Una tesi di laurea in numismatica partecipante al Premio “Pro Mario Traina” fa il punto sulla pratica della “beneficenza imperiale” e la sua propaganda in moneta
nota della redazione | Proseguiamo la pubblicazione degli estratti dalle tesi di laurea in numismatica che hanno partecipato alla terza edizione del Premio “Pro Mario Traina” organizzato dall’Accademia italiana di studi numismatici. Autrice di questo contributo è la dottoressa Antonietta Tedesco che, approfondendo il tema Liberalitas e distribuzioni di denaro e beni alimentari sulla moneta romano-imperiale ha conseguito nel 2019 la laurea triennale in Beni culturali e discipline dell’arte e dello spettacolo con votazione di 110 e lode presso l’Università degli studi di Salerno.
di Antonietta Tedesco | Il mio lavoro di tesi, qui presentato in forma di riassunto, costituisce un corpus aggiornato rispetto ad un documentato articolo di Serafina Pennestrì del 1989 che affrontava lo studio delle raffigurazioni monetali di scene di distribuzione di denaro e viveri su monete e medaglioni di epoca imperiale1. In questo lavoro la Pennestrì illustrava lo sviluppo dell’iconografia del congiarium nell’età imperiale e rifletteva sul suo legame sia con i protagonisti dell’evergetismo imperiale, cioè gli imperatori e la plebs, sia con gli scenari che ne fanno da sfondo, in particolar modo il Circo Massimo.
Il catalogo da me redatto, corredato da un repertorio fotografico, intende integrare la documentazione a suo tempo presentata, che pur costituendo una buona base per cogliere gli aspetti principali dell’argomento trattato, non comprendeva tutte le raffigurazioni monetali conosciute dei tipi iconografici presi in esame.
Mi sono dunque occupata di esaminare le emissioni monetali di epoca romano-imperiale che presentano scene di congiarium e riferimenti alla Liberalitas, immagini che rientrano nell’utilizzo dei tipi monetali a scopo propagandistico. È infatti un deliberato atto di propaganda imperiale la scelta di commemorare la benevolenza dell’imperatore nei riguardi del popolo apponendo scene di elargizione di beni sulle emissioni monetali.
Liberalitas
Nella filosofia morale latina la concezione di Liberalitas si collega alla naturale disposizione al donare propria di un animo liberale2. Cicerone, nel De Officis, connette questa virtù alla Iustitia, alla Benignitas, alla Beneficentia e alla tendenza a conferire un beneficium, importante sia per costruire una rete di relazioni che per operare al servizio della comunità.
Secondo l’oratore, inoltre, la Liberalitas, la generosità, si distingue dalla Largitio, la prodigalità eccessiva e interessata, in quanto i liberali concedono benefici che durano nel tempo, i prodighi offrono invece intrattenimenti di breve durata3. Cicerone, tuttavia, sembra peccare di incoerenza nel momento in cui, per difendere L. Licinio Murena accusato di brogli, ascrive alla generosità del suo assistito e non a secondi fini l’aver finanziato spettacoli e banchetti.
Questo atteggiamento si spiega prendendo in considerazione le diverse matrici della Liberalitas latina: da un lato il concetto greco di ἑλευθεριότης, ossia la disponibilità a donare tenendosi lontani da ogni eccesso, presente nell’ Etica Nicomachea di Aristotele, dall’altro la sua traduzione nella prassi adottata dai sovrani ellenistici per assicurarsi la lealtà dei propri sudditi e celebrata nella lettura panegiristica come evergetismo4.
Come sappiamo da Svetonio, Cesare fu il primo ad indire i congiaria (pubbliche distribuzioni di denaro), aperti ai cittadini di qualsiasi ordine e perfino a servi e liberti, sanò i debiti dei senatori per guadagnare il loro favore, mise in atto distribuzioni di olio e frumento e allestì giochi e spettacoli, azioni che dimostrano l’accettazione della Liberalitas come modalità di relazione tra cittadini e autorità politica.
