Chierico dell’Ordine dei Somaschi, eclettico studioso, Giambattista Adriani fu munifico collezionista e donò le sue raccolte alla natia Cherasco
di Damiano Cappellari | Dopo aver ripercorso vita e opere di Vincenzo Lazari, di Giuseppe Ruggero e del senatore Giuseppe Mazzini, eclettiche figure che hanno lasciato un segno – talvolta non ricordato a sufficienza – nella numismatica italiana, scopriamo ora un altro personaggio di cui ricorre quest’anno il bicentenario della nascita: Giambattista Adriani, nato a Cherasco l’11 aprile 1823 e ivi scomparso il 16 maggio 1905, a 82 anni.
Per la verità, in rete non si trova molta documentazione su questo personaggio, meno che meno una foto o un ritratto. Che fare allora? Intanto accontentiamoci di leggere parte del necrologio apparso sulla Rivista italiana di numismatica nell’anno 1905, dove si sorrolinea che fu “dotto e venerando somasco piemontese; archeologo, storico, erudito e uno dei decani della Numismatica Italiana”. Come vedremo, tuttavia, fu anche molto ma molto di più.
Entrò nell’Ordine dei somaschi nel 1838, a 15 anni, e fin da giovanissimo si dedicò allo studio della storia e della geografia. Divenne quindi professore in queste materie presso il Collegio militare di Racconigi a far data dal 1846, cioè a 23 anni. Metto sempre, oltre alla data, l’età anagrafica perché magari leggendo velocemente potrebbe sfuggirci e, invece, è un dato importante su cui riflettere.
Una rarissima immagine fotografica di Gambattista Adriani “in posa” con al petto le onorificenze ricevute per i suoi studi e la sua attività diplomatica
Rimase al Collegio militare fino al 1853. Fu socio della Deputazione di storia patria a 28 anni e nel 1852 ebbe l’incarico di ricercare negli archivi della Francia meridionale documenti e carteggi sulla storia del Piemonte. Divenne poi rettore del Collegio dei Somaschi di Casale nel 1861 ma, subito dopo, si ritirò nella sua Cherasco per dedicarsi completamente agli studi.
Giambattista Adriani secondo alcuni fu, più che storico, un ricercatore ed editore di documenti, con interesse prevalente al periodo medioevale e, geograficamente, relativo al Piemonte. Nel 1853, quindi a 30 anni, pubblicò a Torino un saggio Degli antichi signori di Sarmatorio, Manzano e Monfalcone. Scrisse inoltre Memorie della vita e dei tempi di monsignor Giovanni Secondo Ferrero-Ponziglione, Torino 1856, e Momumenti storico-diplomatici degli archivi Ferrero-Ponziglione e di altre nobili case subalpine…, Torino 1858.
L’opera di maggiore importanza fu l’edizione degli statuti di Vercelli, siamo nel 1876, in cui si sofferma sulla storia di Vercelli dall’epoca romana al secolo XIII. Ma fu anche, ovviamente se ne parliamo su questa rivista, famoso e appassionato numismatico.
Coltivò gli studi sulle monete e si formò anche una bella collezione, particolarmente di monete e medaglie del Piemonte e di Casa Savoia. Scrisse in questa materia una memoria dal titolo Lettere e monete inedite del secolo XVI dei Ferrero-Fieschi di Lavagna e di Masserano, Torino 1851, ma non solo; sempre di storia patria, scrisse Diario del congresso e della pace di Cherasco del 1630-31, che naturalmente non poteva mancare visto che era nato proprio lì, poi Le guerre e la dominazione dei Francesi in Piemonte nel 1536-1559 e tante altre oltre a collaborare, giovanissimo, all’edizione degli Historiae Patriae Monumenta. A 30 anni, nel 1853, divenne socio dell’Accademia delle scienze di Torino e naturalmente socio della Società numismatica italiana.
Una delle sale del Museo civico di Cherasco, in provincia di Cuneo, intitolato a Giambattista Andreani e costituito in buona parte dalle sue ricche collezioni
Questo – grossomodo – quanto è possibile trovare su internet. Ma, mi sono detto, se voglio sapere qualche cosa di più non si potrebbe chiamare in Comune a Cherasco? Avranno sicuramente una monografia su questo personaggio! Presto fatto: ho telefonato in Comune, mi hanno passato la biblioteca e da lì il direttore del Museo di Cherasco intitolato appunto all’Adriani e i signori “Prof. Bonifiacio e Prof. Taricco”… Così, non solo ho potuto recuperare documentazione sul nostro ma anche una sua foto e – udite udite – il suo busto (tutto materiale sconosciuto ad internet) grazie al dottor Giorgio Fea di Cuneo. Come dire, con gli amici numismatici si casca sempre in piedi! A proposito, mi hanno mandato anche un contributo del professor Bruno Callegher appunto sull’Adriani, di cui farò ampio utilizzo.
