Alla scoperta di storia e segreti di una serie di intriganti oggetti para numismatici, le spintriae della prima età imperiale con scene erotiche
di Franco Guillermo Mazzanti | Nella numismatica romana, oltre alle normali monete esistevano delle tessere bronzee, oggetti simili a gettoni, che vennero coniate nella prima età imperiale con moduli variabili da 20 a 23 millimetri.
In questo articolo ci soffermeremo sulle spintriae, tessere erotiche che, secondo la teoria tradizionale, si ritiene venissero usate nei lupanari [luoghi di esercizio della prostituzione: ve ne erano di vari livelli, adatti a tutte le condizioni sociali e disponibilità economiche] per pagare le prestazioni sessuali delle prostitute.
Le tessere recavano sul diritto la testa dell’imperatore o di un membro della famiglia imperiale (più raramente di due individui); sul rovescio vi erano dei numerali, da I a XVI, circondati da una corona di alloro o di perline, oppure dalla legenda AVG; in entrambi i casi, le tessere erano fabbricate in bronzo o in piombo. Ve ne erano molte che, invece della testa dell’imperatore, recavano sul diritto immagini allegoriche, mitologiche, storiche o di altra natura [GNECCHI, F. 1935, pp. 322-326].
Si è supposto che le tessere numerate fossero usate per fornire agli spettatori indicazioni relative alla cavea del teatro ove recarsi. La critica recente ha tuttavia supposto ulteriori utilizzi in altri campi dell’attività romana. Martini [SAVIO, A. 2014, pp. 291-299], identificando la corona di alloro come “corona triumphalis”, ne ha supposto un utilizzo a fini militari.
Tra eros e numismatica, quale ruolo per le spintriae?
Fra le tessere più interessanti, troviamo le spintriae; esse recavano, sul diritto, la rappresentazione di scene erotiche con diverse varianti di coito o fellatio mentre, sul rovescio, vi erano i numeri da I a XVI e su alcune tessere recanti i numeri II, IIII e VIII, era apposta talvolta la lettera A.
Secondo la teoria tradizionale, si suppone, che i numeri indicassero il costo delle prestazioni sessuali in assi, dato che le prostitute non sempre parlavano latino, il che spiegherebbe il significato della lettera A, iniziale della parola Asses, e il XVI corrisponderebbe quindi alle frazioni del denario.
Nonostante l’esiguo numero di testi dedicati ai gettoni romani, gli studiosi si sono concentrati sulle due categorie dei “gettoni numerali” e delle “tessere erotiche”, per due importanti ragioni: in primo luogo, per l’alto numero di esemplari rinvenuti e, in secondo luogo, per le modalità della loro produzione, che sembra esser stata a carattere pubblico.
Le principali pubblicazioni di riferimento, in questo settore, sono quelle di Henry Cohen, Mikhail Ivanovich Rostovtzeff e Maurice Prrou. Al primo autore dobbiamo la classificazione dei gettoni in imperiali, mitologici, ludici, erotici, commemorativi e mistici. Oggigiorno, tuttavia, queste classificazioni sono ritenute obsolete, e sono in attesa di aggiornamenti [MARTINEZ CHICO D. 2019, pp. 107-138].
Fig. 1 | Epoca di Tiberio. Circa 22-37 d.C. CNG asta elettronica n. 80, 2012, lotto 125. D/ Selinos (?) a cavallo di un asino che cammina verso destra con campanaccio attorno al collo. R/ A • I all’interno di cerchio di perline. Materiale: Æ – Diametro: 20 mm – Peso 4,27 g
Il termine spintria, di etimologia incerta, fu comunque sempre associato dai Latini a persone, intese soprattutto come giovani omosessuali passivi. Secondo Tacito [PUBLIO CORNELIO TACITO, Libro 6, verso 1], questo termine compare per la prima volta al tempo di Tiberio e deriva dall’oscenità della posizione dei giovanetti sottomessi sessualmente all’imperatore.
Svetonio ci informa che Caligola fece espellere da Roma tutte le spintriae (giovani omosessuali) dediti a piaceri aberranti, mentre Vitellio (imperatore romano nell’anno 69 d.C.), durante la sua infanzia a Capri sarebbe stato anch’egli una spintria! [GAIO SVETONIO TRANQUILLO, De Vita Caesarum, Tiberius, verso 43].
