Con una sentenza emessa il 30 gennaio, il Consiglio di Stato ha stabilito che agli scopritori del tesoro di Como spetta un premio di rinvenimento pari un quarto del valore stimato per le mille monete venute alla luce nel 2018, che al momento è stato quantificato in poco meno di quattro milioni di euro.
I giudici di Palazzo Spada hanno evidenziato tre punti in particolare:
- La scoperta è da attribuire alla società incaricata dei lavori;
- Al premio di rinvenimento non va applicata ritenuta d’imposta
- I rinvenitori hanno diritto di partecipare al procedimento di quantificazione del premio.
Nel 2016, Officine Immobiliari acquista dalla società Nuova Beverà il complesso immobiliare dell’ex Teatro Cressoni, che si affaccia su Via Diaz a Como. Ne nasce un progetto di ristrutturazione per la realizzazione di appartamenti privati.
L’edificio si trova in un’area di potenziale interesse archeologico e la Sovrintendenza, interpellata in merito, prescrive che le opere di scavo avvengano con controllo di un operatore archeologico autorizzato.
Il cantiere dell’ex Teatro Cressoni a Como in un’immagine dal sito di Officine immobiliari, società che ha curato la ristrutturazione del complesso
I responsabili del cantiere, rispettando tale indicazione, si affidano a una società specializzata. Il 5 settembre 2018 riemerge la ormai celebre brocca in pietra ollare con mille monete d’oro tardo imperiali, tre anelli, una pepita e un lingotto.
Circa tre anni dopo, nel marzo 2021, il Ministero della Cultura determina l’entità del premio di rinvenimento. Ai proprietari del terreno, ossia Officine Immobiliari, andrebbero circa 369 mila euro, il 9,25% del valore stimato di 3,89 milioni di euro.
La società presenta ricorso al Tar, sostenendo che il Codice dei Beni culturali è chiaro. Il premio ai proprietari dell’immobile o agli scopritori deve essere un quarto del valore (la metà se lo scopritore è anche concessionario dell’attività di ricerca).
Palazzo Spada a Roma, sede del Consiglio di Stato che ha emesso la sentenza sul premio di rinvenimento in merito al tesoro di Como
Nel maggio 2022, Officine Immobiliari si vede respinta la richiesta dai giudici del Tar; non sarebbe mai stato adottato un provvedimento formale di concessione e che sarebbe chiaro a chi spetti la “paternità” del ritrovamento.
Il collegio del consiglio di Stato, come si legge nella sentenza del 30 gennaio 2024, riconosce “che le attività di scavo erano state svolte direttamente dalla proprietaria, seppur attraverso la materiale esecuzione da parte di soggetti e macchinari incaricati, il conseguente ritrovamento non può che imputarsi direttamente alla stessa società, titolare del bene e delle attività in essere”.
Interessante anche la decisione che al premio di rinvenimento sul tesoro di Como non debba essere applicata ritenuta alla fonte del 25%. Secondo Palazzo Spada, “non si tratta di un premio per una vincita rimessa alla sorte, ma di un ristoro per un’attività svolta nello stesso interesse pubblico”.
Un ristoro per un’attività svolta nell’interesse pubblico: la lettura migliore che si potesse dare al concetto di “premio di rinvenimento”.