Approssimandosi l’apertura dell’Anno santo indetto da papa Francesco approfondiamo una legenda che appare su alcune monete per il Giubileo 1475, fatte coniare da un altro Francesco – papa Sisto IV Della Rovere, 1471-1484 – e che ci riportano ad un evento che ebbe grande importanza nella storia della Chiesa e di Roma.
Il motto PVBLICAE VTILITATI (noto anche in varianti talvolta scorrette, come PVBLICAE VITILITATTI, PVBLICAE VVTILITITI e PVBLICE VITILITATI) ricorre infatti su varie coniazioni papali, grossi e doppi grossi in argento dell’epoca coniati a Roma e grossi della zecca marchigiana di Macerata.
Un magnifico esemplare di grosso del 1475 a nome di Sisto IV coniato per il Giubileo
Un fiero ritratto a sinistra del pontefice – per la prima volta nella storia – campeggia sul dritto di queste monete, probabilmente bulinato dalla mano del grande incisore Emiliano Orfini da Foligno, in abbinamento allo stemma ottagonale sormontato da chiavi e tiara al rovescio e la legenda che lo circonda, il cui significato è “A pubblico vantaggio” e che ricorda grandi lavori urbanistici e di abbellimento di Roma fatti eseguire da Sisto IV in previsione dell’Anno santo.
Su queste monete per il Giubileo 1475, inoltre, alla fine del nome di papa Della Rovere sul dritto appare l’iscrizione VRBE REST[ituta] che rafforza il ruolo di riedificatore della città svolto dal papa ligure. “Oltre alle altre innumerevoli cure – scriveva Sisto IV il 14 dicembre 1473 al commissario pontificio di Roma – pure noi dobbiamo avere a cuore la nettezza e la bellezza della nostra città, che è a capo del mondo e che per ragione della Cattedra di San Pietro tiene sopra tutte le altre il primato”.
Medaglia in bronzo per il lavori che portarono a trasformare “Ponte rotto” in “Ponte Sisto”
Nella bolla d’indizione del Giubileo il pontefice manifestava del resto in modo esplicito il proposito di “rinnovare tutta Roma”. In particolare Sisto IV, per la comodità dei pellegrini, fece riedificare dalle fondamenta il ponte da lungo tempo rovinato e per questo chiamato il “Ponte rotto” e da allora detto “Ponte Sisto”; altra opera pubblica di grande importanza fu il restauro del condotto dell’Acqua Vergine che si era ostruito e che fu prolungato dal Quirinale fino alla Fontana di Trevi.
Queste monete per il Giubileo 1475 ci ricordano anche le ingenti spese sostenute dalla Camera apostolica per restaurare le principali chiese (“Non vi fu cappella in tutta Roma – riporta il cronista Sigismondo de’ Conti – che il papa non abbia rimesso a nuovo nell’anno giubilare”). Inoltre, Sisto IV fece restaurare anche l’Ospedale di Santo Spirito e lastricare le vie principali della città.
Il doppio grosso in argento del 1475 che esalta la “pubblica utilità” dei lavori voluti dal papa
Sono passati, da allora, cinque secoli e mezzo e la Città eterna si accinge ad ospitare l’ennesimo Anno santo tra l’attesa dei fedeli e quel misto di curiosa partecipazione e qualche mugugno che, da sempre, contraddistingue il popolo romano di fronte a simili eventi. E se è vero che l’evento sta rivoluzionando la Roma, un po’ come nel 1475, sotto il profilo delle opere pubbliche e dei restauri, è altrettanto certo più d’uno ha tratto e trarrà qualche “vantaggio”, in termini materiali più che spirituali, dalla prossima apertura della Porta Santa…