Una rarissima moneta di Ferdinando II per la nonna Cristina di Lorena | Un personaggio femminile tra Francia e Italia a cavallo tra XVI e XVII secolo
di Roberto Ganganelli | Le monete di restituzione, ossia coniate da un sovrano o da un imperatore per un suo illustre antenato o predecessore, sono comuni nel mondo romano imperiale, assai meno in seguito e rarissime in riferimento a personaggi familiari di signori o regnanti del Rinascimento e dell’epoca moderna.
Ancor meno frequenti sono le monete che ricordano personaggi femminili del passato di una famiglia e, tra queste, per la dinastia medicea, fa eccezione un testone (o quarto di ducatone) che, nel 1630, Ferdinando II fa battere in onore niente meno che della nonna paterna, Cristina di Lorena (1565-1636), che aveva condiviso con la madre di Ferdinando, Maria Maddalena d’Austria, la reggenza durante gli anni di giovinezza del futuro granduca.
Un testone d’argento per nonna Cristina…
La moneta, in argento e rarissima, al rovescio raffigura lo stemma inquartato e coronato di Lorena e Bar, al dritto il busto velato dell’anziana nobildonna che, se dai lineamenti tradisce l’età avanzata, altrettanto rivela nelle fattezze quel carattere che l’aveva resa uno dei personaggi femminili più in vista e influenti in Italia tra XVI e XVII secolo.
Cristina, del resto, aveva avuto anch’essa nella nonna materna Caterina, prima regina di Francia della famiglia Medici, il pilastro della sua educazione e il sostegno diplomatico nelle trattative matrimoniali che la portarono, nel 1586, alle nozze con Ferdinando, granduca di Toscana. Dopo la prematura scomparsa del marito avvenuta nel 1609, Cristina dovette “far pratica di reggenza” già con il figlio Cosimo II, destinato a succedere al padre solo al raggiungimento del ventunesimo anno d’età.
Cristina, di vivace intelligenza, attratta dal sapere scientifico ebbe un lungo rapporto epistolare niente meno che con Galileo che dedicò proprio a lei la più famosa delle sue quattro Lettere copernicane del 1615, quella in cui lo scienziato tentava di mostrare come le sue idee non fossero in contrasto con le sacre scritture.
Le ingerenze di Cristina negli affari di governo e nella vita politica del Granducato, tuttavia, fecero storcere il naso in varie occasioni al nipote Ferdinando II il quale, nonostante la moneta a lei dedicata – formale segno di riconoscimento e di celebrazione in vita – la allontanò “garbatamente” dalla corte e dalle leve del potere non appena salito al trono.
Dalle miniere di Pietrasanta a una sigla misteriosa…
MONETA NOVA FLORENTIAE CVSA (“Moneta nuova coniata a Firenze”) recita la legenda al rovescio, ricollegandosi alle ultime lettere dell’iscrizione al dritto (D M P, ossia DE METALLIS PETRAE SANCTAE, “Con i metalli di Pietrasanta”) in riferimento al luogo di estrazione dell’argento usato per la battitura.
A Valdicastello Carducci, una frazione di Pietrasanta, già dai tempi di Castruccio Castracani vennero edificate delle fortificazioni a difesa dell’area estrattiva e forni primordiali per l’affinazione del ferro sono stati ritrovati a Monte Arsiccio, facendoci supporre che già gli Etruschi vi forgiassero le loro armi per contrastare l’avanzata dei Romani.
Vista la ricchezza e quantità delle sue vene, Valdicastello era già dal Medioevo chiamato”Valle Buona” e a testimoniare la bontà dei giacimenti argentiferi, basta ricordare che in certi periodi la produttività è stata anche di due chili e mezzo o tre chili d’argento per tonnellata di materiale grezzo scavato.
Ce n’è abbastanza per avvalorare l’ipotesi, dunque, che la legenda sul testone per Cristina alluda alle ricche miniere della Versilia, ma alcuni studiosi propongono un’interpretazione differente della legenda, vale a dire che quel D M P starebbe per DOMINA MONTIS PVLCIANI, essendo Montepulciano – come Pietrasanta, del resto – feudo della granduchessa per disposizione testamentaria di Ferdinando I, suo sposo.
Quasi che Ferdinando II, il nipote coccolato e formato alle astuzie del governo negli anni dell’adolescenza, con questa moneta “celebrativa in vita” abbia voluto suggerire all’augusta familiare: “Nonna, grazie di tutto, ma ora occupati del tuo piccolo feudo, dato che il Granducato è affar mio!”.