Con i Bentivoglio, Bologna visse un periodo di sviluppo economico e culturale all’insegna della convivenza col potere papale, e il grossone ne è un esempio
di Maria Giannantonj | Il sempre autorevole e, nonostante l’età ormai avanzata e i nuovi studi, indispensabile Corpus Nummorum Italicorum, al volume X dedicato, tra l’altro, alla monetazione di Bologna, titola a p. 37: Bentivoglio Conservatori (1446-1506).
I “conservatori” di Bologna, chi erano costoro?
I “conservatori”, in epoca comunale, erano magistrati che dovevano curare l’osservanza degli statuti cittadini o avevano incarichi amministrativi. Una nota, sempre alla stessa pagina del Corpus, così recita: “Le monete battute a Bologna durante la signoria dei Bentivoglio sono riunite sotto la rubrica ‘Bentivoglio Conservatori’”.
Ma quale funzione istituzionale ricoprirono realmente i Bentivoglio a Bologna? Furono “signori”, quindi esponenti di un sistema di governo monocratico, a carattere vitalizio, o veri “conservatori”? La peculiarità dell’organizzazione della comunità bolognese merita qualche riflessione anche perché, come vedremo, la numismatica registra con felice precisione e aderenza alle leggi questa situazione.
Risale al 1278 il riconoscimento, da parte dell’imperatore Rodolfo d’Asburgo, del dominio della Chiesa di Roma, nella persona di Nicolò III Orsini, sulla città di Bologna. Questo fatto generò una crisi dell’ordinamento comunale e la comparsa di tentativi di un governo signorile che, però, fallirono dal momento che in città la tradizione popolare e democratica era molto forte e aveva una lunga storia.
Non vi è dubbio che, da quel momento in poi, la Chiesa si sentirà legittimata ad accampare diritti sulla città, puntando proprio sull’indebolimento della componente di autonomia locale. Fino al 1376 la città attraversò fasi alterne e momenti difficili dal punto di vista della organizzazione politica; ma fu in questa data che venne istituita una magistratura straordinaria parallela al ristabilirsi del “governo del popolo e delle arti”: parliamo dei “sedici riformatori”, componente fondamentale, soprattutto a partire dal 1394, al superamento delle gravi fratture interne a Bologna, atta a frenare le mire egemoniche di signori forestieri.
Un governo “misto”, fra potere papale e autonomia comunale
Fu grazie ai “Sedici” che, nel 1447, vennero sottoscritti dei patti con Nicolò V che rappresentarono la base per l’affermazione di un governo misto. Se da un lato gli accordi ribadivano l’autorità del papa che imponeva la presenza costante in città di legati o governatori, dall’altra ai bolognesi si concedevano, di fatto, ampie autonomie e il riconoscimento degli statuti cittadini, la piena disponibilità di tutti i redditi comunali, addirittura si accettava la possibilità di avere un esercito professionale.
Si ponevano così le basi di un governo misto molto favorevole ai Bentivoglio, alla guida della città, con alterne vicende, a partire dal 1401, Signori dunque di fatto a tutti gli effetti, ma non formalmente.
Questa particolare interessante commistione di più componenti istituzionali si manifesta chiaramente nella monetazione relativa agli anni già ricordati: 1446-1506. Di questo periodo esistono vari nominali in oro, argento e mistura (doppio ducato, grossone, grosso e quattrino) a testimonianza di una città particolarmente fiorente da un punto di vista sia politico che economico.
Il grossone con san Petronio e lo stemma Bentivoglio
Osserviamo, in particolare, il grossone, un pezzo in argento del peso di gr 3,10-3,18 e del diametro di mm 27-29. Al D/ troviamo la leggenda BONONIA MATER STVDIORVM, chiara allusione alla presenza in città dell’Università, tra le più antiche e prestigiose, vanto e fonte di ricchezza, dal momento che a Bologna arrivavano giovani da ogni parte d’Europa. Il R/ ci presenta il leone rampante a sinistra col vessillo tra le zampe anteriori, secondo una tipologia già presente sui primi bolognini d’oro coniati al tempo della Repubblica. L’esplicito aggancio col passato vuole indubbiamente alludere ad una continuità rassicurante, anche se sul grossone, in basso a sinistra, fa capolino lo scudo dei Bentivoglio.
Molto interessante dunque la compresenza di un simbolo di libertà e fierezza quale il leone e dello stemma di una famiglia che, in realtà, detiene ufficialmente solo la carica di membro del “Consiglio dei sedici”, mentre il potere legale lo detiene la Chiesa di Roma, col suo pontefice massimo, qui assente nella legenda e nei tipi.
Qualcuno potrebbe obiettare che il potere di Roma viene espresso dal san Petronio che compare al rovescio: in realtà la figura del Santo seduto, che mostra la città con atteggiamento bonario, di protezione, va inteso più come un richiamo alla municipalità piuttosto che come un’allusione all’effettivo potere della Chiesa. La legenda che circonda la scena lo conferma: S PETRONIV DE BONONIA ci parla di una municipalità fiera del proprio patrono, nel quale si riconosce e che è rappresentato come un grande vecchio, dall’atteggiamento mite e attento.
San Petronio, trait d’union fra la Chiesa, la città e il popolo
A questo proposito mi piace spendere poche parole a proposito della scelta iconografica, molto felice, adottata per rappresentare il santo, tanto caro alla città: la posizione seduta lo mostra tranquillo, solenne e le ginocchia, molto ampie rispetto al resto del corpo, ne sottolineano la stabilità e il rassicurante equilibrio.
Va inoltre ricordato che su san Petronio, vescovo di Bologna tra il 431 e il 450, esistono pochissime notizie certe e molte leggende. Tutte puntano sulle sue opere a beneficio della città, e si perfezionano verso la fine del XIII secolo con la definizione di un Santo che, di ritorno da Costantinopoli, avrebbe ottenuto da Teodosio II che Bologna ottenesse la libertà in perpetuo, che il governo restasse in mano ai cittadini, senza più dover sottostare ad alcun tiranno, e che alla municipalità fosse donato lo Studio, cioè l’Università. E’ evidente che la figura del Santo viene sempre caricata di significati politici e anche sulle monete San Petronio è esibito come garante della libertà di Bologna e promotore delle sue attività.
I tipi monetali in uso ormai da decenni (la figura del santo compare a partire dalla fine del XIV secolo, così come il leone), assumono una nuova lettura grazie al piccolo, ma fondamentale scudo dei Bentivoglio, esprimono una nuova realtà, rappresentano tutte le componenti di governo, tanto che la Chiesa accetta questo “atto” senza proteste di alcun tipo.
La zecca di Bologna produsse monete non sempre curate nelle qualità; questa caratteristica, assommata al fatto che nominali come quello considerato ebbero una lunga circolazione, fanno sì che trovare questi pezzi in buono stato non risulti molto frequente.