Le spintriae nella storia degli studi dal Seicento in poi
Alberto Campana, nel suo articolo Tessere erotiche, pubblicato negli annali del convegno di Atina del 2009 [CAMPANA, A. 2009, pp. 43-96], cita tre teorie interessanti di autori diversi:
- Spanheim, in un manoscritto del 1664 [SPANHEIM E. 1664, p. 285, in CAMPANA A., pp. 43-96], sosteneva che le tessere erotiche fossero conosciute come spintriae sin dall’epoca rinascimentale ma le prime attestazioni scritte si trovano nei testi di Marziale [MARCO VALERIO MARZIALE, EPIG., libro 8. verso 78] che le descrive come lasciva numismata, e in Giovenale [DECIMO GIUNIO GIOVENALE, SAT., libro 6. verso 298] che ne parla come obscena pecunia.
- Eckhel, nel 1798, facendo ampio riferimento a Spanheim, confermò che le spintriae dovevano essere tessere d‘ingresso a Giochi Floreali o a giochi “clandestini” [ECKHEL, J. H. 1798, vol. VIII, p. 315, in CAMPANA A., pp. 43-96].
- Nadrowski [NADROWSKI R. 1906, 52, p. 287, in CAMPANA A., pp. 43-96] il quale posticipava la datazione delle monete all’epoca di Domiziano, e ipotizzava che la lettera A affiancata dal numerale, in talune spintriae, stesse a significare Amor, sostenendo che solamente queste ultime fossero autentiche, mentre quelle senza la lettera A sarebbero imitazioni rinascimentali.
Da parte sua, lo studioso Francesco Gnecchi sostenne, nel 1935, che i numerali corrispondessero al valore in assi della prestazione sessuale, il cui valore più alto era equivalente a un denario suddiviso appunto in 16 assi.
Fig. 2 | Spintria “di fantasia”, XIX-XX secolo. CNG, asta elettronica n. 197, 2008, lotto 22. D/ Scena erotica. R/ Grande V all’interno di una corona. Materiale: Æ – Diametro: 35 mm – Peso: 24,39 g
Le cosiddette spintriae furono prodotte a Roma fra il governo di Augusto e quello di Claudio; secondo studiosi quali Buttrey, Simonetta, Riva, Martini, Jacobelli e il Campana, venivano probabilmente elargite a soldati e cittadini romani come incentivo prima di un lungo viaggio, il che spiegherebbe la loro ampia diffusione nei territori dell’Impero.
Theodore V. Buttrey [BUTTREY, T. V. 1973, pp. 52-63] ipotizzò che fossero usate come pedine per giochi quali, ad esempio, il duodecim scripta o il più popolare gioco della morra; le pedine potevano esser state utilizzate come segnalino per giochi, e i numeri stavano a significare mosse, posizioni o punteggi scommessi o guadagnati.
Sempre Buttrey sostiene che le spintriae e i gettoni (con le teste-ritratto) furono prodotte durante il ritiro di Tiberio a Capri, luogo dove si sarebbero verificate le scene salaci raccontate da Svetonio, e da questi denunciate come critica dei costumi dell’anziano imperatore, nel suo apparente disinteresse per le sorti dell’Impero.
Tali pettegolezzi sulla dissolutezza di Tiberio parrebbero frutto di pura fantasia, giacché fu l’imperatore più diffamato di tutta la storia di Roma. Fu tuttavia in questo periodo, durante il suo lungo soggiorno a Capri, che comparvero le spintriae raffiguranti coppie in copulazione.
Gettoni da postribolo o pedine di un gioco dimenticato?
L’ipotesi di Buttrey, delle spintriae come pedine da gioco, sarebbe avvalorata dall’assenza di loro ritrovamenti nei bordelli. Inoltre, il ritrovamento di spintriae con volti di imperatori, metterebbe in dubbio la notizia di Svetonio quando affermava che Tiberio proibì l’uso della valuta con il volto dell’imperatore nei lupanares [GAIO SVETONIO TRANQUILLO, DE VITA CAESARUM, TIBERIO, VERSO 58].
Fig. 3 | Epoca di Tiberio, 14-37 d.C. Tessera coniata intorno al 22/37 d.C. CNG asta elettronica n. 386, 2016, lotto 522. D/ Scena erotica con una figura maschile sdraiata sul fianco destro su un divano, appoggiata sul gomito mentre guarda la compagna di fronte a lui. R/ VI all’interno di una corona. Materiale: Æ – Diametro: 19 mm – Peso: 3,02 g
Il ritrovamento di un corredo funerario in una tomba di Mutina (Modena, Italia), con una spintria associata a un dado d’avorio e ad alcune collane di perline, oltre a scartare definitivamente l’ipotesi di Nadrowski su una loro datazione all’epoca domizianea, fa pensare che le spintriae potessero venire usate per motivi ludici, e non come valuta nei bordelli [MARTINEZ CHICO, D. 2019, in Revue Numismatique 176, pp. 107-138].
