di Franca Maria Vanni | Nel 1799 scoppiò in India il quarto ed ultimo conflitto tra la Compagnia Britannica delle Indie Orientali ed il Regno di Mysore, che aveva mire espansionistiche a spese degli stati vicini del Marahatti e di Hyderabad. Tipu Sahib, sultano di questo stato asiatico, per sconfiggere l’Inghilterra contava sull’alleanza della Francia la quale, a sua volta, mirava alla conquista dei possedimenti britannici in quella parte dell’India (Watson W. E., Tricolor and crescent. France and the islamic word, London, 2003, pp. 13-14).
I noti avvenimenti che coinvolsero la Francia negli anni Ottanta e Novanta del XVIII secolo non consentirono a Tipu Sahib di ricevere gli aiuti francesi sperati. Dopo tre guerre perse, nel 1792 il sultano fu costretto a chiedere ed a firmare una pace onerosa con gli Inglesi.
Le speranze di scacciare quest’ultimi dal suo territorio si riaccesero durante la campagna d’Egitto quando Napoleone manifestò la sua disponibilità per liberare il Mysore dal giogo dell’Inghilterra. Allora Tipu mosse di nuovo guerra alla Compagnia Britannica delle Indie Orientali e dopo due cruenti scontri, il 5 aprile 1799, tre divisioni inglesi al comando di Arthur Wellesley, unite alle truppe della Compagnia Britannica delle Indie Orientali ed a diversi contingenti di sepoy indiani, assediarono Seringapatam, la capitale del Regno, dove si era asserragliato Tipu dietro consiglio di alcuni ufficiali francesi (Cfr. Tippoo Saib in Serie di vite e ritratti de famosi personaggi degli ultimi tempi, Milano, 1818).
In quella stagione il fiume Kaveri che circondava la città era al suo livello più basso. Se l’assalto alla città fosse iniziato prima dell’arrivo della stagione delle piogge il fiume poteva essere attraversato a guado. Wellesley, governatore generale dell’India, si rese conto era il momento adatto poter aprire una breccia nelle mura della città. Secondo quanto ha scritto Alexander Beatson, un ufficiale al servizio della Compagnia delle Indie Orientali autore di A View of the origin and conduct of the War with Tipoo Sultaun stampata a Londra nel 1808, la breccia venne aperta nella parte occidentale del fianco destro del bastione nord occidentale perché questa parte delle mura era strutturalmente più debole per la peggiore conservazione. Lavorando di notte, gli inglesi, al comando di David Baird, riuscirono a piazzare le loro batterie di cannoni davanti a questa parte delle mura.
Il 4 maggio 1799, nel momento più caldo della giornata quando i difensori allentavano la sorveglianza per la calura, le truppe d’assalto inglesi, guidate dal colonnello David Baird (Cfr. A. L. D’Harmoniville, Dizionario delle date dei fatti, luoghi ed uomini storici, tomo I, Venezia, 1842, p. 574. Questo generale ricevette la spada di rappresentanza del vinto sultano dal generale in capo Harris) protette dal fuoco delle cannonate di copertura, attraversarono il fiume ed aprirono una breccia nelle mura penetrando nella città. Durante lo scontro il Tipu Sahib rimase ucciso (Figg. 1-2).
Il suo corpo fu ritrovato presso l’entrata orientale della città non lontano dalla fortezza (Cfr. Amini J., Napoléon et la Perse, Paris, 1999, p. 12) dove era situato il deposito dei razzi, un’arma considerata una delle innovazioni principali della logistica militare dell’epoca, usata dall’esercito mysoreano già da Hyder Ali, il padre di Tipu. I razzi erano formati da un contenitore di ferro, lungo circa 20 centimetri, riempito di polvere da sparo e lame appuntite, fissato ad un’asta di bambù per stabilizzarne la traiettoria; la loro gittata era di circa 900 metri. Hyder Ali aveva creato un apposito reggimento di uomini specializzati in grado di calcolare l’angolo di posizionamento di quest’arma in base al diametro del cilindro e alla distanza del bersaglio (Fig. 3).
