Due monete ci mostrano come Magnenzio, per breve tempo alla ribalta nella storia di Roma, si sentisse investito di una missione speciale
di Antonio Castellani | I rarissimi medaglioni in oro da tre solidi (g 13,35 circa) coniati dall’usurpatore gallico Magnenzio (350-353) per il suo ingresso nella città di Aquileia – avvenuta alla fine del 350 o nella prima parte dell’anno 351 – sono tra le più affascinanti fra tutte le emissioni tardo romane imperiali. Sebbene Magnenzio non fosse che un militare “di provincia” il quale, di origine contadina, o forse addirittura nato schiavo, nell’esercito romano seppe farsi strada fino a diventare uno dei massimi capi militari.
Il medaglione di cui parliamo narra con incredibile freschezza un evento, Magnenzio che entra ad Aquileia come liberatore dalla tirannia della casa imperiale di Costantino. L’usurpatore viene mostrato come un salvatore – agile, armato, a cavallo e con il mantello fluente – mentre viene accolto dalla riverente dea della città, che si inginocchia davanti a lui, tenendo in mano un corno dell’abbondanza e offrendo un rotolo, che forse porta inscritto il benvenuto formale dell’aristocrazia cittadina.
Anche il dritto ci parla di un personaggio legato al mondo delle armi – il busto è corazzato, oltre che drappeggiato – ma scevro dalle apparenze della forma imperiale, con quel suo raffigurarsi a capo scoperto. Ma è la scena del rovescio – una scena di azione – che in modo mirabile fissa in un’istantanea metallica una pagina di storia e ci parla di una mitologia salvatrice che viene in seguito coltivata ampiamente da Magnenzio.
Non a caso, su alcune delle sue monete – ad esempio dei solidi coniati nell’Urbe – Magnenzio afferma di aver “due volte liberato” Roma, prima da Costanzo II, poi da Nepoziano, un parente di Costanzo II che per breve tempo usurpò il trono imperiale.
BIS RESTITVTA LIBERTA e LIBERATOR REIPVBLICAE sono le legende che appaiono su queste monete, la prima sul solido per Roma e la seconda sul medaglione per l’ingresso ad Aquileia, a ricordarci come sempre, nella storia, vi siano stati personaggi convinti di essere investiti di un ruolo salvifico e insostituibile.