Fig. 4 – Affresco di un lupanare di Pompei, Regio VII, I sec. d.C. [Fonte web]
Altro mistero, ancora da chiarire, sono i numeri da I a XVI che comparivano sui rovesci delle suddette spintriae. Mowat [MOWAT, R., pp. 46-60, in CAMPANA, App. 43-96] elencava, nel 1913, diversi esempi di gettoni con numerali superiori a XVI, ma nessuno di essi fu classificato come spintria in ragione del numerale superiore XVI; in effetti, diversi pezzi classificati dallo studioso francese hanno numerali XX, XXVI e XXIX ma, mancando in questi casi illustrazioni e riferimenti letterari, non è possibile affermare che questi numerali siano correlati alle spintriae.
Rostovtzeff [ROSTOVTZEFF, M. 1905, pp. 22-30, 27, in CAMPANA, App. 43-96] propose un collegamento fra i numerali delle spintriae e le quattordici regioni augustee, ma la presenza dei numerali XV e XVI induce a cercare riferimento altrove. Più probabilmente, come accennato, i numerali delle spintriae equivalevano a somme fino a sedici unità, valore massimo del denario corrente nei bordelli; numeri più alti sono praticamente inesistenti.
Un pezzo al British Museum, citato da Mowat come spintria, reca, tuttavia, il numerale XIX (una serie con questo valore massimo poteva esser usata per il conteggio finale comprensivo dei “supplementi”?).
Buttrey ipotizzava che non vi fossero connessioni fra le immagini erotiche del diritto e le immagini del rovescio, dato che la stessa scena del diritto poteva comparire con diversi numeri sul rovescio. Su alcune tessere, i numeri sul rovescio venivano addirittura abbinati con le immagini dell’imperatore o della sua famiglia sul diritto.
Una classe a parte, gli esemplari con ritratti imperiali
Questi ritratti sono l’elemento in comune con un altro, e più cospicuo gruppo di tessere, ossia quelle con ritratti imperiali. Fra le tessere con ritratti imperiali, i ritratti più comuni sono quelli di Augusto, Livia, e Tiberio. Si conoscono ventisei tipi di ritratto della famiglia imperiale, di cui dieci con Augusto nudo, altri che lo raffigurato col capo avvolto in una ghirlanda o radiato, voltato di spalle oppure in piedi.
Augusto e Livia compaiono insieme in una serie, Livia da sola in due serie mentre, Tiberio compare in tre serie diverse. In questi casi, la cronologia dipende interamente dai busti-ritratto che non sono mai accompagnati da una legenda. Augusto e Tiberio si riconoscono facilmente, così come il ritratto femminile associato ad Augusto è certamente quello di Livia.
Fig. 5 | Divus Augustus, morto nel 14 d.C. Tessera coniata sotto Tiberio intorno al 22-37 d.C. CNG, asta elettronica n. 318, 2014, lotto 606. D/ Testa nuda a destra. R/ IIII grande all’interno del bordo di perline all’interno di una doppia corona. Materiale: Æ – Diametro: 20 mm – Peso: 3,89 g.
Le ultime dieci serie di ritratti lasciano dubbi; alcuni busti sembrano appartenere a Caligola, Claudio e Nerone. Se l’identificazione di questi busti fosse sicura, la cronologia dei busti-ritratto si estenderebbe a tutta la prima metà del I secolo d.C.
Secondo una recente ipotesi di Martini [MARTINI, R. 1998, pp. 12-15, in CAMPANA, A. pp. 43-96], che ha voluto porre l‘accento sul carattere ufficiale e militare delle tessere, sia erotiche che non erotiche, tali donazioni dovevano avvenire, almeno fino al tempo di Nerone, durante i congiaria (elargizione fatta a discrezione dell’imperatore, soprattutto per calmare la popolazione; il termine deriva da congius, un volume di olio o di vino pari a 6 sextarii).
