Un secolo fa circa, l’Europa e il mondo assiste al dramma dell’iperinflazione tedesca. Costretta a pesantissimi risarcimenti di guerra dopo la sconfitta del 1918, sancita prima dall’armistizio di Rethondes dell’11 novembre (firmato da Matthias Erzberger in un vagone ferroviario in mezzo alla foresta francese) e quindi dal Trattato di Versailles del 28 giugno 1919, la giovane Repubblica di Weimar si trova presto ad affrontare una crisi economico finanziaria senza precedenti.

Il risarcimento di 132 miliardi di marchi oro, da riconoscere ai paesi vincitori (principalmente Francia, Belgio, Regno Unito, Italia e stati minori, oltre a ristori territoriali), era apparso da subito smisurato ed insostenibile per la Germania.

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Un’interminabile coda per l’acquisto del pane, immagine simbolica della profonda crisi economica vissuta dalla Germania nei primi anni Venti

Nel giro di pochi anni il governo è costretto a stampare cartamoneta in quantità sempre maggiori per far fronte alle necessità innescando quella che passerà alla storia come “iperinflazione tedesca”. Una scelta puramente ed inevitabilmente inflazionistica che in appena due anni, tra il 1921 e il 1923, porta ad una clamorosa svalutazione del marco. Nel gennaio 1923, poi, ad aggravare definitivamente la situazione costringendo il governo tedesco a stampare altra moneta e a far decollare senza freni l’inflazione in Germania, ecco l’invasione della Ruhr, il distretto carbonifero occidentale, da parte degli eserciti di Francia e Belgio.

Il momento è drammatico e a memoria di quei mesi terribili non esiste solo un’enorme massa di banconote con tanti zeri e un’altrettanto sterminata quantità di notgeld, ma anche una ricca produzione di medaglie che “fotografano” l’impennata esponenziale che subisce il costo di alcuni prodotti presi come campione significativo.

La prima medaglia che scandisce il “calendario” dell’iperinflazione tedesca riporta i prezzi di alcuni beni di consumo nel febbraio del 1923

Celebre, tra le medaglie che ricordano l’iperinflazione tedesca, è la serie dell’incisore Friedrich Wilhelm Hörnlein, nato in Turingia e morto nel bombardamento di Dresda del febbraio 1945. La serie si compone di (almeno) cinque medaglie che immortalano il prezzo di mezzo chilo (un Pf, ossia un pfund, o libbra, corrisponde a 0,45 kg) di farina, di mezzo chilo di carne, di due chili di pane e di un bicchiere (un Gl, per un gläser) di birra nel corso dei mesi, da febbraio a novembre.

Le medaglie, in bronzo e con un diametro di 38 millimetri (peso 23 grammi), su una faccia – nel cui esergo l’autore appone la sua firma a fianco di un teschio – rappresentano una scena di profonda disperazione: due anziani, in ginocchio, piangono e pregano. Al rovescio, al centro un “monumento di Sassonia” non meglio identificabile con, appunto, i prezzi dei prodotti indicati e l’iscrizione in alto “1923 – a febbraio (luglio, agosto, ottobre e novembre) costa”.

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I successivi quattro rovesci della medaglia riportano i prezzi nei mesi di luglio, agosto, ottobre e novembre 1923: un bicchiere di birra, in pochi mesi, passa da 600 marchi a 450 miliardi di marchi

Prendendo a riferimento il bicchiere di birra, si passa dunque dai 600 marchi di febbraio ai 450 miliardi di marchi del novembre 1923. Nel giro di dieci mesi l’iperinflazione tedesca fa diventare le banconote carta staccia, il potere di acquisto dei tedeschi crolla, l’economia ed il morale della popolazione sono a pezzi. Le medaglie, prodotte certamente nei mesi o anni successivi, furono coniate nella zecca di Muldenhutten, nei pressi di Friburgo in Sassonia. Di queste medaglie a firma di Friedrich Wilhelm Hörnlein sono noti anche pochissimi esemplari in argento e delle prove in bronzo dorato, di rara apparizione sul mercato.

Nel novembre 1923 il governo guidato da Gustav Stresemann introduce il Rentenmark, valuta di transizione il cui controvalore non è basato sull’oro ma sui beni immobiliari, agricoli ed industriali. Nel momento della sua introduzione un Rentenmark vale un trilione di marchi cartacei. Il controllo delle banconote stampate e il Piano Dawes del gennaio 1924 che apre ai prestiti statunitensi alla Germania, bloccano l’iperinflazione tedesca. Nell’agosto 1924 il Rentenmark viene a sua volta sostituito dal Reichsmark, che rimarrà in vigore sino al 1948. Una “finta moneta” salva insomma l’economia tedesca.

Banconota da un Rentenmark emessa nel novembre 1923 per tentare di arginare l’iperinflazione tedesca che aveva ridotto il marco a carta straccia

Come detto, le testimonianze in medaglia del periodo dell’iperinflazione tedesca sono molte. Se ne propone un’altra, del 1925, in alluminio probabilmente dello stesso Hörnlein. “Il lavoro è la roccia su cui si costruisce la Chiesa del futuro” e sulla faccia opposta, attorno al costo dei beni l’iscrizione “In memoria del periodo peggiore della Germania. Ricordalo” e ancora “Tre milioni di disoccupati”.

Vale la pena ricordare che Friedrich Wilhelm Hörnlein firmò anche quella che è ritenuta la moneta più rara dell’Impero tedesco: i 3 marchi di Sassonia, del 1917, in onore di Federico “il Saggio” (principe elettore protestante) per i quattro secoli dalla Riforma protestante. Un conio in argento che ha una tiratura di appena cento esemplari, la metà dei quali venne immediatamente fusa. Di questa moneta Cronaca Numismatica ha raccontato nel luglio 2021 (approfondisci qui).

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La medaglia del 1925 (alluminio, 38 millimetri) che ricorda “il periodo peggiore della Germania”, quello vissuto subito dopo la fine della Prima guerra mondiale

Superata la crisi del 1923, la Germania venne poi travolta da quella del 1929 “importata” dagli Stati Uniti. Questi due drammatici momenti economico finanziari, uniti al sentimento dei tedeschi della “pugnalata alla schiena” (parte della popolazione non aveva accettato l’armistizio del 1918 non ritenendosi né sconfitta né invasa da eserciti stranieri), avrebbero poi costituito l’humus ideale per la comparsa del nazionalsocialismo.