Ritornando alla collezione del nostro amico, è dalla sua stessa voce che possiamo avere cognizione della sua superba raccolta. Sentiamo cosa ci dice nelle suo note autobiografiche scritte in terza persona: “La sua collezione, modestamente iniziata nel 1844 nel Reale Collegio di Casale Monferrato, abbraccia oggi mai in sei distinti medaglieri le seguenti serie: Primo medagliere: monete urbiche ed Italo-greche n. 270; Romane consolari 1.900; Imperiali e Bisanzio 3.400; Totale Pezzi all’incirca 5.470, delle quali in oro 90, in argento 1200, le rimanenti in bronzo” (sì, c’è un errore nel conteggio…).
Si prosegue: “Secondo medagliere: Monete medioevali di Signori, Comuni e Stati Italiani 1800; Moderno del 1800 e delle diverse Repubbliche e Governi provvisori insino alla unificazione del Regno d’Italia 4.100; totale pezzi all’incirca 5.900 dei quali in oro 190, in argento 1300, le altre in misture varie. Terzo medagliere: Monete di Vescovi. Abati, Principi, Città e Stati esteri di ogni parte del globo all’incirca 6000 delle quali in oro 180, in argento 1800, le rimanenti in mistura e rame […]. In altri tre distinti medaglieri si posseggono oltre 900 medaglie di Principi, di Città, di Uomini illustri Italiani e Stranieri, classificate tutte per ordine alfabetico di Città e di Stati. Di esse 10 sono in oro, e tra le moderne, si annoverano le principali fra tutte un medaglione del peso di grammi 290 col motto Praemia digno dell’imperatore Alexander II totius Russiae Imperator e tre altre medaglie premio di gran modulo, di S. M. il Re Vittorio Emanale I Virtuti et merito: di Giovanni Nepomuceno re di Sassonia Virtuti et ingenio:e dell’Imperatore d’Austria-Ungheria Francesco Giuseppe I, Litteris et Artibus, donate tutte al Comm. Adriani in premio dei suoi lavori storico-diplomatici”.
Per gentile concessione del Museo civico di Cherasco, il busto dell’illustre numismatico
Insomma, una collezione di tutto rispetto perché l’Adriani era davvero un appassionato. Purtroppo nel Museo di Cherasco non ci sono tutte le monete e le medaglie che aveva lasciato l’Adriani perché nel 1972 si verificò un furto di medaglie rinascimentali, nel 1996 altra sottrazione di circa mille medaglie – “quasi l’intero della raccolta”- ma non è finita, dato che anche nel 1999 si ebbe altro furto (di monete in oro) e nel 2000 altro furto ancora di monete d’argento (Cfr. Giorgio Fea, citato nel contributo del Callegher)… davvero un peccato.
Nel carteggio dell’Adriani troviamo anche una interessante lettera di Ercole Gnecchi (1850-1932), fratello del più famoso Francesco, datata 9 settembre 1886. In quell’anno i due fratelli avevano dato alle stampe (Hoepli editore) una Guida Numismatica Universale e non avevano citato il nostro (e nemmeno le collezioni che lo stesso aveva segnalato ai due autori), ma leggiamo la lettera: “Paderno d’Adda 9/9/86. Egregio Signore, dovendo fra poco pubblicare la seconda edizione della nostra Guida Numismatica Universale, io mi rivolgo alla Sua nota bontà, pregandola (come Ella s’era gentilmente profferta) a voler darmi la nota di quelle Collezioni specialmente del Piemonte che noi abbiamo dimenticate nella prima edizioni di quel libro. E’ nell’interesse di tutti i Numismatici che io Le rivolgo questa domanda, e spero ch’Ella tanto buono e gentile possa assecondarla[…]”. E fu così che nella seconda edizione i fratelli Gnecchi tratteggiarono un breve profilo di Giambattista Adriani.
Ma leggiamo due righe due dell’Adriani storico, per capire come scriveva (siamo nel libro sugli statuti di Vercelli): “Dopo i Taurisci o Taurini, originariamente Tirreni settentrionali, i primi occupatori di questa Subalpina Italia furono gli Iberici o Liguri, migrati pur essi quasi contemporaneamente dal settentrione, i quali si estesero eziandio alle regioni poste al di qua e al di là del Rodano ed alla Spagna citeriore”.