Fig. 6 | Tessera anonima. Tempo di Tiberio, circa 22-37 d.C. CNG, asta n. 136, 2006, lotto 202. D/ Testa laureata di Augusto a destra, entro un bordo lineare. R/ X entro un bordo di perline circondato da una corona. Materiale: Æ – Diametro:19 mm – Peso: 2,77 g
Sempre secondo il Martini, i numerali rappresenterebbero il numero delle legioni che al tempo di Augusto, nel 9 d.C., erano sedici, mentre le ultime tre legioni – la XVII, la XVIII e la XIX – furono sottoposte a damnatio memoriae dopo la sconfitta nella battaglia di Teutoburgo.
Anche Bateson [BATESON, J. D. 1991, pp. 385-394, in MARTINEZ, C. D. 2019, pp. 107-138] aveva proposto un’alternativa all’ipotesi delle tessere erotiche, sostenendo che le tessere numerate venissero usate per fissare una posizione, o un numero di movimenti, in uno schema similare a un gioco di carte moderno. Il problema iconografico delle spintriae è tornato alla ribalta nuovamente con la scoperta dei dipinti erotici delle terme suburbane di Pompei [JACOBELLI, L. 2000, pp. 2-6].
Qualche indizio dagli affreschi parietali di Pompei
In una parete dello spogliatoio termale, sono state rinvenute otto scene con accoppiamenti etero e omosessuali, fra due, tre o più persone; al disotto di queste scene sono raffigurate otto scatole, numerate da I a VIII, mentre sulla parete opposta vi sono altre otto scene – andate perse durante l’eruzione del Vesuvio – al disotto delle quali vi sono altre otto scatole numerate da IX a XVI. La corrispondenza fra la numerazione delle scatole, e quella delle spintriae aveva fatto pensare in un primo tempo a un gioco di qualche tipo.
Una successiva ricerca del Martini e della Jacobelli, condotta nelle collezioni numismatiche di Milano, ha permesso di giungere a conclusioni che contraddicono tuttavia quanto finora accettato sulle spintriae: in primo luogo, essi affermano l’impossibilità di separare le tessere erotiche da quelle con altri tipi di rappresentazioni iconografiche; in secondo luogo, che non tutte queste tessere hanno avuto simili usi; in terzo luogo, infine, il numerale è definito come elemento accessorio e insignificante [JACOBELLI, L. 2000, pp. 7-17].
Fig. 7 | Affresco erotico di età giulio-claudia situato nell’apodyterium (spogliatoio) delle Terme Suburbane di Pompei, fuori Porta Marina, I sec. d.C. [Fonte web]
Fig. 8 | Affresco delle Terme Suburbane di Pompei, I sec. d.C., raffiguranti coppie etero e omosessuali in copulazione davanti a delle scatole, ognuna delle quali recanti i numeri da I a XVIII [Fonte web]
Fig. 9 | Particolare del medesimo affresco [Fonte web]
Il repertorio iconografico, a carattere erotico, delle spintriae è generalmente simile ad altre rappresentazioni iconografiche coeve – ceramica, oreficeria, vetro – le cui radici risalirebbero ugualmente all’estetica erotica ellenistica.
Fig. 10 | Tessera erotica. Epoca di Tiberio, 14-37 d.C. Coniata intorno al 22/37 d.C. CNG Negozio online. D/ Scena erotica eterosessuale: il ginocchio dell’uomo si distende sul divano, mentre la donna è sdraiata sulla schiena; tenda sulla parete retrostante la scena. R/ VII all’interno della corona. Materiale: Æ – Diametro: 22,5 mm – Peso: 6,02 g
Classificazione del repertorio “erotico iconografico”
Buttrey, Simonetta e Riva proposero due classificazioni differenti per questo repertorio iconografico: il primo, individuò quindici tipi differenti di queste immagini; gli altri due studiosi ne individuarono tredici. Martini e Jacobini, da parte loro, individuarono otto diverse rappresentazioni delle “Figurae Veneris”. Quest’ultimo gruppo, molto consistente, contiene scene del tipo coitus a tergus, suddiviso, per l’appunto, in otto tipi:
Tipo 1: rappresentazione di una coppia eterosessuale su di un letto con alta spalliera – letti del genere si usavano in epoca Giulio-Claudia, più che per il riposo notturno per i banchetti – In questa scena, la donna è accovacciata mentre l’uomo è seduto dietro di lei e regge una “bacchetta”; al disotto del letto sono rappresentati tre oggetti: brocca, cratere e sgabello. La brocca e il cratere erano utilizzati per la mescita del vino, mentre lo sgabello trova riscontri in immagini ove serviva come semplice poggiapiedi. È da escludere che l’oggetto tenuto in mano dall’uomo sia un’arma da offesa poiché, nell’arte romana, le scene di violenza sessuale venivano eseguite esclusivamente da personaggi mitologici, quali satiri o fauni.
