Non su moneta o medaglia, ma a lapis su carta: da una collezione privata un ritratto inedito di Vittorio Emanuele III opera del grande medaglista
di Roberto Ganganelli | Quando parliamo Giuseppe Romagnoli (1872-1966) noi numismatici pensiamo immediatamente alle tante, bellissime monete e medaglie modellate o incise da questo grande artista: la serie Impero, le 20 lire Littore e Cappellone, poi le lire repubblicane, le monete per l’Albania Italiane e l’AFIS… E l’elenco potrebbe continuare.
Parliamo infatti di uno dei massimi artisti del conio espressi dal nostro paese nel secolo scorso assieme ad Aurelio Mistruzzi e a Pietro Giampaoli: talenti poliedrici, longevi e dalla forte personalità artistica, capaci di affrontare tematiche diversissime e di spaziare fra stili, tecniche e soluzioni creative.
Romagnoli si formò dapprima presso Collegio Venturoli di Bologna, città in cui era nato, e dove seguì gli insegnamenti del pittore Luigi Serra e del decoratore Alfredo Tartarini. Proseguì quindi gli studi presso l’Accademia di Belle Arti del capoluogo emiliano iniziando a interessarsi di scultura e medaglisitica. Nel 1898 entrò a far parte della società Æmilia Ars su e partecipò all’Esposizione generale italiana a Torino; anche la Biennale di Venezia, per diverse edizioni, lo vide tra gli artisti presenti con sue opere.
Nel 1902 partecipò all’Esposizione internazionale d’Arte decorativa Moderna a Torino e tre anni dopo, per la Basilica di san Francesco a Bologna, realizzò un busto in terracotta di san Tommaso e una lastra tombale per la marchesa Emma Paladini. Romagnoli si dedicò anche ad altre opere funerarie, realizzando nel 1907 la tomba Guizzardi e nel 1908 la cella Albertoni, entrambe nel Cimitero monumentale bolognese.
Realizzò anche dei busti celebrativi commissionati dall’amministrazione bolognese e collocati nei palazzi pubblici cittadini. Nel 1900, quindi, si trasferì a Roma, dove prese a collaborare con gli artisti Ettore Ximenes e Giulio Aristide Sartorio; nel 1908 realizzò la statua della Gloria per il Vittoriano che sarebbe stato inaugurato nel 1911, 50° anniversario del Regno.
Nello stesso anno fu chiamato a far parte della prestigiosa Accademia di San Luca. Nel frattempo, dal 1909 era divenuto direttore della Scuola dell’arte della medaglia presso la Regia Zecca, un incarico che – con quello di incisore – avrebbe mantenuto fino al 1954 segnando, di fatto, la formazione di intere generazioni di artisti del conio italiani e la monetazione del nostro paese.
Su tante opere in tondello realizzate fino al 1946, Romagnoli ha delineato ritratti di re Vittorio Emanuele III divenuti iconici, almeno per gli appassionati di numismatica e di medaglistica: quello a capo scoperto delle 5 lire Aquilotto e delle 10 lire Biga, quello con elmetto Adrian e uniforme del Cappellone, il ritratto “imperiale” che rispecchia un sovrano ormai anziano e disilluso.
Vi presentiamo qui, invece, un ritratto inedito del “re numismatico”, sempre di mano del maestro Romagnoli il quale, non dimentichiamo, fu per tutta la vita anche un valente pittore, un artista “a tutto tondo”, insomma.
Si tratta di un disegno su carta a matita e biacca di grande formato, 48 centimetri di base per 61 di altezza, sul quale Vittorio Emanuele III è ritratto di tre quarti a destra e in uniforme. I tratti sono sicuri, il volto appare maturo e segnato ma non ancora troppo anziano. Si direbbe rispondente all’aspetto del sovrano fra la fine degli anni Venti e l’inizio dei Trenta, tuttavia il disegno non è datato.
A confronto con i profili regi in moneta modellati dal Romagnoli quello più affine ci appare, ovviamente capovolto in modo speculare, quello delle 5 lire Aquilotto e 10 lire Biga che tuttavia, sulle monete, è ritratto a collo nudo. Una somiglianza non indifferente – forse ancor maggiore – si riscontra quindi con il profilo di Vittorio Emanuele III usato per il dritto delle 20 lire Littore, quest’ultimo rivolto a desta.
La firma ROMAGNOLI in lettere maiuscole su questo ritratto inedito del sovrano è tipica dell’artista, con tanto di “sottolineatura”, un tratto comune ad altre sue opere pittoriche e grafiche. Non è tuttavia possibile stabilire se il disegno qui pubblicato sia stato realizzato in vista di un’opera numismatica o medaglistica.
Come non sappiamo, ovviamente, se Vittorio Emanuele III abbia posato per questo bel disegno, anche se appare poco probabile; più facilmente, grazie alla propria esperienza e a fotografie ufficiali del re – di cui in Regia Zecca vi era ampia disponibilità – Giuseppe Romagnoli diede vita a questo bel disegno che oggi si trova nella collezione privata di un cultore di numismatica che ringraziamo dal momento che ce ne ha inviate le immagini e ce ne ha permessa la pubblicazione.