Durante l’assalto, una cannonata britannica colpì il deposito dei razzi facendo saltare in aria la fortezza e ponendo così termine al conflitto (Cfr. Lucchetti M., 1001 curiosità sulla storia che non ti hanno raccontato, Roma 2014, n. 35; R. Holmes, Wellington: The Iron Duke, Oxford, 2003, p. 58). Gli inglesi riuscirono a impadronirsi di 9.700 razzi di diversa lunghezza e di 600 apparecchiature per il loro lancio. I razzi Mysore verranno successivamente perfezionati da Congreveed usati dagli Inglesi durante le guerre napoleoniche. Alcuni degli esemplari provenienti da Seringapatam oggi si trovano al Museo del Royal Artillery Depository (Cfr. G. Caprara, Storia Italiana dello spazio: Visionari, scienziati e conquiste dal XIV alla stazione spaziale, Milano, 2012).
Con la definitiva sconfitta del sultano Tipu gli inglesi ottennero il controllo di Mysore restaurandovi la dinastia dei Wodeyar ed il regno divenne così uno stato dell’Impero Anglo indiano sotto la tutela di un commissario britannico. Per celebrare questa vittoria, la Compagnia delle Indie Orientali decise di far coniare una medaglia da distribuire a tutti i militari facenti parte dell’esercito inglese che avevano preso parte all’assedio di Seringapatam (per la distribuzione di queste medaglie cfr. T. Carter, Medals of thrBritishArmy and howtheywerewon, New Delhi, 2010, pp. 6-8).
Nel febbraio del 1801, Matthew Boulton ricevette la commissione di 51.165 esemplari (Cfr. S. Tungate, Matthew Boulton and the Soho mint: copper to customer, Birmigham, 2010, p. 522) così suddivisi: 30 medaglie d’oro, 185 d’argento dorato, 850 d’argento, 5.000 di bronzo e 45.000 di stagno (Cfr. M. J. Horsley, Medals and Decorations of the BritishArmy and Navy, volume II, Londra, 1897) che furono coniate nella zecca di Soho a Londra (Cfr. S. Tungate, Matthew Boulton and the Soho mint: copper to customer, Birmigham, 2010, p. 485) (Fig. 4).
Conrad Küchler ne incise i conii ma poiché non conosceva la città che avrebbe dovuto riprodurre sul rovescio Charles Wilkins (Cfr. S. Tungate, Matthew Boulton and the Soho mint: copper to customer, Birmigham, 2010, p. 218), un funzionario della Compagnia delle Indie e famoso orientalista, ne preparò i disegni.
Le medaglie in oro vennero offerte gli agli ufficiali di alto grado, quelle in argento dorato o in argento agli altri ufficiali, gli esemplari di bronzo o di stagno ai ranghi inferiori (Fig. 4).
Questo studio prende le mosse da un esempale di medaglia che celebra la presa di Seringapatam e che si trova a Castiglion Fiorentino (Ar), esposto presso il Museo Medagliere dell’Europa Napoleonica. La medaglia, di 48 mm di diametro reca al dritto il leone inglese che attacca e sopraffà la tigre del Mysore; con la coda l‘animale tiene, avvolgendola, la bandiera del Regno Unito con la scritta in arabo che si traduce come “Il leone di Dio è il vincitore”. In esergo IV. MAI. MDCCXCIX (IV maggio 1799), data della caduta di Seringapatam. Sulla linea di terra a destra C.H.K.
