacquero in quei primi mesi del 1946 le prime monete della nuova Italia che, per l’appunto, quel nome portavano – ITALIA, e non REGNO o REPUBBLICA – in attesa dei risultati del referendum del 2 giugno. Le modellò Giuseppe Romagnoli, lo stesso autore di tante monete del Regno e di tutta la serie Impero, emessa dal 1936 al 1943 e “apoteosi numismatica” del regime di Mussolini.
Sui rovesci i frutti della terra – l’arancia e la spiga, il grappolo d’uva e il ramo d’ulivo – da cui si sarebbe dovuti ripartire per creare un paese nuovo, ricostruirlo su altre basi lontane dagli estremismi delle ideologie, sanare le ferite visibili e quelle invisibili. Sui dritti, anche questi rassicuranti e così diversi dalle monete imperiali mussoliniane, una giovane ragazza ornata di spighe, novella Cerere, un operoso agricoltore, una donna con la torcia della libertà ritrovata, un pegaso in volo.
Le 5 e 10 lire della prima serie postbellica italiana modellate da Giuseppe Romagnoli
Monete bellissime ma leggere, come il loro potere d’acquisto in un paese distrutto; monete in italma che avrebbero visto la luce, e sarebbero circolate nelle tasche degli italiani, dal 1946 al 1950 portando per la prima volta il nome di quella REPUBBLICA ITALIANA, ancora fragile, che dal 25 aprile 1945 aveva tratto la sua origine.
Quella che sarebbe stata da allora “la Liberazione”, una delle poche feste nazionali rimaste nel calendario degli italiani ancora oggi, venne istituita con il Decreto legislativo luogotenenziale n. 185 del 22 aprile 1946 firmato Umberto di Savoia. Quello stesso che da “re di maggio” il 13 giugno 1946, dopo i risultati del referendum, sarebbe volato in esilio a Cascais senza abdicare e non avrebbe mai avuto alcuna moneta a suo nome.