Venne coniata a Musso, sul Lago di Como, una magnifica moneta del Medeghino che a maggio tornerà in asta dopo decenni dall’ultima apparizione

 

di Roberto Ganganelli | Si svolgerà a Pavia il 22 maggio prossimo l’incanto numismatico n. 59 della ditta Varesi e, in attesa di presentarvi il catalogo nella sua completezza, ringraziamo Alberto Varesi per averci messo a disposizione immagini e informazioni su una moneta rarissima e dalla storia affascinante che da decenni non appariva sul mercato.

Si tratta di un grosso da due soldi coniato nella piccola zecca lombarda di Musso, piccola località sul Lago di Como che oggi conta meno di un migliaio di abitanti ma che nel ‘500 divenne famosa per essere una delle roccaforti di Gian Giacomo de’ Medici, detto “il Medeghino” (1498-1555).

Il Medeghino, un abile condottiero con ben pochi scrupoli

Formidabile e temuto condottiero, il Medeghino si ricavò una sfera di potere sia per il fatto essere il fratello di papa Pio IV che per aver, come capitano di ventura , dato man forte ad un altro Medici – Cosimo I di cui, invece, non era parente – nella guerra contro Siena, fatto che gli permise, più tardi, di fregiarsi nel blasone dello stemma a sei bisanti.

Monumento funebre del Medeghino fuso in bronzo a opera di Leone Leoni, scultore ed eccellente medaglista
Monumento funebre del Medeghino fuso in bronzo a opera di Leone Leoni, scultore ed eccellente medaglista

A quell’epoca, anche grazie ai successi militari riportati al servizio dell’imperatore Carlo V, il Medeghino riuscì ad aggregare il piccolo feudo di Musso con il Marchesato di Marignano (Melegnano) ottenuto come riconoscimento per i suoi servigi.

E sul Lago di Como, grazie a due piazzeforti quasi imprendibili e ad un’efficiente, piccola flotta navale, Gian Giacomo de’ Medici spadroneggiò per anni tanto da essere chiamato “il pirata del Lario”.

Non era certo un personaggio tranquillo, del resto: sappiamo ad esempio che uno dei suoi crimini più efferati fu il sequestro di un ricco possidente, tale Stefano da Birago, per cui ottenne un riscatto di 1600 scudi.

Il Medeghino però, in attesa del pagamento, si divertì a seviziare per settimane nel peggiore dei modi il prigioniero. Fu così che la fama della sua ferocia e la paura nei suoi confronti aumentarono a dismisura.

La parabola del Medeghino si concluse nel novembre del 1555 quando Gian Giacomo morì improvvisamente nel suo palazzo milanese; le voci che si diffusero immediatamente parlarono di un avvelenamento, niente di strano per un uomo che aveva vissuto come lui.

Le rare monete a nome di Gian Giacomo de’ Medici

Gian Giacomo de’ Medici fece battere monete nelle zecche di Musso, fra il 1528 e il 1530, e una serie di ossidionali a Como nel 1531-1532. Il grosso che qui presentiamo ha anch’esso una storia affascinante, dal momento che proviene da un listino della prestigiosa ditta numismatica Ratto del febbraio 1966, dove era offerto al lotto 509 (giudicato in conservazione Bb) alla cifra, esorbitante per l’epoca, di 650.000 lire.

Quattrino di Musso a nome del Medeghino e con al rovescio una croce fiorata
Quattrino di Musso a nome del Medeghino e con al rovescio una croce fiorata

Inserita nel catalogo dell’asta Varesi n. 59, la moneta si rivela in tutto il suo fascino con, al dritto, la legenda IO[annes] IA[cobus] DE MEDICIS MAR[chio] MVSSI, stemma bipartito da linea orizzontale con in alto l’aquila imperiale araldica ad ali aperte e la lingua dardeggiante dal becco, in basso un globetto.

Inedito al Corpus e al Mir, questo magnifico esemplare di grosso da due soldi è in argento, ha un diametro di 27 millimetri per 2,58 grammi di peso, è in conservazione Spl e sarà esitato a partire da una base di 7000 euro al lotto 221.

Un rovescio “eroico” fra classicità e citazioni bibliche

Al rovescio del grosso da due sodi spicca la legenda latina DOMINE SALVA VIGILANTES e una piccola caravella, con vela quadrata gonfiata dal vento, che naviga nelle acque in tempesta (il Lario, ma idealmente il mare) e condotta in coperta da un nocchiero in nudità eroica volto a destra, che regge la barra del timone.

Per quanto riguarda la raffigurazione è da notare come – con ovvio intento propagandistico – il nocchiero altri non è se non il Medeghino stesso, riconoscibile dal profilo barbuto ed esaltato nella sua immagine guerriera da una posa dinamica e assai “muscolare”.

Inoltre, l’imbarcazione non è, come scritto in passato, un brigantino (veliero a due alberi), bensì un piccola caravella lacustre ad albero singolo e dalla vela quadrata, un tipo di nave ideato nella Penisola Iberica e che, come ben sappiamo, ebbe già gloria col viaggio di Colombo verso le Indie Occidentali.

Un’agguerrita flottiglia per vigilare sul Lago di Como

Suggestiva anche la legenda, uno dei motti del Medeghino, che recita DOMINE SALVA VIGILANTES, che riecheggia sia il Cantico di Simeone, che recita SALVA NOS DOMINE VIGILANTES CUSTODI NOS DORMIENTES UT VIGILEMUS CUM CHRISTO, ET REQUIESCAMUS IN PACE (“Nella veglia salvaci o Signore, nel sonno non ci abbandonare, il cuore vegli con Cristo, il corpo riposi in pace”) che il secondo capitolo del Vangelo di Luca ove si legge BEATI […] QUOS […] INVENERIT VIGILANTES (“Beati coloro che avrà trovato vigili”).

Un quattrino col Medeghino e al rovescio il Lario e un'imbarcazione a vela
Un quattrino col Medeghino e al rovescio il Lario e un’imbarcazione a vela

Il motto evangelico, nel contesto della monetazione di Gian Giacomo de’ Medici, si riferisce al suo ruolo di vigile sentinella del Marchesato di Musso esercitato attraveso l’impiego di una piccola flotta di vascelli sul lago di Como.

Nel castello mediceo di Melegnano, peraltro, esistono e si possono ammirare ancora oggi vari affreschi che raffigurano il Medeghino come appare anche sul grosso e su un’altra delle sue rarissime monete, il testone in argento con ritratto.

Il castello di Melegnano, le rive del Lago di Como, le navi nel porto: ecco il "piccolo mondo" del Medeghino, su cui il Medici signoreggiò per decenni lasciando anche delle rare monete
Il castello di Melegnano, le rive del Lago di Como, le navi nel porto: ecco il “piccolo mondo” del Medeghino, su cui il Medici signoreggiò per decenni lasciando anche delle rare monete

Pirata o signore, dunque, il Medeghino? Verosimilmente sia l’uno che l’altro e sta di fatto che con questo grosso da due soldi ed altre suggestive monete – oltre che con la spada e le sue fidate, spietate milizie – Gian Giacomo de’ Medici è riuscito a ricavarsi un posto nella storia e nella numismatica italiane.