Durante il principato essa diverrà una delle qualità del buon sovrano e sarà sempre più presente nei mezzi di propaganda imperiale: la generosità dell’imperatore, praticata regolarmente e applicata a tutti gli ordini sociali, è considerata un mezzo per garantire la stabilità dello Stato e in alcune situazioni funziona da vero e proprio strumento di assistenza pubblica5. Augusto, tuttavia, pur dedicando una sezione consistente delle Res Gestae alle azioni da lui compiute in favore della res publica, evita di utilizzare il termine Liberalitas e il tipo non compare nemmeno sulle sue monete, a causa di una motivazione politica molto forte: i suoi consistenti doni ai senatori e i suoi sussidi all’aerarium mostravano chiaramente quanto le principali istituzioni statali fossero dipendenti dalla generosità del principe, il che contrastava con il concetto di libera res publica restituta promosso da Augusto. La Liberalitas imperiale, quindi, rappresentava l’opposto della sua ideologia politica ed è per questo che l’imperatore non ne fa ricorso nella costruzione della sua immagine pubblica6.
Anche i principi giulio-claudii evitano di utilizzare esplicitamente il termine Liberalitas nella comunicazione ufficiale, preferendo invece chiamare con il proprio nome le manifestazioni concrete della generosità imperiale: congiarium per le distribuzioni monetali, donativum quando il beneficiario è l’esercito e munus nel caso dell’edizione di spettacoli e giochi.
- solo a partire dal regno di Traiano che il richiamo alla liberalità imperiale diventa esplicito ed essa diventa una virtù cardine del sovrano7: nel Panegirico che Plinio il Giovane scrive in suo onore, infatti, la Liberalitas viene attribuita per ben quattordici volte all’imperatore, trattandosi ormai di una virtù degna di lode. Plinio, inoltre, sottolinea che i congiaria e gli alimenta (sistema di sussidi ai fanciulli di condizione libera) istituiti da Traiano sono sostenuti interamente de suo, ovvero dal proprio patrimonio personale e che per questo motivo la generosità dell’imperatore merita un encomio speciale8.
Il termine Liberalitas, dunque, nel corso del tempo assume un significato diverso, passando dall’essere definizione di una qualità individuale esplicata attraverso lo scambio ad essere sinonimo dell’oggetto materiale dello scambio stesso, come si evince nel Panegirico di Plinio, in cui il campo semantico di Liberalitas si sovrappone a quello di congiarium, numus e alimenta. Al tempo stesso la qualità morale definita Liberalitas diventa appannaggio esclusivo del sovrano, accompagnata costantemente dall’epiteto Augusta o Augusti nelle attestazioni epigrafiche e numismatiche9.
Congiarium
Il termine congiarium, che spesso si associa a quello di Liberalitas, deriva da congius, misura di capacità corrispondente poi alla quantità di olio o vino che veniva distribuita al popolo, talvolta insieme al frumento, dai magistrati o altri funzionari, spesso al momento dell’assunzione della carica, a spese proprie ma a nome dello Stato. Successivamente indicherà tutti i tipi di distribuzione, sia gratuite sia ad un prezzo ridotto, ma sempre fatte a titolo personale10.
Secondo autori come Cicerone, Livio e Plinio il Vecchio, furono i re Tullo Ostilio ed Anco Marzio i primi ad effettuare donazioni pubbliche, ma non si parla di vere e proprie distribuzioni. In età repubblicana, a partire dal V secolo a.C., troviamo molti casi di acquisto e di distribuzione del frumento a causa di carestie o momenti di difficoltà: si tratta di elargizioni a carico statale o privato, controllate dagli edili curuli. Il prefetto dell’Annona, invece, aveva il compito di salvaguardare il prezzo del frumento11.
Nel corso del tempo, vennero emanate diverse leggi per regolamentare le distribuzioni, come la Lex Sempronia Frumentaria (123 a.C. ) di Caio Gracco, che stabiliva il prezzo di sei assi al modio per le razioni di grano che i cittadini romani potevano acquistare alla distribuzioni mensili12, e la Lex Clodia (58 a.C. ), con cui le distribuzioni diventarono gratuite e da esse furono esclusi i cavalieri e i senatori.