Tipo 2: La scena si svolge in un’alcova: l’uomo è in ginocchio sul letto, dietro la donna, la quale appare in posizione prona, con le gambe unite e leggermente sollevate. In alcuni esemplari ritrovati reca nella mano destra una ghirlanda, come quelle usate durante i banchetti. La coppia è sovrastata da un’altra ghirlanda, mentre a sinistra del letto compare un candelabro con lucerna accesa. La lucerna doveva essere sempre accesa durante i rapporti sessuali, questo testimonia quanto contasse per gli antichi la stimolazione visiva. Unirsi sessualmente con la lucerna spenta costituiva la violazione di un tabù. Contrariamente a questo tabù, i poeti elegiaci, come Orazio, ritenevano la lucerna accesa un comportamento da prostitute; Marziale, invece, nelle sue satire, accenna al tema delle lampade e, in una di esse, è proprio la lampada a parlare, e a rendersi complice di tutto quello che illumina.
Fig. 11 | Tessera erotica. Epoca di Tiberio, 14-37 d.C. Coniata intorno al 22/37 d.C. – CNG, asta n. 109, 2018, lotto 620. D/ Scena erotica con una figura maschile sdraiata sul fianco destro su un divano, appoggiata sul gomito mentre guarda la compagna di fronte a lui. R/ XV all’interno del bordo e della corona di perle. Materiale: Æ – Diametro: 21,5 mm – Peso: 5,28 g
Tipo 3: qui appare un uomo adagiato su un compagno (o una compagna) che si trova in posizione prona. In questo caso quindi, le scene d’amore si riferiscono a rapporti che possono essere sia eterosessuali, sia omosessuali. La posizione sottomessa del partner lascia intendere un ruolo passivo nel rapporto sessuale, il che farebbe escludere una scena di coitus a tergo.
Tipo 4: simile alla precedente, ma più insolita, è la rappresentazione in cui l’uomo in primo piano si presenta in posizione quasi eretta, mentre il personaggio in secondo piano sembra in piedi fuori dal Klinè.
Tipo 5: in questo gruppo, è la donna a essere in primo piano e i due sembrano guardarsi teneramente; la donna ha le gambe leggermente sollevate e si trova di fronte all’uomo.
Tipo 6: questo gruppo raccoglie scene che presentano una donna seduta sopra l’uomo, in una posizione che veniva definita dagli antichi Venus pendula o mulier equitans. Nell’arte erotica, questa posizione è raffigurata frequentemente su affreschi, ceramiche e in oreficeria.
Tipo 7: un ulteriore gruppo è quello raffigurante due amanti distesi sul letto. L’uomo è a destra col gomito appoggiato sul cuscino, il braccio destro piegato sul capo, in una posa che suggerisce un gesto di piacere sessuale; la donna è seduta su di lui e con la mano sinistra (la mano impura), lo stimola sessualmente.
Tipo 8: l’ultima variante delle raffigurazioni è definita pendula aversa o equis aversis [PUBLIO OVIDIO NASONE, Ars Amatoria, libro III, verso 786] perché la partner femminile è seduta sopra l’uomo, ma gli volge le spalle.
A differenza delle altre scene, quelle di fellatio sono molto rare nell’arte erotica romana, poiché i rapporti orali erano mal visti, e associati alle prostitute di più infima categoria.
Fig. 12 | Spintria con scena erotica di sesso orale. Catalogo online del British Museum n. R4478. D/ l’uomo si adagia su un letto rivolto a sinistra con il braccio destro alzato sopra la testa, la donna è seduta davanti a lui. Porta dietro. R/ VIIII all’interno del cerchio tratteggiato all’interno della corona. Materiale: Æ – Diametro: 20 mm – Peso: 5,41 g
Tessere umoristiche e parodistiche di età romana
Oltre alle spintriae e alle tessere con immagini imperiali, vi era un altro tipo di tessere, quelle con immagini “diverse”; in questo gruppo, si trovava un variegato repertorio di immagini perlopiù a carattere umoristico.
In alcune, era presente una scimmia in processione durante un trionfo (le scimmie figuravano nell’aneddotica allegorica antica per via della loro somiglianza con l’uomo); in altre erano dei dromedari, bighe trainate da muli, un satiro che cavalca un mulo (scena da collocarsi in ambito dionisiaco) e, in altri ancora, appariva un’altalena per pigiatori d’uva in una scena di vendemmia (le scene di vendemmia erano ricollegabili anch’esse a culti dionisiaci e fornivano un tema artistico decorativo per vasi, terrecotte, lucerne e sarcofagi).
