Da amico fidato di Giulio Cesare a congiurato nella sanguinosa giornata delle Idi di Marzo: la storia e le monete di Decimo Bruto Albino
di Roberto Salati | Pochi periodi della storia sono così densi di eventi eccezionali e di personalità titaniche come gli ultimi anni della Repubblica a Roma. Nel volgere di un trentennio si è deciso il mondo per i successivi quattro secoli, sono state impostate le basi di un’autorità centrale mondiale, decisi i destini di interi popoli.
Il quadro storico di un passaggio epocale
Accanto ai grandi nomi agirono personaggi minori, che in altri periodi storici avrebbero forse goduto di miglior fortuna. Tra loro merita di essere ricordato Decimo Bruto Albino, uno dei cesaricidi, non il più famoso Bruto, l’architetto della congiura, ma un suo omonimo.
I due Bruti, oltre al nome, condivisero altre affinità, entrambi tradirono Giulio Cesare, entrambi congiurarono e lo pugnalarono, emisero monete in qualità di magistrati monetali, comandarono eserciti per conto del Senato, entrambi infine perirono, chi più teatralmente chi più miseramente, a causa di quello scellerato gesto.
Decimo Giunio Bruto Albino nasce probabilmente verso il 90 a.C. ed è figlio di Decimo Giunio Bruto, console nel 77. Successivamente viene adottato da Aulo Postumio Albino, console del 99, e passa quindi dalla Gens Junia alla Gens Postumia.
Ben presto vediamo il giovane Decimo Bruto al seguito di Cesare nella campagna di Gallia.
Cesare ha molta fiducia in lui, gli affida incarichi importanti. Viene nominato spesso nel De Bello Gallico ed assieme ad Antonio, Labieno ed altri pochi eletti costituisce il suo stato maggiore.
E’ comandante della flotta durante l’assedio di Marsiglia nel 49. Poi viene da Cesare nominato governatore della Gallia Transalpina e più tardi promesso al governo della Gallia Cisaplina. Giunto a Roma Decimo Bruto diventa magistrato monetale per l’anno 48, assieme ad Ostilio Saserna e Caio Vibio Pansa. I tre emettono una serie memorabile di monete commemorative delle vittorie di Cesare in Gallia.
Tuttavia negli anni qualcosa cambia nell’animo di Decimo Bruto, che si allontana dal suo benefattore. Forse egli vede veramente in Cesare un pericolo per la Repubblica, forse alcuni suoi interessi personali sono stati danneggiati.
E’ probabile che sentimenti di rancore personale lo abbiano allontanato da Cesare. Decimo Bruto infatti era stato escluso dalla campagna contro i Parti che il dittatore stava allestendo. Nel crescendo degli eventi che tribolarono la Roma repubblicana, Decimo Bruto aderisce infine alla congiura che mette fine alla vita di Cesare. Non è un congiurato qualunque.
Nella sua veste di luogotenente è l’ombra del dittatore negli ultimi giorni di vita. Capisce che l’ultimo momento opportuno per ucciderlo è il 15, dato che conosce i preparativi per la partenza della campagna contro i Parti. Accompagna la sera prima Cesare da Emilio Lepido ove il grande statista si augura una morte rapida ed inaspettata.
Lui stesso la mattina delle idi di marzo trascina un Cesare riluttante in Senato, ridicolizzando i presagi di Calpurnia. Manovra la congiura dall’interno, come vera quinta colonna e non è esagerato ritenere che dal punto di vista organizzativo l’omicidio sia in gran parte opera sua.
Il 15 marzo del 44, quindi, il suo pugnale si abbatte sul corpo di Cesare.
Abbiamo certezza che il suo colpo deve essere stato dei più pesanti: Decimo Bruto Albino compare infatti nel testamento del dittatore quale tutore di Ottaviano, ed erede unico nel caso Ottaviano rifiutasse. Basta questo a testimoniare i sentimenti che Giulio Cesare nutriva verso Decimo Bruto Albino.
Cesare fu ucciso da chi amava, da chi aveva ricevuto clemenza, dagli amici cui aveva concesso onore e gloria. Le ferite nell’anima fanno sentire la loro eco a venti secoli di distanza: dopo il tradimento di Marco Giunio Bruto, quello di Decimo Bruto Albino sembra essere il secondo, inatteso, sconcertante, tradimento che Cesare dovette subire alle idi di marzo del 44.
Nella confusione che seguì la morte del dittatore, Decimo Bruto viene insignito del comando della Gallia cisalpina ove si trasferì subito per reclutare un esercito da opporre ai cesariani.
In questo si rivela lungimirante ed operativo. Per questi stessi motivi Antonio lo insegue quasi subito assediandolo nei pressi della città di Mutina (Modena).
La situazione è in fase di stallo, quando un aiuto del tutto inaspettato lo toglie d’impaccio: Ottaviano stesso, con un esercito repubblicano concesso dal Senato. Questo incomprensibile comportamento di Ottaviano ben spiega la sua fredda capacità di calcolare le opportunità politiche. Per il momento la vendetta può aspettare. L’importante è stabilizzare la sua incerta posizione, obiettivo per il quale ci si può anche alleare con gli assassini di Cesare.
Sconfitto da Ottaviano fuori Modena, Antonio si ritira in Gallia transalpina. Decimo Bruto viene insignito del comando supremo delle truppe repubblicane e decide di incalzare Antonio in Gallia Transalpina per impedirgli di assestarsi. L’intenzione gli fa onore da punto di vista strategico, tuttavia la maggior parte dei legionari ha combattuto agli ordini di Cesare e si rifiuta di combattere in una guerra civile per loro incomprensibile. Decimo Bruto, nonostante la defezione dei soldati, ostinatamente si reca in Gallia con un contingente ridotto.
