Suggestiva e invidiabile, dinamica e avventurosa si presenta l’esistenza di Edoardo Martinori, molto ben illustrata dalla penna o, meglio, dalla tastiera di Damiano Cappellari lo scorso 22 marzo su Cronaca Numismatica (leggi qui l’articolo completo).
Ingegnere per professione e numismatico per passione (ma come ha ben esposto Cappellari, il nostro, di passioni, ne ebbe tante altre!), forse non tutti sanno che tra le tante tavole fotografiche che abbelliscono la sua nota opera La moneta. Vocabolario generale, che vide luce a Roma nel 1915, si cela un pezzo coniato a nome del “re numismatico” di elevata rarità (probabilmente unico) e di altrettanto importante valore storico, artistico e numismatico, sconosciuto ai più e rimasto inspiegabilmente negletto tra le pagine del menzionato libro per ben 64 anni, ovvero fino al 1979, quando venne per la prima volta illustrato al pubblico.
Autentica miniera di notizie, il vocabolario numismatico di Edoardo Martinori edito nel 1915, contiene anche infornazioni interessanti sulle monete di Vittorio Emanuele III
Incredibile ma vero (come spesso accade in numismatica) l’eccezionalità del pezzo è sfuggita non solo allo stesso Martinori, ma anche e soprattutto alla fitta schiera di studiosi e cultori che ha dato lustro all’italico panorama numismatico nel lunghissimo periodo intercorrente tra il 1915, quando vide luce la nota opera, e il 1979, anno in cui, come detto, il pezzo in questione venne reso di pubblico dominio.
Non vi sono certezze, ma con ogni probabilità Martinori ebbe a disposizione il nummo, di cui sveleremo i dettagli, da un suo amico o conoscente, visto che non risulta annoverato nella sua collezione, dispersa nel 1913 in un’asta curata dai Santamaria di Roma. L’eccezionalità del pezzo è sottolineata dalla sua assenza nella collezione numismatica ex reale, come pure in quella del Museo della Zecca, a Roma, oltre che dal fatto che non risulta annoverato nelle importanti e dettagliate opere di Antonio Pagani (Prove e Progetti di monete italiane, 1957) e Luigi Simonetti (Monete italiane medievali e moderne, volume II, 1968).
Per capire di quale nummo sto parlando è sufficiente andare alla tavola XLIX della menzionata opera di Edoardo Martinori: al n.16 fa bella mostra di sé un magnifico pezzo da 5 lire in argento, recante il millesimo 1908, con al rovescio l’iconografia della quadriga sormontata dall’Italia elmata trionfante, rinomata opera plastica dello scultore Davide Calandra, incisa nell’acciaio dall’incisore capo della Regia Zecca di Roma, Luigi Giorgi.
La prova delle 5 lire in argento del 1908 illustrata al numero 16 della tavola XLIX del vocabolario di Martinori: un nummo dimenticato per decenni
Anche ad un solo rapido sguardo si capisce che il pezzo da 5 lire in questione non ha nulla a che vedere con lo scudo del 1914, la ben nota Quadriga briosa per il particolare dinamismo che Calandra seppe conferire ai quattro raffinati cavalli che abbelliscono il rovescio del famoso scudo argenteo del re numismatico.
Infatti, il pezzo martinoriano del 1908 differisce notevolmente dallo scudo 1914 sia al dritto che al rovescio, venendo a costituire testimonianza di prim’ordine del lungo e tortuoso iter artistico e tecnico che il modellista dovette compiere per accontentare l’esigente Commissione permanente tecnico-artistico-monetaria, appositamente istituita nel 1905, auspice Vittorio Emanuele III, al fine di dare nuovi e più pregnanti contenuti artistici alla monetazione italiana.
Per chi volesse approfondire le vicende che videro protagonisti, tra il 1905 e il 1914, la menzionata Commissione e i quattro insigni scultori incaricati di rielaborare artisticamente la monetazione nazionale aurea (Egidio Boninsegna), argentea (Davide Calandra), in nichel (Leonardo Bistolfi) e in rame (Pietro Canonica), si rimanda alle pagine vergate dall’ingegner Mario Lanfranco, apparse sulla rivista specializzata Rassegna Numismatica negli anni Trenta del secolo scorso.
