Grande soddisfazione al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria dove i Carabinieri del TPC hanno restituito centinaia di reperti e monete provenienti da un’attività investigativa che ha portato all’individuazione di un professionista reggino che deteneva illecitamente tali materiali.
La Procura della Repubblica di Palmi e il Nucleo TPC di Cosenza hanno presentato i materiali nel corso di una conferenza stampa l’8 maggio scorso, un evento che è stato definito “un momento di festa per lo Stato e la cultura”. “Sono stati salvati – si legge in una nota – beni archeologici e paleontologici, illecitamente detenuti da un privato, consistenti in importanti testimonianze dell’identità collettività, tracce di storia anche antichissima che torneranno ad essere fruibili da tutta la collettività”.
Legittima soddisfazione, sia da parte dei TPC dei Carabinieri che delle autorità del museo di Reggio Calabria, per la consegna di reperti e monete confiscati
Nello specifico, si tratta di 240 monete in rame ed 8 in argento relative al periodo greco e medievale, due anfore, una lucerna fittile, un frammento di vaso, un dente di un proboscidato estinto. Un totale di 253 fra monete e reperti, frutto di una confisca definitiva di 648 monete e 37 reperti di presumibile interesse storico archeologico.
Tra gli oggetti detenuti illecitamente anche reperti relativi a civiltà dell’America Centrale: non a caso, l’indagine che ha portato al sequestro ha avuto origine da un controllo doganale svolto presso l’aeroporto di Reggio Calabria sul bagaglio di due passeggeri italiani provenienti dal Messico. Dei materiali di origine estera, parte è già stata restituita al Messico tramite all’ambasciata e altri saranno restituiti alla stessa rappresentanza diplomatica a Roma nelle prossime settimane.
Fra le centinaia di oggetti recuperati, di provenienza illecita, anche due antiche anfore provenienti dai fondali del Mediterraneo
La confisca, secondo quanto dichiarato dal TPC dei Carabinieri, tra reperti e monete ha un valore complessivo stimato di circa 300 mila euro ed è stata eseguita a seguito di una sentenza passata in giudicato lo scorso febbraio.
Nel corso della conferenza stampa, il direttore del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria Fabrizio Sudano ha dichiarato: “Noi siamo sempre disponibili all’acquisizione di nuovi reperti. Adesso valuteremo con la Soprintendenza come valorizzarli. Magari con delle mostre temporanee finalizzate a rendere fruibili i beni presenti nei nostri depositi già molto ricchi e che oggi si accrescono ancora di più il loro valore. Si potrebbe pensare a una sezione sequestri o una mostra di reperti salvati dal dall’oblio”.