di Roberto Ganganelli | Inauguriamo questa rubrica dedicata alle monete in oro più belle e significative di tutto il mondo e di ogni epoca con un formidabile statere coniato tra il 323-322 e il 315 a.C. dalla zecca di Pella per il Regno di Macedonia e, nello specifico, per Filippo II (359-335 a.C.). Una moneta che, pur nelle sue ridotte dimensioni – pesa infatti g 8,54 per appena mm 21 di diametro medio – non solo ci narra un passaggio importante della storia classica ma ci svela anche, con la bellezza e la cura dei suoi dettagli, un’arte incisoria che duemila e ottocento anni fa aveva già raggiunto vette di assoluta perfezione.
Nel corso del IV secolo a.C. la Macedonia emerse come una potenza con cui le principali polis della madrepatria greca – da Atene a Corinto a Tebe – non potevano più evitare di confrontarsi. Queste città-stato, un tempo egemoni, si dimostrarono ben presto incapaci di fermare l’avanzata macedone come confermò in modo evidente, fra le altre, la cocente sconfitta subita dai Greci nei pressi di Chaeronea nel 338 a.C. Grazie a quello e ad altri successi sul campo, oltre che ad un’azione diplomatica accorta ed articolata di Filippo II, figlio del re macedone Amyntas III, la Macedonia ellenizzata si pose come realtà egemone riorganizzando la propria struttura politica e gettando le basi per quel potere che sarebbe stato esercitato poi da Alessandro Magno.
Lo statere a nome di Filippo II qui illustrato ci dà ampia testimonianza di questa strategia. Quando si decise la battitura di monete in oro, infatti, si dovette privilegiare un soggetto che fosse riconoscibile ed apprezzato da tutti i Greci e la scelta ricadde sul profilo del dio Apollo. In tal modo, oltre tutto, Filippo II adottava e continuava nella produzione di una tipologia monetale fortunata, già adottata da Olinto, città della Federazione Calcidica che egli aveva conquistato nel 348 a.C. L’oro, invece, proveniva da Pangaeum, città il cui territorio era ricco di giacimenti e che il macedone aveva posto già nel 357 sotto il proprio controllo.
Di ancor maggiore significato ci appare, in questo contesto di progressiva espansione del potere di Filippo II, il fatto che i nuovi stateri furono battuti sul piede ponderale attico, il più diffuso e accettato nell’intero mondo greco. Gli stateri a nome del padre di Alessandro devono quindi il loro lungo successo anche al fatto di essere stati pensati tenendo conto della realtà monetaria esistente e non imposti per creare un nuovo standard.
Così, queste belle monete non solo furono accettate con favore fuori dall’Impero macedone, ma vennero coniate a lungo anche dopo la scomparsa del loro ideatore. Quel Filippo che, tuttavia, con questo statere rimase immortale non soltanto per il suo nome impresso nell’esergo del rovescio ma anche per quella biga in corsa verso destra, simbolo di una gara vinta ad Olimpia, dallo stesso Filippo II, nell’anno 356 a.C.