Coniato dopo la vittoria romana sui Nabatei, celebra Scauro, uno dei politici più controversi della Repubblica, reo di abusi di potere all’ombra di Cicerone

 

di Enrico Piras | La numismatica, fra le discipline che rientrano nel novero degli interessi coltivati dagli uomini, presenta una particolarità. Infatti, non è certamente fra le più diffuse, il che contrasta curiosamente col fatto che essa tratta qualcosa che viceversa riguarda strettamente la nostra vita quotidiana: i soldi.

A ben vedere, la prospettiva per così dire “finanziaria” non è certamente l’ultima o la meno importante fra quelle che si possono adottare per “leggere” ed interpretare gli eventi storici. La moneta di cui parliamo oggi è emblematica in tal senso, perché è legata al nome di un individuo che si diede molto da fare per non trascurare il lato venale dell’esistenza.

Marco Emilio Scauro e il “suo” denario di propaganda

Costui era rampollo di un’importante famiglia romana: il padre naturale, suo omonimo, era stato princeps del Senato. Quanto a sua madre Cecilia Metella, dopo la morte del primo marito si era risposata niente meno che con Silla, del quale egli divenne pertanto figliastro.

Con simili parenti alle spalle, era scontato che Scauro si desse alla politica, cosa che infatti avvenne: fra il 66 e il 62 circa lo troviamo agli ordini di Pompeo in Asia, provincia che si preoccupò di depredare rapacemente. Divenuto edile nel 58, nello stesso anno fece coniare a suo nome una moneta della Repubblica.

Si tratta di un denario d’argento, molto noto fra gli appassionati di numismatica. Al dritto è raffigurato il re dei Nabatei Areta che, sconfitto dai Romani, aveva ottenuto la pace proprio da Scauro, e che per questo motivo è rappresentato in ginocchio di fianco a un dromedario, rivolto verso destra.

Un esemplare in ottima conservazione, e magnificamente patinato, del denario a nome si Scauro e che celebra la vittoria romana sui Nabatei
Un esemplare in ottima conservazione, e magnificamente patinato, del denario a nome si Scauro e che celebra la vittoria romana sui Nabatei; la sua coniazione risale al 58 a.C.

La legenda sopra la figura è M. SCAVR. AED. CVR. (Marcus Scaurus aedilis curulis); nel campo, troviamo EX. S. C. (ex Senato consulto), mentre in esergo REX ARETAS. Al rovescio è raffigurato Giove in quadriga verso sinistra, con uno scorpione sotto i cavalli. La legenda recita P. HYPSAE. AED. CVR. (Publius Hypsaeus aedilis curulis), mentre in esergo e nel campo troviamo C. HYPSAE. COS. PREIVE. e CAPTV (Caius Hypsaeus consul; Preivernum captum).

Publius Hypsaeus, collega di Scauro nel 58, aveva precedentemente esercitato un comando militare durante la campagna in Asia di Pompeo. Tale incarico era stato svolto nella Commagene, una regione della Siria di cui lo scorpione raffigurato sotto i cavalli era simbolo. Quanto a Caius Hypsaeus, era un antenato di Publius che, nel IV secolo, aveva conquistato la città di Priverno. Ma torniamo per un attimo a Scauro.

Nel 58 a.C., anno della sua edilità, aveva festeggiato il suo trionfo contro Areta con sfarzo memorabile: fra le altre cose, aveva fatto costruire un teatro capace di contenere ben 80.000 persone. Va da sé che il nostro non aveva i soldi necessari per far tanto: dopo avere dilapidato la sua già cospicua fortuna, si trovò costretto a contrarre pesantissimi debiti. Fu così che pensò bene di rifarsi degli averi andati in fumo facendosi attribuire il governo della Sardegna con l’incarico di propretore.