Da Cesare in poi si manifestò la tendenza a diminuire i beneficiari, controllando ad esempio gli effettivi residenti in Roma: Augusto, ad esempio, intervenne con un recensus della popolazione di Roma per evitare gli abusi da parte di chi vantava falsamente di avere diritto alla distribuzione13. In età imperiale le distribuzioni di frumento divennero gratuite e finanziate dall’Imperatore stesso con il proprio patrimonio. Per quanto riguarda le cariche dei magistrati preposti alle distribuzioni, con Settimio Severo si passa da un Praefectus frumenti dandi ex senatus consulto di rango pretoriano ad un Curator Aquarum et Miniciae di rango consolare, nonostante la presenza di Praefecti frumenti dandi sia attestata per tutto il III secolo d.C. Con la Constitutio Antoniniana del 212 d.C. terminò anche l’uso di distribuire pubblicamente frumento soltanto a Roma14.
Per accedere ai congiaria e alle frumentationes bisognava possedere determinati requisiti: essere cittadino romano, avere una residenza reale, effettiva e stabile a Roma ed avere almeno quattordici anni. Nel corso del secolo dopo la morte di Augusto furono ammesse alle distribuzioni anche altre categorie, come le guardie pretoriane, i vigiles, le coorti urbane ed alcune categorie di dipendenti pubblici. Da Traiano in poi, con l’Institutio Alimenta i fanciulli e le fanciulle bisognosi che rientravano nella categoria dei pueri alimentari beneficiarono delle elargizioni15, ma soltanto se erano di status libero, escludendo quindi i figli dei liberti e degli schiavi, e tra questi si privilegiavano i maschi rispetto alle femmine16. In ogni caso, l’ammissione alle distribuzioni non era ereditaria e i beneficiari erano elencati nelle liste su tavole bronzee esposte probabilmente nella Porticus Minucia Frumentaria. Il diritto a partecipare alle distribuzioni era sancito dalle tessere frumentarie17.
Da alcuni passi dell’Historia Augusta emerge il rapporto della distribuzione di un congiarium con il trionfo e con edifici di spettacolo (HADR. 19, 5-23, 12; M. ANT. 27, 5) ed è logico dedurne che occasionalmente le distribuzioni potessero aver luogo entro edifici che si adattavano allo scopo non solo per la loro capienza, ma anche per una coerenza scenografica che, nel caso del Circo Massimo, richiamava i momenti della cerimonia del trionfo.
Riferimenti al rapporto tra le distribuzioni, in particolare di pane, e il circo si trovano su documenti di varia natura, come l’editto di Terracius Bassus del 375-376 che cita una disciplina Romana de re l[udicra], (secondo la ricostruzione di S. Mazzarino18), che accomuna il panis populi e la pecunia spectaculis, probabilmente i contorniati, caratterizzati da una tipologia che allude in vario modo al circo e ai giochi in generale. L’immagine degli spettatori del circo a cui vengono consegnate forme di pane rotonde da un inserviente si trova anche in un mosaico di Piazza Armerina19 ed inoltre sul rovescio di due medaglioni, il primo di Filippo I e il secondo di Filippo I, Filippo II e Otacilia è raffigurata una scena di distribuzione in un edificio a due piani, probabilmente un edificio di spettacolo20. Infine, ad Ostia, Roma, Paestum, Cividale, Strasburgo, Leptis Magna e Sabratha sono state trovate matrici in terracotta databili tra la fine del II secolo d.C. e i primi decenni del III secolo d.C. che presentano un vasto repertorio di immagini relative al mondo dei giochi e degli spettacoli, interpretate come forme che imprimevano particolari raffigurazioni sul pane distribuito nel corso dei ludi, secondo la lettura di A. Pasqui21.
