Torna all’asta da Art-Rite (lotto numero 88 dell’incanto 99) in sala e live del 13 marzo, il doppio carlino del Bonzagni (Muntoni 9) inciso da questo grande artista del bulino per papa Giulio III (Giovanni Maria Ciocchi del Monte,1550-1555).

Coniata a Roma, questa moneta di estrema rarità merita un approfondimento sia per la sua indubbia bellezza (si noti la patina iridescente che valorizza le raffinate impronte) che per la sua storia e il suo pedigree dal momento che proviene dall’asta Bank Leu 36 del 1985 (Collezione Cappelli, lotto 694).

Giulio III Ciocchi Del Monte ritratto nel 1550 da Girolamo Siciolante da Sermoneta

Iniziamo con qualche parola sull’autore dei coni: appartenente a una famiglia di orefici incisori, Gian Federico Bonzaghi (Parma 1508 – Roma 1588), detto “il Parmense” era figlio di Gianfrancesco, addetto alla zecca di Parma sin dal 1522. Nel 1554 raggiunse il fratello Giacomo a Roma e grazie al suo talento divenne uno dei principali incisori del XVI secolo.

La sua carriera da medaglista fu proficua: si stima che tra il 1547 e il 1575 incise oltre 70 medaglie realizzate per tutti i papi da Paolo III a Gregorio XIII, nonchè per Alessandro Farnese, Pier Luigi Farnese ed altri importanti personaggi del tempo.

Medaglia di Gian Federico Bonzagni per Giulio III (riconio del XVIII secolo): al rovescio il progetto della facciata di San Pietro opera di Antonio da Sangallo

Tutte le sue medaglie sono di modulo piccolo ma raffinatissime e rappresentano secondo alcuni gli ultimi bagliori di un’arte della medaglistica che inizia a mostrare segni di decadenza. Lo stesso artista ebbe, nel 1570, di realizzare le matrici per le bolle papali ma è sul doppio carlino del Bonagni che vogliamo soffermarci dal momento che questa moneta rappresenta una sintesi perfetta della cultura rinascimentale nella sua piena maturità.

Il bel ritratto di papa Giulio III Ciocchi Del Monte sul dritto del doppio carlino del Bonzagni coniato poco dopo la metà del XVI secolo

Di rinascimentale c’è sicuramente il ritratto di papa Ciocchi Del Monte, volto a sinistra, mentre è una magnifica citazione della monetazione classica, romana in particolare, quella personificazione della Concordia seduta in trono, con patera e cornucopia e con, ai suoi piedi, un altare con una fiamma accesa. Perché, ci chiediamo tuttavia, sul doppio carlino del Bonzagni appare questo elemento non associato usualmente alla Concordia dei Romani?

La Concordia con patera e cornucopia sembra spegnere le fiamme che ardono sull’altare sacrificale nella parte sinistra della raffigurazione

A proposito, i testi indicano la personificazione come quella dell’Abbondanza, ma sono in errore dal momento che in epoca romana anche la Concordia – spirito dell’armonia della comunità – era raffigurata, anche in moneta, con patera e cornucopia. La patera protesa verso l’altare sacrificale, poi, è inclinata quasi a dirci che il suo contenuto è destinato a cadere sulle fiamme per spegnerle.

Le fiamme che la Concordia spegne sul rovescio del doppio carlino del Bonzagni in asta Art-Rite (leggi qui l’anteprima dell’incanto) potrebbero essere quelle dello scontro diplomatico e militare tra papa Giulio III e il potente Ottavio Farnese (1524-1586), secondo duca di Parma, Piacenza e Castro. La legenda CONCORDIA ALMA ROMA è naturale conseguenza e completamento del messaggio propagandaistico della moneta.

Aureo di Octacilia Severa augusta coniato sotto Filippo I l’Arabo a Roma nel 146-247: al rovescio la personificazione della Concordia con la patera e la cornucopia

Il papa, infatti, era stato trascinato dall’imperatore Carlo V nella guerra contro Ottavio Farnese, alleato dei Francesi, ma quando si rese conto che il conflitto stava assumendo impreviste proporzioni (dato che dietro il re di Francia si muoveva anche il sultano di Costantinopoli), il 29 aprile del 1552 firmò senza indugiare una tregua di due anni con il Farnese al quale riconobbe pieni diritti sulla città e il territorio di Parma.

A ridosso di quella data potremmo datare il doppio carlino del Bonzagni, piccolo capolavoro incisorio del Rinascimento italiano. E se volete approfondire un’altra curiosa moneta di papa Giulio III che parla di abbondanza e carestia, vi basta cliccare qui.