“Tesoretti” di VECCHIE LIRE: si potranno mai cambiare in EURO?

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In Italia restano ancora circa 1,2 miliardi di euro in vecchie lire mai convertite nella moneta unica, ma forse si apre uno spiraglio per i proprietari

 

a cura della redazione | Si moltiplicano le notizie riguardanti “tesoretti” di banconote in lire ritrovati e che tanti cittadini italiani vorrebbero convertire in euro. L’ultima riguarda una signora 85enne che ha ereditato quasi 480 milioni da uno zio, celibe e senza figli.

L’eredità era custodita un una cassetta di sicurezza di un istituto bancario a Parma. Quando la pensionata è materialmente venuta in possesso del denaro la Banca d’Italia ha tuttavia rifiutato il cambio in euro. Con l’introduzione della moneta unica il 1° gennaio 2002, o meglio con il breve periodo di doppia circolazione che ne è seguito, le lire hanno infatti cessato di avere corso legale.

La legge aveva imposto, come termine per la conversione di banconote e monete denominate in lire, il 28 febbraio 2012, poi anticipato al 6 dicembre 2011 da un decreto legge emanato in via d’urgenza dal governo Monti e con decorrenza immediata.

È tuttavia intervenuta, nel 2015, la Corte costituzionale, dichiarando l’illegittimità della norma nella parte in cui disponeva la brusca anticipazione dei termini per il cambio. E, per dare attuazione alla pronuncia della Consulta, il MEF nel 2016 ha emanato a sua volta un decreto consentendo il cambio delle lire in euro a coloro che ne avevano fatto richiesta nel periodo tra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012.

La Banca d’Italia specifica, nel proprio sito, che è ancora possibile cambiare le lire in euro a condizione che il richiedente dimostri di aver presentato la richiesta tra quelle date mentre, per chi l’aveva presentata in precedenza, il cambio è consentito, senza dubbi interpretativi.

Bernini e Raffaello, la Montessori e Volta: illustri italiani che hanno nobilitato le vecchie lire fino al 2002 e che oggi, fatti salvi gli esemplari da collezione, per molti sono solo carta straccia senza possibilità di recupero del valore in euro
Bernini e Raffaello, la Montessori e Volta: illustri italiani che hanno nobilitato le vecchie lire fino al 2002 e che oggi, fatti salvi gli esemplari da collezione, per molti sono solo carta straccia senza possibilità di recupero del valore in euro

Il caso della pensionata che ha da poco ritrovato il tesoretto di 480 milioni di vecchie lire riporta d’attualità il fatto che l’Italia è l’unico tra i paesi dell’Eurozona in cui non è più possibile cambiare la vecchia valuta nazionale.

Il problema, spiega l’avvocato Elena Caparello in una intervista al Corriere della Sera, è quello della prescrizione: in Italia esiste una prescrizione decennale per l’esercizio dei diritti di credito e secondo il Codice civile il termine della prescrizione, ossia i dieci anni, decorrono dal giorno in cui sono stati trovati i soldi quindi, nel caso della pensionata, pochi mesi or sono.

Un tentativo che, se dovesse trovare un supporto in giurisprudenza, aprirebbe (forse) di nuovo la strada al cambio delle vecchie monete e banconote in lire da parte di migliaia di cittadini: al momento, si stima che siano infatti circa 1,2 miliardi euro, ossia circa 2.323.524.000.000 del “vecchio conio”, al cambio standard di 1936,27 lire per euro!