Tre animali sacri per simboleggiare le divinità maggiori di Roma: così, su una rarissima coniazione adrianea, appare la Triade Capitolina
di Roberto Ganganelli | Giove, Giunone, Minerva: già Tito Livio citava nel suo Ab Urbe Condita queste tre divinità come le rappresentanti della grandezza di Roma, venerate insieme in un grande tempio del Capitolium, quello dedicato a Giove Ottimo Massimo, dove si trovavano tre celle con altrettante maestose statue.
Giove, Giunone e Minerva, supremi protettori dell’Urbe
Queste tre divinità, sotto la cui protezione era stata posta la città di Roma, iniziarono tuttavia ad essere indicate come “Triade Capitolina” solo nel XIX secolo, anche perché nelle testimonianze letterarie antiche, la “triade” era composta da Giove, Marte e Quirino.
Ma come accadde che le divinità arcaiche – Diter, Mamerte e Quirinus – che formavano l’antica triade latina vennero sostituite dal nuovo “terzetto” di evidente origine greca? Secondo molti studiosi, nelle celle del tempio di Giove Ottimo Massimo erano venerate Giove, Giunone e Minerva e quel tempio era stato voluto dai Tarquini, i re etruschi di Roma. Quindi, alla loro volontà risalirebbe la sostituzione delle divinità maschili e guerriere della triade italica con quelle femminili e – portatrici di conoscenza e fecondità – dei popoli orientali.
Durante tutta l’età repubblicana la triade fu quella formata dalle divinità che venivano venerate nel tempio capitolino dove ognuna di loro aveva la propria cella: Giove al centro, Giunone a destra e Minerva a sinistra. E il culto per quella che oggi chiamiamo Triade Capitolina rimase vivo anche in epoca imperiale, con riflessi anche nella monetazione.
Il medaglione di Adriano per la Triade Capitolina
Risale al periodo 123-128 d.C., in particolare, un magnifico medaglione del diametro di 54 millimetri, coniato in oricalco con coni del diametro di quelli di un normale sesterzio, durante il regno di Adriano. Il medaglione, noto in appena tre esemplari, riporta al dritto il profilo imperiale laureato, rivolto verso destra, con legenda HADRIANVS AVGVSTVS.
Al rovescio la Triade Capitolina non rappresentata, tuttavia, sotto sembianze umane – come, ad esempio, accade in un denario repubblicano del 112-111 a.C. – bensì con Giove, Minerva e Giunone incarnati dai rispettivi animali simbolo: l’aquila, la civetta e il pavone. In basso COS III (RIC II.3, 2825). Del medaglione esiste anche un’altrettanto rara versione in bronzo senza anello esterno, nel diametro di 35 millimetri circa.
Forza, conoscenza, bellezza: l’anonimo incisore dei coni di questo magnifico medaglione adrianeo ha voluto sublimare le tre divinità maggiori di Roma sotto forma animale dando vita ad una composizione di grande bellezza decorativa.
Il gruppo scultoreo di Giudonia Montecelio
Della Triade Capitolina ci è giunta una sola rappresentazione scultorea completa, risalente al 160-180 d.C. e ritrovata a Guidonia nel 1992 nel Parco dell’Inviolata, oggi visibile nel Museo archeologico “Rodolfo Lanciani” a Guidonia Montecelio.
Il gruppo, realizzato in marmo lunense, ci mostra Giove, Giunone e Minerva seduti su un unico trono. Giove, al centro, regge uno scettro nella sinistra e un fascio di fulmini nella destra; alla sua sinistra Giunone diademata e velata con scettro nella sinistra e patera nella destra; alla sua destra, invece, Minerva con elmo corinzio. Il braccio destro, che risulta mancante, era probabilmente sollevato per sostenere l’elmo.
Tre piccole Vittorie alate incoronano le divinità: Giove con una corona di quercia, Giunone cinta di petali di rosa, Minerva di fronde d’alloro ed ecco, ai loro piedi, i tre animali sacri: l’aquila, il pavone e la civetta.
Quegli stessi animali che diventano protagonisti – oltre che su altre monete del periodo imperiale – nel bellissimo e raro medaglione dell’imperatore Adriano.