Il Circo Massimo, dunque, era il luogo di rappresentanza dei privilegi della plebe urbana, tra i quali c’erano il diritto di assistere ai giochi e alla distribuzione di pane o altri generi di prima necessità, provenienti direttamente dall’Imperatore e dalla continuità che egli garantisce all’Impero. È il luogo che celebra l’evergetismo imperiale che permette alla plebe romana di sopravvivere degnamente e, non a caso, il Circo Massimo accoglie anche la processione della pompa trionfale e le principali divinità romane, ricordate dai monumenti collocati sulla sua spina22.
Liberalitas e Congiarium: le raffigurazioni monetali
Il tipo del congiarium sulle monete di epoca imperiale compare per la prima volta con Nerone (Fig. 1) ed è attestato fino ad età costantiniana (Fig. 2) Le raffigurazioni presentano una serie di elementi costanti e una serie di elementi accessori accompagnati da legende che identificano la scena riprodotta, solitamente CONG AVG. (Fig. 3), CONG. DAT POP o P. R. (Fig. 1), CONG. P. R. (Fig. 4), LIBERALITAS AVG (Fig. 5) o AVGG (Fig. 6)23.
Nell’iconografia solita, l’imperatore si trova su un palco seduto su sella curulis, accompagnato da uno scriba, dai funzionari che effettuano la distribuzione (Fig. 1) e talvolta da un soldato24 (Fig. 7). Il beneficiario del congiarium solitamente è un cittadino maschio e adulto, rappresentato nel momento in cui si avvicina al palco (Fig. 4), ma talvolta al suo posto troviamo una donna con bambini25 (Fig. 1)
Sotto i Flavi e Traiano nella scena del congiarium compare anche una figura femminile, posta davanti o accanto all’imperatore, rappresentata talvolta nell’atto di svuotare una cornucopia, talvolta mentre distribuisce i doni ai cittadini: essa è la liberalità dell’imperatore personificata, ancora anonima (Fig. 1), e poi, a partire da Adriano, indicata come Liberalitas, poi con l’aggiunta di Aug(usti), seguita dal numero ordinale che indicava i congiaria concessi dall’Imperatore stesso26(Fig. 8).
Sui rovesci delle monete in bronzo emesse da Nerone nel 57 in occasione del suo primo congiarium compaiono, sullo sfondo dietro il podio, due figure femminili (Fig. 1): la prima è una statua di Minerva che allude alla sede delle distribuzioni, vicina al Chalcidicum, il vestibolo colonnato fatto aggiungere da Augusto alla Curia Iulia nel Foro Romano con funzione sacra che ruotava appunto intorno ad una statua di Minerva. La seconda figura femminile, invece, indossa peplo e chitone, richiamando così la statuaria greca a soggetto sacro, per cui si tratta di una figura allegorica o soprannaturale. Essa è rivolta verso Nerone, con il quale ha un rapporto diretto, e quindi rappresenta una delle virtù imperiali. Nella mano destra tiene un abaco, strumento usato per il conteggio veloce della somma spettante ad ogni beneficiario, che ritorna anche tra le mani di un attendente raffigurato sui sesterzi relativi al secondo congiarium neroniano (Fig. 9) e in quelle di un funzionario presente sulla scena di distribuzione del fregio nord-occidentale dell’Arco di Costantino. Si tratta della personificazione della liberalità imperiale, costruita utilizzando un tipo base di matrice ellenistica che evoca, genericamente, l’idea di prosperità connessa ad un intervento soprannaturale a cui si aggiunge un elemento realistico prettamente romano, cioè l’abaco, che specifica la circostanza nella quale quell’idea si trasforma in realtà. La presenza di figure divine, inoltre, fa in modo che la generosità del principe diventi simbolo di un ordine del mondo in cui il principe stesso garantisce il benessere universale in quanto inviato dalle divinità27.
L’immagine del congiarium compare anche nelle emissioni monetali dei successori di Nerone: la persistenza della formula garantisce al pubblico la continuità dell’istituzione e dell’Impero stesso, come sottolineato anche dalla consuetudine, inaugurata da Nerone, di indicare ogni congiarium con un numero ordinale nelle legende (Fig. 1; 9), che trasforma l’evento occasionale in un’istituzione permanente, al riparo dalle incertezze delle successioni dinastiche.
