di Leonardo Mezzaroba | Il 19 maggio di 500 anni fa veniva collocata nell’abside della chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, a Venezia, la celebre pala dell’Assunta, commissionata nel 1516 a Tiziano dal superiore del convento stesso dei Frari, padre Germano da Casale.
L’impatto di quest’opera grandiosa (cm 690×360) sul pubblico dell’epoca fu davvero straordinario; secondo la tradizione, inizialmente i frati rimasero sconcertati dalla novità del dipinto, ben presto però l’eccezionalità dell’opera si impose e la grandezza di Tiziano venne definitivamente riconosciuta ben al di fuori dell’ambito veneziano.
In occasione del cinquecentenario dell’Assunta hanno avuto luogo, soprattutto a Venezia, celebrazioni e convegni di studio legati al capolavoro e al suo autore. Poste Italiane poi ha approntato uno speciale annullo filatelico e un folder distribuiti, proprio il 19 maggio 2018, da un ufficio postale temporaneo allestito sul sagrato stesso della Basilica.
In ambito numismatico invece tale circostanza è passata sotto silenzio; scopo di questo breve contributo, dunque, è di suggerire per lo meno una riflessione al riguardo proponendo una ricostruzione medaglistica di alcune vicende legate a questo celebre quadro e al suo altrettanto famoso autore.
Dunque Tiziano Vecellio realizzò l’opera tra il 1516 e il 1518; per la pala, destinata all’altar maggiore, era già stato approntata una cornice monumentale (cm 725 x 1250), costituita da una struttura in pietra d’Istria riccamente decorata, probabilmente concordata dallo stesso Tiziano con Lorenzo e Gianbattista Bregno. Collocato in posizione strategica, visibile già dalla lontanissima entrata, grazie all’arco che divide in due il septo marmoreo che racchiude il coro ligneo, il dipinto rimase al suo posto per quasi 300 anni.
Infatti, dopo aver rischiato (nel 1806) di essere inserito tra i venti capolavori da esportare a Parigi per costituire il “Museo di Napoleone”, verso il 1816 il capolavoro di Tiziano venne trasferito presso la Regia Accademia di Belle Arti di Venezia su proposta del conte Leopoldo Cicognara (1767–1834), presidente della Accademia stessa e insigne storico dell’arte. Era stato lui, il 15 maggio 1815, a sollecitare che la pala “più preziosa forse che sia in Venezia […], inferiormente abbruciata dalle candele del maggior Altare”, venisse restaurata da Lattanzio Querena. Effettivamente, l’opera di Tiziano riapparve nel suo fulgore il 10 agosto 1817, nella sua nuova collocazione: la sala dell’Albergo dell’antica Scuola Grande di Santa Maria della Carità, divenuta prima sala espositiva dell’Accademia di Belle Arti.
L’Assunta dominava letteralmente la sala, come appare evidente nel quadro realizzato da Giuseppe Borsato a testimonianza della commemorazione funebre di Antonio Canova, officiata in quel salone proprio dal Cicognara nel 1822.
Per inciso, Antonio Canova era morto tra le braccia del Cicognara, che si era subito adoperato per raccogliere i fondi necessari alla realizzazione di un monumento sepolcrale per l’artista di Possagno, da collocare proprio nella chiesa dei Frari a Venezia. Antonio Fabris, grande amico del Cicognara, provvide invece a realizzare una medaglia commemorativa del monumento, nel 1827 Senza dubbio l’Assunta era ormai una delle opere più rappresentative dell’Accademia stessa e certo l’istituto non aveva alcuna intenzione di restituirla ai legittimi proprietari; anzi, non è un caso che, nel 1818, venisse commissionata a Francesco Putinati la nuova medaglia ufficiale dell’Accademia, con il busto di Palladio da un verso e quello, ammiratissimo, di Tiziano, dall’altro.
Neppure l’allontanamento del Cicognara dalla direzione dell’istituto (1827) servì a incoraggiare un ricollocamento della pala nella sua sede originaria. Nell’immaginario collettivo però la chiesa dei Frari restava di fatto la sede dell’Assunta e quando, nel 1838 (raccogliendo un’antica proposta del Cicognara), l’imperatore Ferdinando I decretò la costruzione di un mausoleo per Tiziano, apparve evidente che questo sarebbe dovuto sorgere in quella chiesa.
I lavori, condotti da Luigi e Pietro Zandomeneghi, durarono molto a lungo (dal 1843 al 1852) e necessitarono di ulteriori sostegni economici da parte del “nuovo” imperatore Francesco Giuseppe.
Nella grande struttura, alta dodici metri, venivano rappresentate, in bassorilievo, le cinque opere più significative dei Tiziano, ma la parte centrale era riservata all’Assunta. Per l’occasione, fu indetta una sottoscrizione per la realizzazione di una medaglia commemorativa. Il compito dell’esecuzione venne affidato al capo incisore della zecca veneziana, Antonio Fabris.
Costui mise a punto un’opera che costituisce, a parere di tutti i commentatori, l’apoteosi delle straordinarie doti di questo artista, capace di restituire anche i dettagli più minuti di un monumento così complesso; basti guardare appunto la precisione con cui è raffigurata l’Assunta. Autentico esercizio virtuosistico poi è la riproduzione delle scritte del monumento, con lettere alte appena 0,2 millimetri. Della medaglia vennero coniati (nel 1854) 4 esemplari in oro, 30 in argento e 800 in bronzo.
La maestosa e bellissima pala del Tiziano rimase nell’Accademia veneziana sino al 12 marzo 1917, quando, trovandosi Venezia ormai troppo vicina alla linea del fronte, l’Assunta venne trasferita prima a Cremona e, dopo la rotta del fronte di Caporetto, nel Palazzo Reale di Pisa.
Al termine del Primo conflitto mondiale, quindi, l’opera poté tornare a Venezia ed il 14 dicembre 1919 (dopo 102 anni di assenza) venne ricollocata nella chiesa dei Frari.
Ma di nuovo, con la Seconda guerra mondiale, il capolavoro di Tiziano dovette essere trasferito, per ragioni di sicurezza, dapprima nella villa di Strà e poi, a Venezia, a Ca’ Rezzonico.
Finalmente, il 13 agosto 1945, l’Assunta tornò definitivamente nella chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari dove ancora oggi si trova e dove ha festeggiato mezzo millennio di storia.