In asta Artemide LVI è stata battaglia per un tetras del 405 a.C. che ha stabilito un prezzo da primato per la sua bellezza e conservazione
di Antonio Castellani | Il record che non ti aspetti: ecco ciò che è stata la vendita, nell’asta Artemide LVI del 23-24 ottobre scorsi, di un’antica moneta di Siracusa. Ma chi pensasse ad una prestigiosa tetradracma scintillante d’argento, oppure a un prestigioso statere coniato in oro si sbaglia perché a infiammare la sala è stata, in questo caso, una minuscola e magnifica moneta in bronzo.
Al lotto 120 era infatti proposto un esemplare di tetras del 405 a.C., periodo di Dionysios I (405-367 a.C.), del peso di 1,74 grammi e con diametro di appena 19 millimetri. Sufficienti, tuttavia, per contenere un capolavoro di incisione attribuibile con certezza all’artista Exakestidas (SNG ANS 385).
Al dritto il tetras ci mostra una magnifica testa della ninfa Aretusa, quasi frontale, angolata verso sinistra e adornata da una collana; i capelli sono tenuti sulla fronte da un nastro, o da un diadema lineare, mentre gli occhi – vivissimi – sembrano voler sedurre colui che si sofferma ad ammirare questo piccolo oggetto di raffinata arte numismatica.
Al rovescio campeggia invece un polpo, animale marino ricorrente – in epoca classica – non solo sulle monete di Siracusa, modellato con altrettanta perizia e che, nella concavità del tondello, sembra quasi nuotare in quel Mediterraneo su cui la polis siciliana si affacciava, perla della cultura venuta dalla Grecia, già due millenni e mezzo or sono.
La moneta, un tetras già considerato raro dagli estensori del catalogo, partiva da 750 euro di base anche a motivo di una “incantevole patina verde smeraldo simile a uno smalto”. Ma tanto ha potuto il fascino di questo capolavoro numismatico in miniatura da essere conteso fra ben venti collezionisti i quali si sono lanciati in ben 57 offerte culminate in quella vincente, alla cifra di 20.000 euro.
Probabilmente si tratta di un primato mondiale per una piccola “classica” in bronzo esitata da Artemide Aste, ampiamente giustificato dalla bellezza senza tempo e dalla perfezione formale delle figurazioni, unite a una conservazione da togliere il fiato.
Vi siete mai chiesti come avrà fatto il grande Exakestidas – con quali strumenti, e con quanta abilità e pazienza – ad incidere i coni di questo tetras? Una domanda la cui risposta resterà celata nella storia, ma i cui esiti possiamo ammirare ancora oggi in questa magnifica “piccola” della numismatica classica.