Va all’asta a Berlino a febbraio una rarità numismatica “di peso”, una kopparplåt svedese risalente al 1659 ripescata oltre un secolo fa nel Baltico
a cura di Fama Numismatic News | Il 2 febbraio 2023, nel corso della World Money Fair di Berlino, la ditta Künker metterà all’asta la Collezione Stefan Widegren. La raccolta è format principalmente da monete d’oro svedesi, ma anche da altre rarità in altri metalli.
Tra queste, è il caso di dirlo, c’è davvero una “grande” rarità dal momento che in asta andraà la seconda moneta storica più grande del mondo, una kopparplåt del valore di 8 daler d’argento e dal peso di ben 14,6 chilogrammi. Ecco la sua affascinante storia.
Il rame svedese: una preziosa risorsa, ma anche un problema
Nel XVII secolo in Svezia si trovavano le miniere di rame più importanti d’Europa. Quella di Falun forniva i due terzi della domanda europea di questo materiale, molto usato anche in campo bellico. Il rame veniva infatti trasformato in bronzo, che poi era usato per produrre cannoni e moschetti. I giacimenti di rame della Svezia furono decisivi affinché il paese diventasse la principale grande potenza del Nord Europa nel XVII secolo dilaniato dalla guerra.
Quando si trattava di argento, tuttavia, la Svezia non aveva quasi depositi. Ma anche questo metallo era importante: era infatti necessario per pagare le truppe, i mercenari e per scopi diplomatici. Pertanto, già il re svedese Gustavo Adolfo si chiese come ricavare quanto più argento possibile dalle riserve di rame della Svezia.
Pianta delle miniere di rame svedesi di Falun (Biblioteca Nazionale di Svezia, inv. n. 10315723)
I mercanti di Amsterdam, dove la Svezia vendeva il suo rame, pagavano infatti meno possibile il metallo inviato dal re. I suoi consiglieri, così, spiegarono a Gustavo Adolfo che il prezzo sarebbe aumentato se la quantità offerta di rame fosse diminuita.
Dal momento che la Svezia dominava il mercato del rame, era facile crearne una carenza “artificiale”. Tuttavia, ciò avrebbe ridotto anche la fornitura di argento a breve termine, il che significava che sarebbe stato difficile sostenere la produzione di monete d’argento in Svezia.
La soluzione: il rame come base per la monetazione
La soluzione più semplice sembrava anche la più ovvia: perché non utilizzare il rame, che altrimenti sarebbe stato inviato ad Amsterdam, come base per la monetazione svedese? Dopotutto, questo metallo era già d’uso comune per quanto riguarda le piccole denominazioni fin dai tempi antichi.
Così, nel 1624 fu emessa una prima serie di monete di rame con valori facciali rispettivamente di 2, 1 e ½ øre. Il peso di questi pezzi fu concepito in modo tale che il loro valore in metallo fosse uguale al loro valore nominale.
Moneta in rame da 1/2 øre in rame, a forma di lingotto, con data 1624 (g 14,75)
Di conseguenza, il re di Svezia ebbe diverse opzioni a sua disposizione. Finché il prezzo del rame ad Amsterdam non fosse stato di suo gradimento, le monete avrebbero circolato in Svezia. Se il prezzo fosse aumentato notevolmente, le monete di rame sarebbero scambiate con monete d’argento e il rame sarebbe poi stato venduto ad Amsterdam.
Il risultato: il metallo vile soppianta quello prezioso
Nel 1625, fino al 26% della produzione annuale di rame della Svezia venne utilizzato per la produzione di monete. Il governo svedese fece coniare grandi quantità di queste monete anche negli anni successivi. Sfortunatamente, questa strategia si rivelò tutt’altro che vincente.
Gli intraprendenti svedesi con risorse a disposizione, infatti, ebbero l’idea di acquistare loro stessi delle enormi quantità di monete di rame e offrirle sul mercato dei metalli quando il prezzo del rame fosse aumentato. Se, d’altra parte, il prezzo dell’argento avesse raggiunto il picco, gli svedesi avrebbero dovuto pagare commissioni elevate per cambiare le monete, cosa che non andava bene alla popolazione.
Un nuovo tentativo: lastre di rame sempre più grandi
Dal 1640, il Consiglio reale discusse l’introduzione di lastre di rame come mezzo di pagamento per transazioni più grandi. Ormai la celebre Cristina era succeduta a suo padre come regina di Svezia e le truppe svedesi stavano ancora combattendo una guerra religiosa apparentemente senza fine sul suolo tedesco.
