Scopriamo perchè un magnifica statua opera di Leone Leoni è protagonista di alcune eccezionali monete di Guastalla del XVII secolo
di Roberto Ganganelli | Ferrante I Gonzaga (1507-1557) fu il capostipite del ramo cadetto dei Gonzaga di Guastalla, cittadina che acquistò per la bella cifra di 22.230 scudi d’oro dalla contessa Ludovica Torelli, nel 1539.
Rispetto ad altri feudi – acquisiti per merito o per matrimonio – la Contea di Guastalla faceva particolarmente gola a Ferrante poiché godeva di ampie autonomie nell’ambito del Sacro Romano Impero.
G
razie a questa acquisizione, dunque, Ferrante divenne anche il capo di un piccolo stato pressoché indipendente, non distante dalla “capitale” Mantova, dando appunto vita ad una dinastia propria.
Ferrante ricoprì importanti incarichi presso la corte imperiale: Carlo V, ad esempio, lo nominò vicerè di Sicilia per il periodo dal 1535 al 1546. Ma non furono tutte rose e fiori: all’orecchio dell’imperatore arrivarono anche accuse, più o meno velate, dalle quali il Gonzaga dovette difendersi.
Ne uscì vincitore, senza dubbio, e a ricordarci quegli scampati pericoli rimane, nella centrale Piazza Giuseppe Mazzini di Guastalla, un monumento in bronzo, opera del grande scultore ed incisore Leone Leoni, eretto per ricordare proprio le gesta belliche compiute e le virtù mostrate da Don Ferrante Gonzaga al servizio dell’onnipotente Carlo V.
L’opera fu commissionata da Cesare Gonzaga (1530-1575) in ricordo del padre e riprodotta sulle monete anche da Ferrante III e Giuseppe Maria. In origine la statua doveva rappresentare sia l’idra che il satiro, poi venne realizzata con il solo satiro e spicca in tutta la sua bellezza su alcune monete della zecca di Guastalla.
Ad esempio, la troviamo sul rarissimo ducatone del 1622 coniato da Ferdinando (Ferrante) II Gonzaga (1563-1630) per celebrare la nomina a duca di Guastalla avvenuta per concessione dell’imperatore Ferdinando II il 2 luglio 1621. Il dritto è ispirato ad una incisione di Gaspare Molo e di questa tipologia sono noti 3-4 esemplari in tutto.
Il motto SIMVLACRVM AVITAE VIRTVTIS, variamente abbreviato, come ci ricorda Mario Traina ne Il linguaggio delle monete, circonda la riproduzione della magnifica scultura indicandola come “Immagine della virtù avita”. Rarissimi anche gli altri tipi di moneta che presentano lo stesso rovescio.