Adriano nel 118 offre il suo primo congiarium e sulle monete emesse in tale occasione non compare più la legenda CONG (iarium) ma LIBERAL(itas) AVG(usti) (Fig. 10) seguita dal numero ordinale, che da questo momento in poi comparirà in maniera esclusiva sulle monete. Sostituendo il termine concreto con un termine più astratto si sottrae la pratica delle distribuzioni dalla sfera contingente e si rassicurano i sudditi circa la continuità del beneficio.
Nelle emissioni dei primi congiaria di Adriano l’iconografia rimane quella consueta, con la distribuzione dalla tribuna imperiale (Fig. 10) ma a partire dal congiarium offerto per il terzo consolato il ruolo di intermediazione tra l’imperatore e il cittadino ai piedi del podio non è più svolto da un funzionario, bensì da una figura femminile che regge con entrambe le mani una cornucopia di cui vuota il contenuto nelle pieghe della toga del cittadino davanti a lei (Fig. 8). Questa stessa figura occupa l’intero campo del rovescio di monete riferibili allo stesso evento, accompagnata dalla legenda LIBERALITAS AVG(usti) (Fig. 5): rappresenta un evento concreto (la distribuzione), la condizione felice prodotta da quell’evento (la prosperità del popolo), il principio etico che lo ha ispirato (la Liberalità) e la persona attraverso cui questo principio opera (Adriano).
Da questo momento la figura femminile anonima presente sulle monete fin dai tempi di Nerone ha un nome: è la Liberalitas in persona. Nella seconda metà del regno di Adriano si avverte il bisogno di utilizzare un tipo più vicino alle distribuzioni di denaro, per cui al tipo base della divinità dell’abbondanza viene aggiunto l’attributo dell’abaco, oltre a quello generico della cornucopia, che si riferisce strettamente ai congiaria (Fig. 11).
Questa effigie della Liberalitas è utilizzata anche da Antonino Pio, sia come figura isolata (Fig. 3) sia in scene di distribuzione (Fig. 12), aggiungendo però una serie di attributi che veicolano messaggi ben definiti: in alcune emissioni del 145 relative alla quarte distribuzione di Antonino Pio la virtù, oltre alla cornucopia, regge un vexillum militare (Fig. 13), che diventa simbolo del rapporto tra il sovrano e il suo esercito, basato sulla reciprocità e che presenta tra le sue modalità di attuazione anche la liberalità28.
Osservazioni conclusive
A conclusione della ricerca condotta, qui di seguito sono evidenziati gli elementi più significativi emersi dalla raccolta delle emissioni monetali riproducenti scene della munificenza degli imperatori nei riguardi del popolo.
- L’evocazione del congiarium compare per la prima volta con Nerone nel 57 d.C. e può essere attuata sia attraverso la figura dell’Imperatore su sella curulis, sia attraverso la personificazione allegorica della
- Da Nerone a Traiano le rappresentazioni del congiarium appaiono esclusivamente su sesterzi in oricalco e sono caratterizzate dalla presenza di una notevole quantità di figure e di dettagli, come ad esempio l’edificio sui sesterzi neroniani (Fig. 9), il cippo su cui si poggia la statua di Minerva su un sesterzio di Tito e il tripode accanto alla Liberalitas su un sesterzio di Traiano (Fig. 14) . Con Adriano le scene di congiarium e la personificazione della Liberalitas compaiono anche su aurei e denari, pur continuando la coniazione di sesterzi, dupondi e assi con le stesse immagini. Questa tendenza proseguirà fino alla scomparsa del tipo monetale con Constantino, in particolare Antonino Pio introdurrà la coniazione di questi tipi anche sui quinari in oro e in argento (Fig. 15) e Gordiano III sugli antoniniani (Fig. 16). Di pari passo si sviluppa la tendenza a preferire la rappresentazione della Liberalitas a quella del congiarium, che potrebbe trovare spiegazione nella minore dimensione dei nuovi nominali utilizzati rispetto ai sesterzi in uso esclusivo in precedenza.
