Una raccolta numismatica dedicata ai pontefici andrà all’incanto il 16 giugno: spiccano una serie di sigilli papali in piombo dal XIII al XVIII secolo
a cura della redazione | Si svolgerà online (con pre offerte possibili fino alle 14.00 del 16 giugno) e sarà battuta live, dalle ore 15.00 dello stesso giorno, la prossima asta Gadoury che propone per interno una interessante collezione di monete, medaglie e sigilli dei romani pontefici, dal Senato a Clemente XI, composta da ben 537 esemplari.
Eclettica, varia, con monete comuni e altre rare, arricchita da bolle plumbee spesso di pregio, la raccolta (clicca qui per il catalogo online su Biddr.com) testimonia una vita intera di passione numismatica del suo proprietario e, il 16 giugno, gli oggetti di quella passione verranno accolti in decine di altre collezioni.
Nella collezione troviamo decine di coniazioni avignonesi, un settore della monetazione papale non sempre abbastanza considerato dagli appassionati italiani; tra queste alcune rarità assolute e in alta conservazione. Interessanti anche una serie di monete di piccolo taglio relative a officine periferiche come Ancona, Montalto, Gubbio e Foligno.
Molti gli esemplari in argento, compresi interessanti testoni e qualche piastra, pochi quelli in oro. Si tratta tuttavia di un catalogo da sfogliare con attenzione proprio per la presenza di monete che, spesso, sfuggono alle vendite “maggiori” e per le basi d’asta abbordabili anche da parte dei neofiti collezionisti.
È tuttavia alle bolle, la parte più interessante dell’asta Gadoury del prossimo 16 giugno che vogliamo dedicare un piccolo approfondimento dal momento che ognuno di questi manufatti rappresenta il signum impresso nel piombo con cui il pontefice in carica rendeva ufficiali editti, corrispondenza, atti diplomatici.
Antichissimo per origine, il sigillo pontificio può essere in alcuni casi anonimo – con i volti degli apostoli Pietro e Paolo, la legenda S PA S PE e, al rovescio, la croce con la parola PAPAE – oppure nominativo: un esempio del primo tipo lo troviamo al lotto 417. Un rarissimo esempio di bolla papale nominativa di fine ‘200 è dato da quella di Celestino III, 1191-1198, proposto al lotto 436.
Con ritratto di san Pietro e chiavi decussate sono invece parte delle bolle del Contado Venassino, dominio d’Oltralpe dei pontefici, come l’esemplare proposto al lotto 438.
C’è poi la bolla incisa da Emiliano Orfini, zecchiere papale raffinatissimo, per il pontefice Paolo II Barbo, 1464-1471. Su questa impronta (lotti 455-456) appaiono infatti al dritto i principi degli apostoli a figura intera e, al rovescio, il pontefice in trono, con dietro un cardinale, mentre riceve un’ambasceria.
Rara e pregiata, soprattutto per la brevità del pontificato, è poi la bolla di Adriano VI, 1522-1523, proposta al lotto 458. Seguono impronte in piombo per pontefici del XVI-XVIII secolo a testimoniare la durata di una tradizione simbolica e artistica plurisecolare (basti pensare che anche Pio IX, ultimo papa re, apponeva sui documenti un sigillo del tutto simile, con le due teste degli apostoli e il suo nome).
L’asta Gadoury del 16 giugno si completa con una selezione di sigilli in piombo di città, autorità civili ecclesiastiche, ordini cavallereschi e personaggi privati e con una piccola selezione di volumi, incentrata soprattutto sulla sfragistica ma anche sulla monetazione.