di Antonio Castellani | Sette drappi multicolori collocati sulla facciata della Basilica di San Pietro mostrano al mondo i volti di coloro che hanno incarnato, la mattina di domenica 15 ottobre, i volti nuovi della santità cristiana, conquistata con il sì a Dio, con il lasciare tutto per seguirlo, con un cuore libero che ama il Signore, un cuore gioioso “di cui oggi – spiega papa Francesco nell’omelia della Messa di canonizzazione – c’è grande bisogno”.
Il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, davanti al papa e ai 70 mila fedeli presenti, ricorda le principali tappe della vita dei nuovi santi, a partire da Paolo VI, beatificato proprio da Francesco. Un pontefice recente, papa che raccolse la non semplice eredità conciliare aperta da Giovanni XXIII e che rimase sul soglio di Pietro dal 1963 al 1978.
Scrive Alberto Chiara su Famiglia Cristiana dello scorso 5 agosto: “Il 6 agosto 1978 era una domenica. A Castel Gandolfo, nella dimora estiva dei pontefici, l’orologio segnava le 21.40. Giovanni Battista Montini, Paolo VI, il 262° successore di Pietro, si spense come aveva desiderato: lontano dai riflettori e dalle veglie di popolo che avevano accompagnato l’agonia di Angelo Roncalli, Giovanni XXIII, e che più in là, negli anni, avrebbero segnato le ultime ore di Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II. […]. Paolo VI morì in un giorno particolare, carico di significato simbolico, quello della Trasfigurazione: una festa che lui amava al punto da averla scelta, nel 1964, per pubblicare la sua prima enciclica, l’Ecclesiam Suam.
Strano destino, quello di Paolo VI. E’ stato prima criticato, poi contestato e infine semplicemente dimenticato, messo da parte senza tanti complimenti, bollato con definizioni particolarmente graffianti: ‘il papa del dubbio’, ‘Amleto’, ‘Paolo Mesto’”. Riguardando oggi la sua figura con il rigore degli storici, Paolo VI risulta essere stato ben altro. Fu il primo papa del Novecento a varcare i confini italiani. Dopo 2000 anni fece sì che Pietro tornasse in Terra Santa. Viaggiò in Africa, America, Oceania e Australia, Asia, fin quasi alle porte della Cina. Fu il primo pontefice a tenere un discorso alle Nazioni Unite […]. Giovanni Battista Montini fu perfino il primo papa vittima di un attentato, in diretta Tv. Accadde nelle Filippine, a Manila, nel novembre 1970: Paolo VI scampò alla coltellata del pittore boliviano Benjamin Mendoza, che per altro lo ferì, soltanto grazie alla prontezza del suo segretario, don Pasquale Macchi, che spinse di lato l’attentatore. Paolo VI ha ‘traghettato nel mondo’ la Chiesa uscita dal Concilio. Ha dialogato con la modernità senza fuggirla o condannarla a priori”.
Abbastanza perché, oltre alla gloria degli altari, a questo pontefice venisse tributato anche l’omaggio di una moneta da 5 euro in argento proof modellata dal giovane ma già affermato artista Patrizio Daniele e battuta su conii incisi da Silvia Petrassi per il Poligrafico e Zecca dello Stato italiano che ha curato la realizzazione.
La moneta, in 4.499 esemplari, porta sul bordo il motto papale MISERANDO ATQUE ELIGENDO, una piccola croce e il millesimo MMXVIII. Al solito, il tondello è in argento 925 millesimi, misura mm 32 di diametro e pesa g 18. Prezzo alla fonte 58,00 euro.
Il dritto ci mostra papa Montini di tre quarti, benedicente e con accanto un cherubino; in basso la firma del neo santo, in alto la legenda latina SANCTVS PROCLAMATVR e sulla sinistra il valore ed il nome dell’autorità emittente.
Una composizione che ben si abbina con un rovescio nel quale si è giocato su una sorta di “connubio” tra l’araldica di papa Bergoglio e lo stile classico di rappresentazione dello stemma montiniano, spesso raffigurato con profilo poligonale.
Il nome e l’anno di pontificato di papa Francesco, con il suo motto in basso su due righe e la firma dell’autore della moneta, completano questo omaggio numismatico ad un pontefice mite, troppo spesso dimenticato e oggi asceso alla gloria della santità.