Mentre non si hanno ancora notizie sull’apertura dell’esposizione dedicata al tesoro di Como (che già nel 2020 veniva annunciato come “presto visibile al pubblico”, leggete qui), la vicenda dei mille solidi scoperti sotto le fondamenta dell’ex Teatro Cressoni, in Via Diaz 18, fa ancora discutere.
Sì, perché come scrive Stefano Ferrari su La Provincia di Como (leggete qui): “Pensiero un po’ scontato ma incontrovertibile: quando c’è da riscuotere lo Stato è puntualissimo, quando invece gli tocca pagare allora scompare. Chiedere, per credere, ai malcapitati scopritori delle celebre monete romane di via Diaz, che in questi giorni hanno incassato l’ennesimo (e definitivo?) parere favorevole di un ennesimo tribunale (il Consiglio di Stato) e che dal 2018 aspettano di incassare anche il premio previsto per gli scopritori di beni archeologici, che la legge quantifica in un una dote non superiore al 25% del valore del ritrovamento”.
Correva l’anno 2018 quando, durante la riqualificazione dell ex Teatro Cressoni a Como, avvenne una delle scoperte numismatiche più importanti in Italia degli ultimi decenni
I rinvenitori in questione rispondono al nome di Officine Immobiliari – la società che effettuò scavi e ritrovamento – e, secondo gli esperti numismatici da loro incaricati di una valutazione, le monete del tesoro di Como varrebbero sul mercato tra i 9 e gli 11 milioni di euro, mentre dal Ministero della Cultura si sono sentiti rispondere che “siccome, pur potendolo fare, il Ministero per prassi non vende mai i suoi beni, allora le monete avrebbero valore commerciale pari a zero”.
“Inutile bussare al Ministero della Cultura. Da mesi – continua l’articolo di Stefano Ferrari – non risponde più nessuno; non alle telefonate, non alle pec, non alle richieste di appuntamento, zero, spariti tutti, silenzio tombale”. Eppure, prima che arrivassero le sentenze di Tar e Consiglio di Stato (leggi qui), lo stesso MiC era arrivato a ipotizzare un premio di 270 mila euro ai rinvenitori (quantificando il valore del tesoro di Como in circa 4 milioni di euro).
E’ ancora un miraggio l’allestimento del tesoro di Como nel Complesso delle Orfanelle: questa una simulazione digitale di come dovrebbe apparire una volta aperto al pubblico
Veniamo inoltre a sapere che Officine Immobiliari, nell’operazione, ha impegnato una cifra notevole per consentire la prosecuzione degli scavi archeologici all’ex Teatro Cressoni e permettere alla Soprintendenza di eseguire le operazioni necessarie: circa 400 mila euro di spese, compresi i fondi necessari a “sponsorizzare” i successivi studi condotti sulle monete.
Dal Ministero, sottolinea l’avvocato Oliver Pucillo Furer, socio e legale di Officine Immobiliari – si è arrivati “a sostenere che l’indagine archeologica che abbiamo completato in Via Diaz era in realtà necessaria per completare i lavori edili progettati, quando la verità è che la ricerca si estese su un’area di oltre 600 metri quadrati senza nessuna necessità progettuale, se non quella di offrire agli studiosi l’occasione e la possibilità di completare la loro indagine”.