La Svezia era ancora a corto di argento e aveva grandi quantità di rame. Allora, perché limitare le emissioni di rame alle monete øre? Perché non dovrebbero coniare anche daler di rame? Inizialmente furono creati modelli rotondi con un diametro di 22 centimetri e un peso superiore a tre chilogrammi con un valore nominale di 1 daler e ½.
Riga, medaglia ovale d’argento s.d. (intorno al 1643) di Johann Rethe. Al D/ effigie della regina Cristina di Svezia. Al R/ un genuio incorona la regina seduta su un trofeo di armi davanti alla città di Riga. Molto raro. Stima 6000 euro in asta Künker 380 (2023), n. 262
Tuttavia, la produzione si rivelò costosa, troppo costosa. Pertanto, un membro del Consiglio reale ebbe l’idea di utilizzare direttamente le lastre in cui il rame del Falun veniva prodotto da secoli per realizzare monete. Queste kopparplåt potevano quindi essere utilizzate sia come lingotti che come monete, a seconda delle circostanze.
Nel 1644 l’idea fu messa in pratica. Venne stabilito che 10 daler equivalessero a 19,72 chilogrammi. Sappiamo dai docuemnti che il Consiglio reale considerava questo peso “sostenibile”, non solo in senso figurato.
Svezia. Carlo X Gustavo, 1655-1660. Kopparplåt in rame equivalente a 8 daler d’argento, 1659, Avesta. Estremamente raro. Stima 150.000 euro in asta Künker 380 (2023), n. 343
In questo modo, furono emesse ben 26.539 kopparplåt da 10 e, fino al 1974, non ne era nota nemmeno una. La ragione della rarità delle kopparplåt svedesi è il fatto che esse vennero rifuse ogni volta che il prezzo del rame superò il loro valore nominale, cosa che si verificò abbastanza spesso.
Tuttavia, nel 1974 cinque esemplari di kopparplåt da 10 daler furono recuperate dal relitto di una nave naufragata, nel XVII secolo, al largo della costa baltica. Anche l’esemplare in asta Künker è stato scoperto in un relitto di nave, ritrovato all’inizio del XX secolo all’ingresso del porto di Riga. La maggior parte delle lastre da 8 daler che conteneva sono ora nei musei, ma le autorità russe vendettero alcuni pezzi a collezionisti privati.
L’eccezionale kopparplåt delle collezioni Hagander e Widegren
La nostra kopparplåt è stata prodotta nel 1659 sotto il re Carlo X Gustavo. Inizialmente, il re aveva pianificato di vendere la produzione annuale del rame di Svezia attraverso una compagnia francese. Per accelerare i negoziati, il re ordinò nel 1655 che non venissero più emesse lastre di rame. Tuttavia, l’accordo non si concretizzò e l’emissione di monete sotto forma di lastre di rame proseguì.
Il punzone al centro della kopparplåt ne indica il valore in daler d’argento
Carlo X Gustavo non voleva né poteva privare l’erario di questa risorsa: dopotutto, il paese coinvolto in diverse guerre. Nell’anno in cui la nostra kopparplåt venne realizzata, l’esercito svedese stava combattendo in Polonia nella Piccola Guerra del Nord.
La kopparplåt da 8 daler ha un peso di 14,6 chili: l’ordinanza sulla monetazione del 1649 stabiliva un peso di 1,812 chili di rame per ogni daler. Anche le dimensioni sono notevoli: 34×62,5 centimetri. Al centro il valore facciale è stato aggiunto mediante un punzone circolare, mentre agli angoli si notano i segni dei coni circolari con una corona e l’anno.
Uno dei punzoni agli angoli con corona, data e nome del sovrano di Svezia
Dopo più di un secolo e mezzo, ecco la fine delle kopparplåt
Già nel 1646 fu interrotta la produzione di lastre da 10 daler, nel 1682 anche quella di lastre da 8 daler. Tuttavia, nel XVIII secolo vennero ancora emesse lastre di rame più piccole. Fu solo il 1° gennaio 1777 che le lastre di rame furono definitivamente tolte dalla circolazione. A quel momento, più di 44.000 tonnellate di rame svedese erano state coniate in kopparplåt .