Una lettera farebbe supporre che gioielli e circa ottomila monete appartenute a Murat si trovino nascoste nel piccolo comune di Modigliana
a cura della redazione | Riporta il sito di Rai News, nella sezione cultura (leggi qui l’articolo integrale) che il tesoro di Gioacchino Murat – tra cui circa ottomila monete – potrebbe essere ancora nascosto nel territorio di Modigliana, in provincia di Forlì-Cesena: in un manoscritto risalente a due secoli fa il braccio destro del re riferisce di aver sotterrato in zona pietre preziose, gioielli ed oro e argento in monete, per l’appunto.
Già re di Napoli e generale di Napoleone, Murat, in fuga dagli austro-ungarici nel 1815, decise di salvare le proprie ricchezze affidandole a persone incaricate di nascondere il bottino. “La storia – riporta Rai News – si evince da una lettera, del 21 settembre 1821, di Antonio Basciana, uno degli aiutanti in campo di Murat, da poco venuta alla luce. Basciana, nella lettera, afferma che sotterrò il tesoro, poi lasciato in eredità a un imprenditore di Modigliana, Carlo Liverani, che forse non riuscì mai a recuperarlo”.
Il documento è stato conservato per anni da Bruno Maresi, originario del paesino romagnolo, ma residente ad Arona, sul Lago Maggiore. Maresi avrebbe contattato un discendente di Carlo, Alessandro Liverani, suo lontano parente, per fargli conoscere un frammento inedito di storia di famiglia nel quale, fra l’altro, si legge che Murat avrebbe affidato al Basciana “un suo cavallo, con sopra una grossa e ben carica valigia piena di una porzione del suo tesoro che volle in tre punti diversi, avendo prevista la sua caduta da quel trono”.
Un terzo del tesoro fu affidato all’aiutante del sovrano e conteneva fra l’altro “sette anelli di grossi brillanti, altri sedici anelli fra rubini, smeraldi e topazi contornati da brillanti, sei rarissime ripetizioni d’oro, due dozzine di posate d’oro, circa ottomila monete d’oro grosse di diversa specie”. Dalle ipotesi – tutte da verificare – alla realtà storica, parte del tesoro di Murat, nel 2014, è stato effettivamente rinvenuto nel castello di Pizzo Calabro (Vibo Valentia), dove si trovava la cella in cui venne tenuto prigioniero. Resta il mistero sulla parte restante e sulle monete che si troverebbero in terra di Romagna.