All’ambito dionisiaco sarebbero da ricondurre anche le tessere raffiguranti tre suonatrici: due di esse suonavano due tibie – strumenti che potevano essere usati durante sacrifici (tibiae sacrificae), funerali (tibiae funebres) e spettacoli (tibiae ludicae) – e la terza teneva in mano due crotali, sorta di due flauti accoppiati. Spesso, durante i riti bacchici, erano presenti menadi che suonavano tibie e crotali, tutte loro avevano un intento umoristico e parodistico, dato confermato dalla scoperta degli affreschi delle terme suburbane di Pompei.
Lo scopo di queste tessere era di divertire e se in alcune scene, come le precedenti della scimmia, del dromedario e dell’altalena per pigiatori, l’intento comico è esplicito (come la raffigurazione di Pan che scopre Ermafrodito o quella di Efesto che sorprende Ares e Afrodite) in altre l’intento umoristico è meno evidente (come quelle a forte connotazione erotica). A confermare l’intento umoristico di queste tessere sono:
- la terza scena del ciclo pittorico delle terme suburbane di Pompei, dove un uomo, a cui viene praticata la fellatio, tiene nella mano sinistra un rotolo di papiro;
- l’ottava scena del medesimo ciclo in cui un uomo, affetto da idrocele (versamento di liquido nello scroto che provoca gonfiore e forti dolori ai testicoli) appare nudo con la testa coronata, e un volumen aperto fra le mani. Nell’antichità, l’imperfezione fisica era oggetto più di ilarità che di compassione, e in particolare i malati di idrocele erano oggetto di scherno durante l’attività sessuale. Ad attribuire un valore comico in entrambe le scene, erano il papiro, e il volumen che essi tengono in mano, dal momento che i due oggetti erano indice di saggezza filosofica e letteraria, elementi utili a riconoscere poeti e filosofi, a dedurne la loro appartenenza a una élite sociale.
- nella quarta e settima scena sono raffigurati due soggetti che costituiscono un unicum dell’iconografia erotica romana. Probabilmente, essi rappresentavano l’esibizione di tabù sessuali, quali il sesso orale, o l’amore lesbico, con l’intento di divertire il pubblico che si recava in quegli ambienti.
Le spintriae, un mistero ancora in parte da approfondire
In conclusione, si può affermare che sia stato il contesto di rinvenimento di questi oggetti a stabilire una loro connotazione erotica, allegorica, politica o satirica, ma è la mancanza di certezze, circa la diffusione e la circolazione, di queste tessere bronzee a impedirne tuttoe l’esatta comprensione per quanto riguarda il loro utilizzo.
Si può ulteriormente ipotizzare che il carattere ironico delle scene sessuali potesse andare a colpire personaggi militari resi riconoscibili dalla presenza del bastone, assimilabile alla verga. Le spintriae costituiscono comunque un interessante osservatorio delle abitudini delle varie classi sociali della Roma imperiale, e del loro rapporto col piacere.
Bibliografia essenziale
- BUTTREY, T. V. 1973, The Spintriae as a Historical Source, in The Numismatic Chronicle 13, Londra.
- CAMPANA, A. 2009, Le spintriae: tessere romane con raffigurazioni erotiche. La Donna Romana. Immagini di vita quotidiana, in Atti del Convegno di Atina, 7, Atina.
- GNECCHI, F. 1935, Monete romane, Reprint Antichi Manuali Hoepli, Milano.
- MARTINEZ CHICO, D. 2019, Tesserae frumentariae, nummariae et ‘Spintriae’ Hispaniae. Hallazgos y nuevas perspectivas in Revue Numismatique 176, Parigi.
- MOWAT, R. 1913, Inscriptions exclamatives sur les tessères et monnaies romaine in Revue Numismatique 67, Parigi.
- JACOBELLI, L. 2000, Spintriae e ritratti Giulio-Claudii, significato e funzione delle tessere bronzee numerali imperiali, Centro Culturale Numismatico Milanese, Milano.
- SAVIO, A. 2014, Monete romane, Jouvence, Milano.
- SIMONETTA, B., RIVA, R. 1981, Le tessere erotiche romane (Spintriae). Quando ed a che scopo sono state coniate, Lugano.