Un secolo fa la scomparsa di Joaquín Sorolla, innovatore della pittura iberica e maestro che aprì nuovi scenari all’impressionismo e al gusto della Belle époque
di Mathias Paoletti | Era nato a Valencia nel 1863 e scompariva un secolo fa Joaquin Sorolla, pittore spagnolo annoverato fra i grandi innovatori della pittura iberica in chiave impressionista e anche tra i più prolifici, avendo un catalogo ricco di più di 2200 opere.
Tra gli artisti più amati e apprezzati del suo tempo sia per la qualità tecnica che per il carattere umile e benevolo, Joaquin Sorolla ottiene una fama che oltrepassa ben presto i confini nazionali, partecipando e ottenendo prestigiosi premi e a grandi manifestazioni internazionali. Sarà però l’ambìto Grand Prix, ottenuto all’Esposizione universale di Parigi nel 1900, a lanciare definitivamente la sua pittura di luce e colore sulla scena internazionale.
Suoi dipinti sono appesi alle pareti dei musei più prestigiosi del mondo: la maggior parte dei capolavori sono ospitati a Madrid nel museo che porta il suo nome e che fu la sua casa ma di Sorolla ci sono opere anche al Prado, al Museo d’Orsay di Parigi, al Metropolitan di New York e perfino al Museo di belle arti dell’Avana, a Cuba. La sua poetica visiva si sviluppa con dipinti che spaziano dai ritratti individuali e di gruppo in esterni e interni ai paesaggi, da scene di infanzia, a carattere sociale, scene di genere, tra le luminose spiagge del Mediterraneo e le spiagge, meno assolate, che caratterizzano le regioni settentrionali della Spagna.
A Londra nel 1908 Joaquin Sorolla viene acclamato come “il più grande pittore vivente al mondo” e per la prima volta in Italia, a Palazzo Reale di Milano dal 25 febbraio al 26 giugno dello scorso anno, un’esposizione monografica ne ha ripercorsa la ricca e fortunata produzione artistica. Anche la Real Casa de la Moneda di Madrid celebra quest’anno Joaquín Sorolla con ben tre euro monete commemorative, una in oro e due in argento con applicazioni di colore.
Sui 200 euro coniati in oro proof (mm 30, g 13,5, 1500 pezzi disponibili sul mercato) campeggiano l’autoritratto di Sorolla e uno dei ritratti che fece alla moglie Clotilde la quale – oltre che compagna di una vita – fu anche sua musa e modella per tante opere celebri.
Spicca invece il colore sulle due monete in argento, a iniziare dalla 50 euro coniata in argento 925 al peso di ben 168,75 grammi per un diametro più da medaglia che da moneta, 73 millimetri. Prodotta in 3000 pezzi, la 50 euro per il centenario di Joaquín Sorolla presenta al dritto una scena raffigurante una “passeggiata elegante”, come era comune sulle spiagge di inizio secolo.
L’acqua e la sabbia della spiaggia prendono vita grazie a lunghe pennellate fornendo lo sfondo per le figure di sua moglie e sua figlia, Maria, che camminano vestite di bianco mentre il vento scompiglia vestiti e cappelli. Sul rovescio, invece, un bambino intento a giocare a riva con una barchetta a vela, soggetto che certo sconta l’assenza dei colori.
Terza moneta a commemorare il grande pittore spagnolo scomparso un secolo fa è un’oncia di puro argento coniata in formato quadrangolare da 36×36 millimetri in 7000 esemplari. Al dritto una delle opere più celebri di Sorolla, un quadro in cui un giovane seminudo conduce un cavallo a rinfrescarsi nelle acque del mare, lungo una spiaggia assolata. Al rovescio, in un poetico parallelo, una madre che copre e asciuga con tenerezza il proprio bambino, appena uscito dal mare in cui fino a poco prima si divertiva.
Per concludere, un’annotazione: in nessuna delle tre monete compare il ritratto, e neppure il nome, di re Felipe VI di Spagna è viene da chiedersi se sia stato lo stesso sovrano ad autorizzare, o a volere espressamente, questo cambiamento in fondo rivoluzionario e con cui la monarchia, sebbene costituzionale, cede il passo in moneta al nome della sola nazione. Scelta di modernità o solo di marketing?