- La Liberalitas è solitamente rappresentata come una donna che tiene in mano una tessera o un abaco nella mano destra e una cornucopia nella sinistra (Fig. 2; 3; 6; 11; 15; 16) Un altro tipo di raffigurazione è quello della figura femminile nell’atto di versare da una cornucopia, anche se questo tipo indica più propriamente la personificazione dell’Abundantia (Fig. 5)
- La Liberalitas può essere incarnata dalla figura dello stesso Imperatore che indossa la toga ed esibisce l’abaco o una tessera29, come è dimostrato dal fatto che sia la figura dell’Imperatore che la personificazione femminile allegorica possono essere usati come tipi a sé stanti, sempre accompagnati dalle legende.
- Meno consueta è la rappresentazione del luogo in cui si svolgevano le elargizioni, che si ritrova soprattutto nelle emissioni di Nerone, dove troviamo un edificio tetrastilo dal tetto piatto (Fig. 9) e in tre medaglioni in bronzo, il primo di Filippo I (Fig. 17), gli altri due di Filippo I, Filippo II e Otacilla (Fig. 18), dove invece è rappresentato un edificio di spettacolo. Un interessante cambiamento è la scomparsa della statua di Minerva dietro al podio imperiale a partire da Traiano (Fig. 14) forse a causa di uno spostamento della sede dei congiaria dal Foro nella Porticus Minucia Frumentaria edificata alla fine del I secolo in Campo Marzio.
- L’immagine della Liberalitas, è utilizzata un’ultima volta da Costantino nel 316 (Fig. 2) per poi scomparire, lasciando il posto al tipo più generico della sparsio, ovvero la rappresentazione dell’imperatore in quadriga che fa cadere monete al suo passaggio. Si tratta di un cambiamento comprensibile se si considera che gli imperatori tardo-antichi sono ormai dei veri e propri autocrati, il cui potere è frutto di un’investitura divina e che non ha quindi bisogno di essere legittimato: le elargizioni pubbliche diventano una delle tante manifestazioni cerimoniali del potere, non servono più ad ottenere consenso, e di conseguenza non è più necessario proiettare questa prassi in una dimensione atemporale attraverso la figura simbolica della Liberalitas30.
Tavole
Fig. 1 | Sesterzio-Oricalco; Roma, 57 d.C. (Cfr. RIC I, p. 161, n. 154).
D/ NERO CLAVDIVS CAESAR AVG GER P M TR P IMP PP. Testa laureata di Nerone, con egida, rivolta a d. R/ CONG I DAT POP, SC (esergo). Scena di Congiarium, podio a s.: Nerone, a testa nuda e togato, seduto volto a d. su un alto podio a s.; davanti a lui un funzionario seduto rivolto a d. su un altro podio porge il Congiarium ad un cittadino togato stante con un piede sulla scalinata, che ha la mano d. protesa, la mano s. che prepara la piega della toga, con un bambino dietro di lui; sullo sfondo a s. Minerva con il capo rivolto a s., una civetta nella mano d. e una lancia nella s. e (ad un livello inferiore) la Liberalitas a d., rivolta a d., che tiene una tessera.
Fig. 2 | Solido-Oro; Pavia, 316 d.C. (Cfr. RIC VII, p. 368, n. 53).
D/ COMIS CONST-ANTINI AVG. Busto del Sole Invitto con testa radiata e busto drappeggiato e corazzato di Costantino con testa laureata, mano d. alzata e globo nella mano s. R/ LIBERALITAS XI IMP IIII COS P P P. Liberalitas stante volta a s. che indossa una lunga veste, un mantello sulla spalla s. e tiene una cornucopia con il braccio s. e un abaco nella mano d.
Fig. 3 | Sesterzio-Oricalco; Roma, 160-161 d.C. (Cfr. RIC III, p. 153, n. 1043).
D/ ANTONINVS AVG PIVS P P TR P XXIIII. Testa laureata di Antonino Pio volta a d. R/ CONG AVG VIIII COS IIII S C. Liberalitas stante volta a s. che tiene un abaco e una cornucopia.