Da edile vittorioso a sfruttatore della Sardegna

L’isola fu sottoposta a uno sfruttamento selvaggio: basti pensare che, in maniera ostentatamente illegale, Scauro si fece versare dagli agricoltori una decima in più a titolo personale! Tornato a Roma, Scauro fu però citato in giudizio nel 54, per crimine de repetundis (concussione), da un certo Valerio Triario. Anche la famiglia di Triario era importante; fra l’altro, egli era in rapporti di amicizia con Catone, che poi, con lampante conflitto di interessi, fu chiamato a presiedere al processo. In realtà, la denuncia di Triario aveva scopi puramente politici, perché Scauro si era candidato al consolato per quell’anno. Per affrettare il più possibile i tempi del processo, Triario decise di non recarsi in Sardegna per raccogliere prove, ma proprio la scarsità di queste ultime compromise l’esito del giudizio.

Politico, scrittore, oratore e filosofo romano, Marco Tullio Cicerone fu anche uno dei massimi avvocati del suo tempo
Politico, scrittore, oratore e filosofo romano, Marco Tullio Cicerone fu anche uno dei massimi avvocati del suo tempo

Scauro, da parte sua, affrontò il processo con la solita spregiudicatezza: corruppe i giudici e soprattutto assoldò i migliori avvocati di Roma, fra cui Cicerone. Quest’ultimo ci ha lasciato una testimonianza di grande valore storico, letterario e giuridico: ci è infatti pervenuta, purtroppo frammentaria, l’arringa che egli pronunciò in difesa del suo assistito, l’orazione Pro Scauro. In essa, Cicerone sfoggia tutta la sua formidabile eloquenza.

La sua difesa fece leva in particolare sul fatto che l’accusa non si era concentrata sul crimine principale contestato a Scauro, e cioè la concussione, ma piuttosto su altri presunti misfatti. Secondo Triario, Scauro si era reso responsabile dell’avvelenamento di Bostare, un signorotto locale, al fine di impadronirsi dei suoi averi, nonché dell’aver abusato del suo potere per sedurre la moglie di un certo Aris, la quale, per la vergogna, si era poi tolta la vita.

A difesa di Scauro scende in campo Cicerone

Cicerone arrivò a sostenere che la madre di Bostare era in realtà l’amante di Aris e che i due avevano progettato l’omicidio dell’uno e il finto suicidio dell’altra! Tutta l’orazione di Cicerone è un mix perfettamente calibrato di ironia e di appelli alla sensibilità dei giurati. Ad esempio, per spiegare quanto poco fosse credibile un attentato di Scauro all’integrità della moglie di Aris, sottolinea con finto pudore quanto ella fosse vecchia e brutta, e aggiunge che era impossibile sospettare “che Scauro bruciasse di amore e lussuria per lei, per quanto salata fosse questa sarda!”, con un gioco di parole fra “sarda” come “abitatrice della Sardegna” e “sarda” come “sardina” valido ancor oggi.

Un'edizione del discorso ciceroniano in difesa di Scauro
Un’edizione del discorso ciceroniano in difesa di Scauro

La parte del discorso ciceroniano relativa al reato de repetundis purtroppo non ci è giunta, ma tutto lascia supporre che fosse alquanto breve, poiché proporzionata alla fragilità di un’accusa veritiera nella sostanza, ma messa in piedi troppo frettolosamente. Scauro quindi fu assolto, ma la sua carriera politica ormai volgeva al termine. Infatti, perse le elezioni per il consolato e, insieme ad esse, anche il favore di Pompeo. Nuovamente posto sotto giudizio, stavolta con l’accusa di corruzione elettorale, fu condannato e dovette lasciare Roma.

La moneta di cui abbiamo parlato mostra la gloria di Scauro nel momento del massimo fulgore. Anzi, dal punto di vista numismatico la sua peculiarità è proprio quella di essere il primo denario che commemora un avvenimento contemporaneo.

Addirittura, entrambi gli edili celebrano la propria gloria su un’unica moneta: il dritto per Scauro e il rovescio per Hypsaeus. Scauro morì in esilio. Hypsaeus, a quanto ci dice il solito Cicerone, finì nei guai in seguito all’assassinio del tribuno della plebe Clodio. Evidentemente, a volte la storia si prende le sue rivincite.