La Guida Numismatica Universale dei fratelli Gnecchi, edizione del 1904 in cui è menzionato anche l’Adriani, e uno dei libri scaturiti dallo studio delle sue monete
E continua: “Una fra le varie suddivisioni di questa schiatta ligure, nominata dei Lebecii da Polibio, dei Libici da Tolomeo, e dei Libui da Livio, stabilì la sua dimora nell’agro detto poscia Vercellese”; quindi “E sebbene dopo molti secoli essa sia stata soggiogata dagli Etrusci, estendenti il loro impero dalla media Italia, pure gli abitatori di questa regione continuarono a portare il nome di Libici ancora per più secoli […]”, interessante davvero. Un testo scritto con uno stile un po’ pedante e sicuramente ampolloso ma di notevole effetto e indiscutibilmente frutto di studi tanto approfonditi quanto appassionati che andrebbe indubbiamente ripreso in mano come tutte le altre sue opere del resto.
Dobbiamo ora evidenziare che le sue collezioni private non andarono disperse, bensì furono lasciate nel 1898 dall’Adriani stesso al Comune di Cherasco. Queste collezioni comprendevano un ricco museo, una biblioteca e un archivio con più di settecento pergamene e seicento cartelle di documenti e naturalmente monete e medaglie. Il Museo civico di Cherasco fu istituito proprio nel 1898, con Giambattista Adriani ancora in vita, appunto con la donazione del grande storico e numismatico e trova sede nel secentesco palazzo Gotti di Salerano.
Comprende una sezione di archeologia con reperti rinvenuti dall’Adriani nelle tombe del territorio; il salone della Sapienza con sigilli, medaglie e lettere autografe di personaggi del risorgimento e di Casa Savoia; una pinacoteca con opere dal 1600 al 1800; le sale della Veranda con oggetti e documenti delle principali famiglie di Cherasco e una sezione numismatica con monete romane, celtiche e padane e delle zecche minori piemontesi. Il museo è intitolato, ovviamente, a “Giovan Battista Adriani”.
Il seicentesco Palazzo Gotti di Salerano a Cherasco, sede del Museo civico
In sintesi – per avere lo spessore del personaggio – basta ricordare che fu insignito di numerose onorificenze: delle grandi medaglie d’oro di prima classe di sua maestà Vittorio Emanuele II e di sua maestà il Re di Sassonia per il merito storico diplomatico, e di quella imperiale di Russia per il merito scientifico letterario (come visto, citate orgogliosamente dallo stesso Adriani nella descrizione dei suoi medaglieri).
Fu membro della Regia Deputazione Torinese sopra gli studi di Storia Patria, e dell’Accademia Imperiale di Dijon. Socio d’onore dell’Istituto nazionale di Ginevra, della Società Storica della Moravia e della Slesia, e di quella di Storia e Archeologia della Savoia. Fu socio corrispondente delle reali accademie delle Scienze di Torino e di Lucca e di quella di Storia di Madrid. Ma anche delle accademie imperiali di Chambery, di Marsiglia e di Aix en Provence. Come se non bastasse, Adriani fu anche membro della Società degli Antiquari del Nord di Copenaghen, della Società Archeologica di Montpellier, dell’Istituto Storico di Francia e di altri sodalizi.
Forse è il caso di fare un salto a Cherasco per ammirare nel museo intitolato a suo nome le sue preziose collezioni, tra cui soprattutto quelle numismatiche e per conoscere di più questo interessantissimo studioso, storico e numismatico italiano – io me lo segno in agenda! – tanto importante un tempo ed oggi quasi completamente caduto nel cosiddetto – e affollatissimo – dimenticatoio.
A proposito, secondo qualcuno, “in lui prevalse una sorta di collezionismo ossessivo e divorante” e forse per questo dopo la sua morte il legato alla città di Cherasco non “lievitò verso quell’istituzione museale pensata dal donatore” (per usare le parole di Callegher), diversamente dal destino di altre collezioni come quella, ad esempio, di Nicola Bottacin a Padova, la cui consistenza non era molto superiore a quella dell’Adriani che aveva accumulato 17.970 monete contro le 18.589 del Bottacin (con una disponibilità economica, peraltro, non certo paragonabile a quella di quest’ultimo).
Adesso sì, possiamo ammirare nel modo più giusto e consapevole il busto dell’Adriani e, grati per il suo contributo alla numismatica, fargli pure gli auguri di “buon bicentenario”!