Fig. 4 | Sesterzio-Oricalco; Roma, 96 d.C. (Cfr. RIC II, p. 227, n. 56).
D/ IMP NERVA CAES AVG P M TR P COS II P P. Testa laureata di Nerva, volta a d. R/ CONGIAR P R S C. Nerva seduto volto a d. su podio a s.; davanti a lui, un funzionario seduto volto a d. che distribuisce il sussidio ad un cittadino; sullo sfondo statua di Minerva e della Liberalitas.
Fig. 5 | Sesterzio-Oricalco; Roma, 132-134 d.C. (Cfr. RIC II, p. 432, n. 712j).
D/ HADRIANVS AVGVSTVS. Busto drappeggiato (talvolta anche corazzato) di Adriano con testa nuda volta a s. R/ LIBERTAS AVG COS III P P S C. Liberalitas stante, volta a d., che svuota una cornucopia.
Fig. 6 | Denario-Argento; Roma, 202-210 d.C. (Cfr. RIC IV, 1, p. 126, n. 276).
D/ SEVERVS PIVS AVG. Testa laureata di Settimio Severo volta a d. R/ LIBERALITAS AVGG IIII. Liberalitas stante volta a s. che tiene un abaco e una cornucopia.
Fig. 7 | Sesterzio-Oricalco; Roma, 222-231 d.C. (Cfr. RIC IV, 2, p. 116, n. 578).
D/ IMP SEV ALEXANDER AVG. Busto di Severo Alessandro con drappeggio sulla spalla s. e testa laureata volta a d. R/ LIBERALITAS AVGVSTI IIII S C. Alessandro Severo volto a s. seduto su un podio; dietro di lui dei funzionari e un soldato; davanti a lui la Liberalitas stante volta a s.; un cittadino sale i gradini.
Fig. 8 | Sesterzio-Oricalco; Roma, 125-128 d.C. (Cfr. RIC II, p. 425, n. 648a).
D/ HADRIANVS AVGVSTVS. Busto di Adriano con testa nuda volta a d. R/ COS III S C LIBERALITAS AVG IIII. Adriano seduto su un podio, volto a s., mentre protende la mano d.; di fronte a lui la Liberalitas volta a s. che svuota una cornucopia; di fronte a lui, un cittadino stante volto a s. che solleva il lembo della toga.
Fig. 9 | Sesterzio-Oricalco; Roma, 63 d.C. (Cfr. RIC I, p. 162, n. 161).
D/ NERO CLAVDIVS AVG GERMANICVS PM TR P IMP PP. Testa laureata di Nerone con egida, volta a d. R/CONG II DAT POP, S C (esergo). Scena di Congiarium, podio a d.: Nerone, a testa nuda e togato, seduto su una basso podio ha la mano destra alzata; dietro di lui un praefectus annonae stante; di fronte, in basso, un funzionario stante volto a s. porge la tessera ad un cittadino stante volto a d. .; sullo sfondo statua di Minerva stante con la testa volta a s. con una civetta nella mano s. e una lancia nella d.; alla sua s. un edificio tetrastilo dal tetto piatto.
Fig. 10 | Denario-Argento; Roma, 119-122 d.C. (Cfr. RIC II, p. 355, n. 131c).
R/ IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG. Testa laureata di Adriano, volta a d. drappeggiata e corazzata. R/ P M TR P COS III LIBERAL AVG. Adriano seduto a s. su un podio, accompagnato da un funzionario, che fa distribuzioni ad un cittadino stante sulla d.; sullo sfondo, figura stante della Liberalitas con tessera.
Fig. 11 | Aureo-Oro; Roma 134-138 d.C. (Cfr. RIC II, p. 369, n. 254a).
D/ HADRIANVS AVG COS III P P. Testa nuda di Adriano volta a d. R/ LIBERALITAS AVG VII. Liberalitas stante, volta a s., che tiene in mano un abaco e una cornucopia.