Sul rovescio è rappresentato l’assalto alle mura della città da parte dell’esercito inglese visto dalla riva opposta del fiume Kaveri. come lo raffigura l’artista J. M. W. Turner (Fig. 5). La posizione del sole in alto a sinistra, indica il momento del giorno in cui l’attacco venne sferrato. Sono raffigurati in primo piano soldati che trasportano tronchi o tavole per guadare il fiume seguiti dal grosso dell’esercito. A sinistra, si nota la breccia apertanelle mura e in secondo piano, il fumo proveniente dagli edifici incendiati; a destra, dietro le mura, il tempio Ranganatha Swamy, la moschea Masjid-E-Ala e il pennone con la bandiera sopra un basamento a gradini. In esergo l’iscrizione in persiano, la lingua che allora era parlata dall’India principesca che si traduce in “Dio dette Seringapatam il 28° di Ziqa’dah (l’undicesimo mese islamico) 1213 del calendario di Hijri” che secondo il nostro calendario corrisponde a sabato 4 maggio 1799 (Cfr. List of Objects in the Art Division, South Kensington, Acquired During the Year 1877, Arranged According to the Dates of Acquisition. London, Printed by George E. Eyre and William Spottiswoode for H.M.S.O, p. 123).
Molto simbolico è il tipo scelto per il dritto: il leone britannico che annienta la tigre di Misore. E’ probabile che il disegnatore abbia tratto ispirazione da un oggetto, recuperato nel palazzo di Tipu, facente parte del ricco bottino di guerra portato a Londra: un automa semi meccanico, oggi al Victoria & Albert Museum (Fig. 3), che raffigura una tigre (emblema della Casa reale di Mysore) in atto di uccidere un soldato inglese. Nascosto all’interno del corpo della tigre si trova un organo a canne che riproduceva suoni che assomigliavano ai ruggiti della tigre ealle grida di un uomo morente mentre muove un braccio verso l’alto (Fig. 6).
Nella medaglia la posizione dei due protagonisti è invertita: l’Inghilterra annienta il Mysore e tale immagine può considerarsi la traduzione grafica della risposta dell’Inghilterra all’odio verso il popolo inglese che Tipu aveva sempre manifestato.
Altamente significativo è anche il messaggio che la scritta in arabo sulla bandiera inglese vuole dare: “Allah ha mostrato la sua volontà di togliere Seringapatam a Tipu e di consegnarla agli Inglesi“. La presenza della lingua araba ha una sua ragione di essere considerando che Tipu era un musulmano osservante ecome tale nel paese la lingua araba era nota a tutti.
Sebbene portino la data 1799 queste medaglie furono effettivamente coniate nel 1802. Bisognerà però attendere fino al 1805 perché giungesse in India un primo lotto formato da esemplari in oro e argento, a quale si aggiunse, tre anni, il grosso delle medaglie in bronzo.
Oltre all’emissione coniata nella zecca di Soho esiste anche un’emissione della medaglia per la presa di Seringapatam coniata a Calcutta nel 1808. Ne vennero coniati 83 esemplari in oro (Cfr. M. J. Horsley, Medals and Decorations of the British Army and Navy, volume II, Londra, 1897) per gli ufficiali della Presidenza del Bengala e 2.086 in argento per le truppe indiane (Cfr. J. Hayward, D. Birch, R. Bishop, British Battles and Medals, Londra 2006; W. A. Steward, War Medals and Their History, Londra, 1915, pp.10-13).
In base alle ricerche effettuate fino ad ora, sembra che la zecca di Calcutta non abbia prodotto esemplari in bronzo. Pur avendo la medesima tipologia di quelle coniate a Soho, le medaglie prodotte a Calcutta hanno un modulo inferiore (45 mm) e uno stile incisorio assai diverso come si può rilevare confrontando gli esemplari (Fig. 7). Le due emissioni, oltre che nella resa della criniera, della muscolatura degli animali e della coda del leone, si diversificano anche per le sigle dell’incisore: gli esemplari coniati a Soho presentano C H K; in quelli prodotti a Calcutta, troviamo C K (retrograda) H.