Di fronte alle truppe di Antonio, l’esercito di Decimo Bruto si sfalda e abbandona il suo tenace generale al suo destino. Per Decimo Bruto l’ultima speranza è raggiungere gli altri congiurati in Oriente. Ma nel tentativo di una disperata traversata in un territorio ostile, Decimo Bruto viene catturato da un capo gallico che, imprigionatolo, lo uccide in seguito per ordine di Antonio. Una fine disonorevole per un uomo che aveva goduto del favore di Cesare.
Traditore o eroe della causa repubblicana? In piccolo i dubbi che ancora oggi gravano sulla figura del Bruto maggiore, ricadono sul meno noto Decimo Bruto Albino. Personaggi discussi, che la Storia a distanza di duemila anni non ha ancora né condannato né assolto.
La monetazione di Decimo Bruto Albino
All’arrivo di Cesare a Roma nel 49 a.C., il monetario Q. Sicinius fugge con Pompeo in Grecia. Il collegio dei magistrati monetali rimane quindi in mano a Manlio Acilius Glabrio, verosimilmente filocesariano, che provvede tra l’altro ad una emissione di denari recanti il tipo della Salus.
Nel 48 Cesare nomina responsabili delle attività della zecca Ostilio Saserna, Caio Vibio Pansa e Decimo Bruto Albino. Le emissioni di quest’ultimo vengono generalmente inserite tra quelle della gens Postumia.
Si conoscono tre monete emesse da Decimo Bruto, tutte nel corso dell’anno 48, più un’emissione a metà con Caio Vibio Pansa. La sua monetazione si inserisce in pieno nella propaganda di moderazione e riconciliazione messa in atto da Cesare al momento del suo ritorno a Roma quale vincitore umano e misericordioso.
Il significato politico di questa moneta è molto chiaro ed allude alle vittorie di Cesare in Gallia: la carnyx, tromba celtica da guerra, anche in altre monete coeve è considerata il simbolo della Gallia. Tra le due carnyx uno scudo gallico ovale, con le tipiche decorazioni, e uno rotondo.
Marte rinforza il riferimento bellico di questa emissione, sostanzialmente celebrativa delle conquiste di Cesare. Notiamo tuttavia che il monetario tiene a precisare le proprie origini nella affermazione Bruti Filius, con cui fa riferimento alla sua passata appartenenza alla gens Junia.
La Pietas al diritto allude alla capacità di perdono vantata dal conquistatore delle Gallie. Anche il rovescio con le due mani che si stringono, in segno di amicizia, rimarca questa parte evidentemente strategica della politica di Cesare al suo ritorno a Roma da dittatore. Il caduceo rappresenta infine, come noto dalla simbologia romana, uno degli attributi della Felicitas.
Delle tre monete di Bruto Albino questa è la più interessante. Data la sua adozione alla gens Postumia, Decimo Bruto si sente in dovere di onorarla citando un antenato dell’illustre casata. Il ritratto al diritto è di un console A. Postumio.
Ma a quale dei tanti consoli e magistrati della famiglia Postumia si riferisce? Almeno tre rivestirono incarichi ufficiali nei decenni precedenti, anche se nessuno di essi si distinse particolarmente. Crawford ritiene che non ci siano elementi per propendere per alcuno di loro.
Secondo l’acuta osservazione di Amisano, un gioiello di famiglia c’è, ed è il Postumio Regillense, il console che aveva portato alla vittoria i romani al lago Regillo. E’ probabile che un busto del famoso antenato fosse visibile nelle case dei discendenti ancora nel 48 a.C. e che quindi il ritratto raffiguri realmente l’antico avo.
Si tratterebbe quindi dell’unica raffigurazione di questo eroe della tradizione romana delle origini. Volto massiccio, squadrato, espressione austera, tipica del romano delle origini, contadino legato alla terra, non stentiamo a credere che si tratti proprio del Regillense.
Quest’ultima emissione riporta il diritto di un denario di Caio Vibio Pansa ed il rovescio di una moneta di Decimo Bruto Albino. Non è un ibrido perché il diritto è lievemente diverso da quello di Pansa emesso con al rovescio Jovis Anxur.
E’ una moneta molto rara, forse emessa in tale guisa per dimostrare la concordia e l’amicizia tra i due magistrati monetali. Si suppone anche che la moneta testimoni un momento di passaggio, quando, terminate le emissioni di Pansa, si sia passati a quelle di Decimo Bruto.
Bibliografia essenziale
- Michael H. Crawford – Roman Republican Coinage, Oxford University Press, Oxford 1974
- Gianguido Belloni – La moneta romana – società politica cultura – Carocci 1993
- Fiorenzo Catalli – La monetazione romana repubblicana – Libreria dello Stato IPZS, Roma 2002
- Fiorenzo Catalli – Monete dell’Italia antica – Libreria dello Stato IPZS, Roma 1995
- Fiorenzo Catalli – Numismatica greca e romana – Libreria dello Stato IPZS, Roma 2003
- Angelo Forzoni – La moneta nella storia. Vol. I – Libreria dello Stato IPZS, Roma 1995
- Silvana Balbi De Caro – La Banca a Roma – Quasar edizioni, Roma 1989
- Giuseppe Amisano – La storia di Roma antica e le sue monete – Editrice Diana, Cassino 2004
- Christopher Howgego – La storia attraverso la moneta – Quasar edizioni, Roma 2002
- David R. Sear – The History and Coinage of the Roman Imperators 49 BC –31 BC – Spink, London
- David R. Sear – Roman Coins and their Values vol. I – Spink, London 2000