Fig. 12 | Aureo-Oro; Roma, 140-143 d.C. (Cfr. RIC III, p. 34, n. 72b).
D/ ANTONINVS AVG PIVS P P TR P COS III. Busto drappeggiato (talvolta anche corazzato) di Antonino Pio con testa nuda volta a d. R/ LIBERALITAS AVG II (in esergo). Antonino Pio seduto volto a s., su un podio a d.; accanto a lui una donna (la Liberalitas) stante, volta a s., che rovescia monete da una cornucopia nella toga di un cittadino stante volto a d.
Fig. 13 | Denario-Argento; Roma, 145-161 d.C. (Cfr. RIC III, p. 45, n. 151).
D/ ANTONINVS AVG PIVS P P. Testa laureata di Antonino Pio volta a d. R/ TR POT COS IIII. Liberalitas stante volta a s., che regge un vexillum e una cornucopia.
Fig. 14 | Sesterzio-Oricalco; Roma, 103 d.C. (Cfr. RIC II, p. 277 n. 450).
D/ IMP CAES NERVA TRAIAN AVG GERM DACICVS P M. Testa laureata di Traiano, volta a d. (con egida). R/ COS V CONGIAR SECVND S C. Traiano seduto volto a s., su un podio posizionato a d.; sotto di lui, un funzionario seduto; sui gradini, un uomo con toga; sullo sfondo, statua della Liberalitas e un tripode.
Fig. 15 | Quinario-Oro; Roma, 145-161 d.C. (Cfr. RIC III, p. 45, n. 155).
D/ ANTONINVS AVG PIVS P P. Testa laureata di Antonino Pio volta a d. R/ TR POT COS IIII LIB IIII. Liberalitas stante volta a s., che tiene un abaco e una cornucopia.
Fig. 16 | Antoniniano-Argento; Roma, 240 d.C. (Cfr. RIC IV, 3, p. 19, n. 36).
D/ IMP CAES M ANT GORDIANVS AVG. Busto drappeggiato e corazzato di Gordiano III con testa radiata volta a d. R/ LIBERALITAS AVG II. Liberalitas stante volta a s. che tiene un abaco e una cornucopia.
Fig. 17 | Medaglione-Bronzo; 246 d.C. (Cfr. Gnecchi, I medaglioni II, p. 94, n. 6).
D/ IMP CAES IVL PHILIPPVS AVG. Busto corazzato di Filippo I volto a d. R/ PM TR P III COS P P. Vasto recinto, nella parte superiore del quale si vedono due personaggi seduti nel centro (Filippo e Otacilla?), mentre tre o quattro persone sono sedute da ciascun lato. Al primo piano la Liberalitas (?) fra due fanciulli e intorno a questo gruppo cinque o sei altre persone.
Fig. 18 | Medaglione-Bronzo; 246 d.C. (Cfr. Gnecchi, I medaglioni II, p. 98, n. 8).
D/ CONCORDIA AVGVSTORVM. Busti accollati di Filippo I laureato con paludamento e corazza, visto da tergo e di Otacilla diademata, affrontati a quello dei Filippo II, con paludamento e corazza a capo scoperto, volto a s. R/ P M TR P III COS P P. Vasto recinto, nella parte superiore del quale si vedono due personaggi seduti nel centro (Filippo e Otacilla?), mentre tre o quattro persone sono sedute da ciascun lato. Al primo piano la Liberalitas (?) fra due fanciulli e intorno a questo gruppo cinque o sei altre persone.
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- ZERBINI L., Traiano storia e segreti, Roma, 2018.
Note al testo
- PENNESTRÌ S., 1989.
- SENECA, De vita beata, 3: “Dovunque ci sia un uomo, lì c’è posto per fare del bene. Per questo anche dentro casa propria si può distribuire il denaro ed esercitare la liberalità, che è chiamata così non perché sia dovuta agli uomini liberi ma perché promana da un animo libero. ”
- MANNING C. E., 1985, pp. 73-74.
- MANCINI L., 2011, p. 12.
- MANCINI L., 2011, p. 13
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