Uno dei progetti di Egidio Boninsegna coniati dallo Stabilimento Johnson per la nuova monetazione italiana voluta da Vittorio Emanuele III
In questa sede tenterò di dare un succinto e schematico riepilogo delle vicende occorse, in quegli anni, alla rinnovata monetazione d’argento nazionale:
- Anno 1905: viene istituita presso il Ministero del Tesoro una Reale Commissione permanente tecnico artistico monetaria, sotto la presidenza del ministro del Tesoro di allora, Paolo Carcano; il suo compito istituzionale è quello di esaminare i tipi delle nuove monete metalliche nazionali ed i relativi conii e di entrare nel merito di qualsiasi argomento riguardante la monetazione, sotto i profili tecnico e artistico;
- Stante il fatto che alla morte dell’incisore capo della Regia Zecca di Roma, Filippo Speranza, erano ancora da preparare i punzoni delle monete da lire 50 e 10 in oro, da centesimi 50 in argento e da centesmi 5 in bronzo, l’Amministrazione del Tesoro il 15 aprile 1905 bandisce un concorso, aperto a tutti gli artisti italiani, per la selezione dei migliori modelli per le menzionate quattro tipologie monetali;
- Il concorso si rivela un flop, in quanto tutti i modelli presentati sono ritenuti inadeguati; allora la Commissione tecnico artistico monetaria decide di affidare in via diretta l’incarico di produrre i modelli non soltanto dei quattro tipi monetali menzionati al punto che precede, bensì di tutti i tipi monetali nazionali, con l’intenzione di rinnovare l’intera gamma di monete in circolazione; gli incarichi sono assegnati a sorte: la monetazione aurea è appannaggio di Egidio Boninsegna, quella d’argento è affidata a Davide Calandra, quella di nichel a Leonardo Bistolfi e quella di rame a Pietro Canonica;
Le 5 lire Quadriga briosa saranno coniate nella loro forma definitiva solo nel 1914 e oggi sono una delle monete più ambite dai collezionisti di Regno d’Italia
- Nella seduta del 31 dicembre 1906 sono valutati i modelli in bronzo di tutte le monete; in particolare Calandra presenta il progetto del dritto e del rovescio dello scudo da 5 lire, millesimo 1906, raffigurato nella tavola VII, n. 9, del Lanfranco;
- Primi mesi del 1907: dopo lunghe discussioni e numerose sedute, la Commissione suggerisce a Calandra di ritoccare, al dritto, l’effigie reale per renderla più somigliante e ridurre la dimensione delle lettere della legenda perimetrale e, al rovescio, restringere l’orlo perimetrale, abbassare il piano di appoggio dei cavalli e rialzare leggermente, a mò di piano inclinato, l’esergo, rendere più dinamiche le zampe dei cavalli, sopprimere leggenda e nodo Savoia sul carro, modificare il millesimo e i caratteri delle leggende secondo il tipo classico prescritto;
- Primi mesi del 1907: Calandra rifà il modello secondo le istruzioni ricevute, che viene ridotto in acciaio alle dimensioni della moneta da 1 lira con il millesimo 1907, di cui se ne coniano due prove, numerate 3 e 4 nella tavola VIII del Lanfranco (per la prima la riduzione in acciaio è effettuata dalla Regia Zecca, la seconda dallo Stabilimento Johnson di Milano);
Un rarissimo esemplare di PROVA DI STAMPA dell’ultimo scudo di grande modulo del Regno
- Giugno-luglio 1907: la Commissione esamina, tra le altre, anche le prove da 1 lira prodotte sul nuovo modello di Canonica, avanzando le seguenti critiche, pur riconoscendo lo sforzo dell’artista di adeguarsi alle indicazioni ricevute: pur essendo la quadriga migliorata di molto, l’iconografia dell’Italia appariva migliore col cimiero, che doveva dunque essere reintrodotto, ed eccessivamente rigida e con la gamba sinistra in posizione che pareva innaturale; Canonica non può fare altro che accettare le critiche e dirsi disposto ad effettuare i conseguenti ritocchi di finitura in collaborazione con l’incisore capo della Regia Zecca;
- Luglio-dicembre 1907: la Commissione giudica finalmente approvabili i conii ritoccati da Canonica;
- 12 gennaio 1908: con Regio decreto n. 14 è approvato il modello di Davide Calandra per la monetazione d’argento nazionale;
- maggio 1908: si hanno le prime emissioni delle monete d’argento da lire 1 e 2 di nuovo tipo e, con ogni probabilità, nello stesso torno di tempo è prodotta anche la prova di scudo da 5 lire di che trattasi;
Sono passati in asta Gadoury nel 2021 questi due modelli in bronzo (cm 24,7) opera di Davide Calandra datati 1906, una delle primissime elaborazioni per le 5 lire Quadriga
- Il Commissario Gnecchi si fa portavoce delle critiche avanzate dal pubblico nei confronti delle nuove monete d’argento da 1 e 2 lire, che principalmente riguardavano la posizione della figura dell’Italia, che sembrava cadere non perfettamente a piombo sul carro, e sulla forma di quest’ultimo che tutto sembrava fuorché un carro trionfale;
- Di fronte a tali critiche la Commissione prende atto che nessuna modifica poteva essere fatta nel breve periodo sulle monete da 1 e 2 lire, essendo queste già in corso di immissione nel circolante, chiarendo che tali critiche dovevano essere tenute in debito conto in relazione alla prossima coniazione degli scudi d’argento col nuovo tipo del Calandra;
- La Commissione, quindi, suggerisce a Calandra di modificare ulteriormente il proprio modello in vista della coniazione dei nuovi scudi, consiglio che l’artista tradurrà in realtà nel 1912, e che comportò non soltanto l’emissione di monete d’argento da 1 e 2 lire di tipo rinnovato, ma anche e soprattutto la coniazione dei rinomati scudi “quadriga briosa” millesimati 1914.
