La bilancia in equilibrio, il motto NEC CITRA NEC ULTRA (“Né al di qua, né al di là”): tutti gli appassionati di monete papali conoscono bene le due varianti di questo raffinato testone in argento (mm 32, peso da g 9,15 a 9,45) senza data e fatto coniare dal pontefice Alessandro VII Chigi (1655-1667).

Il testone NEC CITRA NEC UTLRA coniato sotto papa Alessandro VII Chigi (emissione 1655, inizio del pontificato, simbolo stella a sei punte)

Quale miglior simbolo, per indicare equità e ponderatezza nelle azioni di governo come in materia religiosa, se non una bilancia in equilibrio? La bella moneta, essenziale ed elegante nel rovescio quanto elaborata nell’araldica al dritto, giustappone alla mano (destrocherio) che discende dall’alto e sorregge la bilancia in equilibrio il motto, ispirato ad un verso delle Satire di Orazio (1, 1, 106-107), “Est modus in rebus, sunt certi denique fines / quos ultra citraque nequit consistere rectum” (“C’è nelle cose una misura, ci sono determinati limiti al di qua e al di là dei quali non può consistere la virtù”).

La moneta – come tante di papa Chigi – è senza millesimo né anno di pontificato ma, spulciando le note degli Annali della zecca di Roma di Edoardo Martinori (fascicolo edito nel 1919 dall’Istituto italiano di numismatica, contenente le monete dalla Sede vacante 1644 alle emissioni di Clemente IX, 1667-1669) scopriamo che la coniazione avvenne nell’officina monetaria di Castel Sant’Angelo e che i saggi per l’immissione in circolazione ebbero luogo in due date ben precise, il 1° settembre 1655 e l’8 maggio 1660.

Al secolo Fabio Chigi, il senese Alessandro VII è ricordato per la sua avversione al nepotismo e l’amore per le arti e la cultura

Sulla tipologia Muntoni 8, più rara, compare l’armetta degli zecchieri Martelli e Ubertini ai quali, come ricorda Martinori stesso, venne concesso l’appalto dell’officina di coniazione proprio all’inizio dell’anno 1660. Sugli esemplari di testone con la bilancia in equilibrio classificati, invece, Muntoni 9-12, in basso campeggia una stella a sei punte.

Manca la documentazione per capire se quello sia un simbolo da attribuire a uno zecchiere o rappresenti, piuttosto, solo un elemento decorativo e simbolico. Si può tuttavia ritenere che i testoni di papa Chigi con la bilancia in equilibrio e la stella siano quelli coniati e “liberati” nel 1655, dunque a ridosso dell’elezione del pontefice avvenuta il 7 aprile e dell’incoronazione celebrata il 18 dello stesso mese.

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Il dritto del testone nella versione coniata nel 1660: magnifico lo stemma araldico della famiglia Chigi sormontanto dalle chiavi e dalla tiara

Più abbondanti all’epoca, come risultano più comuni oggi sul mercato numismatico, queste monete rappresentano dunque un “atto politico iniziale”, una sorta di manifesto metallico del pontificato appena iniziato, da diffondere fra la popolazione affinché fosse ben chiaro che il Chigi intendeva condurre una politica sotto il segno dell’equità.

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Al rovescio, al disotto della bilancia, l’armetta bipartita degli zecchieri Martelli e Ubertini

Colto (aveva conseguito tre lauree all’Università di Siena), austero e zelante nella pratica religiosa, Fabio Chigi limitò fortemente – anche se non del tutto – il nepotismo, ribadì la condanna nei confronti del movimento giansenista e rinnovò i decreti dei suoi predecessori per il riconoscimento dell’Immacolata Concezione come dogma di fede.

Ma riuscì davvero, Alessandro VII, a mantenere “la bilancia in equilibrio” come auspicato sui testoni del 1655 e del 1660? In ambito internazionale, con la monarchia francese il Chigi ebbe sempre rapporti “distaccati” – Parigi non nominò alcun ambasciatore a Roma, durante il suo pontificato – e anche con il Portogallo – divenuto indipendente dalla Spagna nel 1640 – le cose non andarono meglio.

Medaglia di Gaspare Morone del 1667 per il completamento del colonnato di San Pietro

Lo ricordiamo in positivo, invece, per il suo smisurato amore per le arti e il desiderio di abbellire Roma, a iniziare dal colonnato di San Pietro edificato negli anni del suo pontificato e opera del Bernini; inoltre, perché fece restaurare fra gli altri edifici dell’Urbe Santa Maria del Popolo, il Pantheon e la Piramide Cestia e perché fondò la biblioteca dell’Università “La Sapienza”.

A voi il giudizio… E se volete leggere un approfondimento su un’altra moneta rara e controversa di papa Alessandro VII, la piastra un tempo detta “con san Tommaso di Villanova”, cliccate qui.