Il prospetto della Regia Zecca all’Esquilino, a Roma: l’edificio fu inaugurato nel 1911
A ben vedere, alcune informazioni riguardanti il pezzo da 5 lire del 1908, utili anche ai fini di una sua classificazione come moneta, prova o progetto di moneta, erano state fornite nel 1915 da Giovanni Carboneri nella notissima opera La circolazione monetaria nei diversi stati… ed ancora prima, nel 1909, nella Relazione della Direzione Generale del Tesoro per l’esercizio 1907-1908, pubblicazione curata dal Ministero del Tesoro. Nella menzionata relazione del 1909, si legge infatti:
“Nella precedente relazione fu fatto parola dell’opera compiuta, per la rinnovazione dei nostri tipi monetari, da quattro insigni artisti ai quali l’Amministrazione, visto l’esito negativo del pubblico concorso all’uopo bandito, aveva direttamente affidato l’importante incarico.
Fu altresì ricordato come, in seguito all’approvazione dei modelli da parte della R. Commissione permanente tecnico-artistico-monetaria, la R. Zecca dovesse attendere a trarre dai modelli medesimi i conii in acciaio per la monetazione, apportando in tale ultima fase del lavoro quelle ulteriori modificazioni d’ordine tecnico che meglio valessero a far risaltare i pregi artistici dell’opera.
A tale lavoro attese l’incisore della R. Zecca cavalier Luigi Giorgi, con rara perizia e abilità. Così nel corso dell’esercizio, approvati con regio decreto 12 gennaio 1908, n.14, e 23 gennaio 1908, n.22, i nuovi tipi per le monete d’argento e di nichel […]”.
Moneta da una lira in argento “di serie” del 1908 con al rovescio l’Italia su quadriga
Nel testo di Carboneri, ad un certo punto è possibile leggere: “[…] nuovi scudi da coniarsi giusta la facoltà accordata all’Italia nella convenzione monetaria latina del 4 novembre 1908. Il modello è di Calandra ed è stato approvato col R.D. 12 gennaio 1908 […] Con questo modello si potevano riconiare i vecchi scudi degli ex Stati d’Italia anteriori al 1851, ma non si presentò l’occasione per eseguire coniazioni del genere. Esistono soltanto delle prove. […]”.
Dunque, dalla lettura combinata della relazione ministeriale e dell’opera di Giovanni Carboneri, resta accertato che i modelli del dritto e del rovescio del nummo in questione furono approvati mediante il Regio decreto n.14 del 12 gennaio 1908 e che esso rappresenta una prova di moneta da 5 lire, chiaramente coniata nella Regia Zecca di Roma. Ed è anche chiaro che di tali prove se ne sono salvate davvero poche, se è vero, come sembra, che l’unico pezzo noto di esse è quello di cui stiamo parlando, peraltro conosciuto solo ed esclusivamente grazie ad una fotografia pubblicata nel lontano 1915.
Ecco, dunque, un appello doveroso: qualcuno sa in quale collezione era conservata, al tempo della pubblicazione del Martinori, la prova di scudo del 1908? Tale prova si sa oggi dove sia conservata? Se qualcuno sapesse e volesse rispondere, farebbe un dono gradito a tutti i cultori della monetazione battuta a nome di Vittorio Emanuele III.
Infine, mi sia concesso di dare a Cesare quel che è di Cesare e…. a Mario Traina quel che è di Mario Traina: è proprio lui lo studioso che nel gennaio 1979 ha pubblicato un’approfondita analisi della moneta di prova in argomento, sul Gazzettino Numismatico curato da Piero de Luca.
Mario Traina, per primo, nel 1979 riscopre la 5 lire illustrata dal Martinori e tuttora non conosciuta in alcun esemplare in collezioni pubbliche e private
Era accaduto che anni prima un collezionista romano, tale Augusto Gentili, abbonato alla menzionata rivista, aveva segnalato, al direttore Piero de Luca, la prova dello scudo del 1908 fotografata sul testo di Martinori. De Luca, dopo ricerche vane, aveva effettivamente accertato che nessuna pubblicazione fino ad allora apparsa e nessuno studioso di numismatica avevano mai parlato o semplicemente accennato al nummo in questione, rispondendo in tal senso al lettore.
Qualche anno più tardi, ed in particolare nell’autunno del 1978, De Luca parlò della questione a Traina, che ammise di non saperne nulla. Anche in quella circostanza il compianto Mario Traina fece, con le consuete acribia e precisione, gli approfondimenti che tale prova di moneta da 5 lire meritava, scrivendo l’esemplare saggio pubblicato sul Gazzettino Numismatico n. 43 del gennaio 1979.
Se volete approfondire l’attività della Regia Zecca a inizio XX secolo potete leggere un nostro approfondimento cliccando qui.