Quando RE E IMPERATORI finiscono in mano ai BANCHIERI…

3712

Dalle ipoteche di Federico II ai prestiti dei Fugger a Carlo V, dai debiti papali a quelli di Genova col Banco di San Giorgio: una storia di banchieri… e fallimenti!

 

a cura della redazione | Lo sapevate che l’imperatore Federico II, a quanto si racconta, avrebbe ipotecato nel 1251 il trono a garanzia di un prestito ottenuto da banchieri genovesi, che alcuni re inglesi giunsero ad ipotecare le reliquie dei santi e che l’antipapa Giovanni XXIII diede in pegno addirittura la sua tiara d’oro alla banca genovese Centurione?

Il fatto è che nel Medioevo, e ancora all’inizio dell’età moderna, sovrani e principi erano soliti ricorrere al credito a qualunque costo, quando dovevano finanziare una delle tante loro imprese guerresche o soddisfare le pure esigenze di consumo delle loro fastose corti, a banchieri o strozzini.

A loro volta, i banchieri facevano grossi affari nel concedere questi prestiti in cambio di solide garanzie ed onori; oltre ad ipoteche, il diritto di esigere imposte, di sfruttare miniere o colonie, di avere privilegi commerciali e perfino il diritto di battere moneta. I Fugger e i Welkser che in Germania concessero prestiti a Carlo V, Jacques Coeuer che finanziò la guerra del re di Francia contro gli Inglesi; gli Albizzi di Firenze che prestavano capitali ai re di Napoli raggiunsero così posizioni di predominio.

I Medici, in origine piccoli cambiavalute, giunsero a dominare Firenze e la Toscana, a due di loro toccò addirittura la dignità papale (Leone X e Clemente VII) e due donne della famiglia, Caterina e Maria, sedettero sul trono di Francia.

Altrettanto facevano, alla faccia della esplicita condanna della Chiesa che considerava immorale l’interesse da prestito, quei conventi e ordini religiosi che, godendo di forti rendite, erano in grado di accumulare ingenti capitali.

In particolare i Templari, che avevano ramificazioni in tutti i Paesi, diedero vita alla più grande impresa bancaria dell’epoca con centrali a Parigi e a Londra e con filiali in tutte le piazze commerciali importanti d’Europa e del Levante.

L'influenza dei Fugger sulle finanze degli Stati Pontifici, oltre che di altri regni e potentati, è testimoniata ad esempio da questo giulio di Giulio II su cui, tra san Pietro e san Paolo, campeggia il tridente dei potenti banchieri tedeschi
L’influenza dei Fugger sulle finanze degli Stati Pontifici, oltre che di altri regni e potentati, è testimoniata ad esempio da questo giulio di Giulio II su cui, tra san Pietro e san Paolo, campeggia il tridente dei potenti banchieri tedeschi

A Genova il Banco di San Giorgio, fondato nel 1407 dai creditori dello Stato per garantire i propri crediti ottenne lo sfruttamento di numerose colonie, il diritto di preda, di allestire flotte di guerra; esercitava una influenza così grande sul governo della città al punto che si diceva che Genova prima di essere uno Stato era una banca. Durò fino al 1816.

A volte accadeva che il pagamento degli interessi o la restituzione della somma ricevuta andasse per le lunghe, per cui la somma da restituire, maggiorata degli interessi maturati nel frattempo, diventava sempre più cospicua. Così spesso i sovrani erano costretti a ricorrere a nuovi prestiti e a condizioni sempre più sfavorevoli, con il risultato che, alla fine, il debito non poteva essere saldato sia perché era cresciuto a vista d’occhio sia perché le somme avute erano state spese in modo improduttivo (guerre, matrimoni, successioni).

Avveniva anche che i sovrani, per avere prestiti senza garanzia, ricorressero alle minacce o alla forza, come fece Carlo I d’Inghilterra nel 1640; così poteva accadere che, avuto il prestito, il re si rifiutasse di pagare gli interessi o di restituire la somma avuta, come fece Carlo II d’Inghilterra nel 1672. Con la conseguenza facesse bancarotta o fallisse la banca.

Anche Carlo V d'Asburgo, nonostante le ricchezze immense del suo impero, dovette finanziarsi spesso avvalendosi delle maggiori compagnie bancarie della sua epoca
Anche Carlo V d’Asburgo, nonostante le ricchezze immense del suo impero, dovette finanziarsi spesso avvalendosi delle maggiori compagnie bancarie della sua epoca

Infatti, quanto più decisivo diventava il ruolo delle banche nell’economia internazionale e quanto più ne cresceva il numero (la sola Firenze ne contò in certi periodi da 80 a 100), tanto più frequenti e clamorosi furono i fallimenti, che finirono per diffondere la sfiducia nelle banche private.

La bancarotta di alcuni importanti istituti di credito comportò gravi crisi per l’intera finanza europea. Nel 1345 Edoardo III d’Inghilterra non fece fronte ai propri impegni con i banchieri fiorentini: incapaci di riscuotere rispettivamente 900.000 e 600.000 fiorini, furono le banche dei Bardi e dei Peruzzi a chiudere i battenti, con gravissime ripercussioni negative sull’economia di tutta Firenze. Lo stesso avvenne nel 1308 con il fallimento della banca Guidi quando il re di Francia non fece fronte ai propri impegni.

La Spagna più volte nel XVI secolo fece bancarotta segnando così il declino della casata tedesca dei Fugger, i banchieri che nel 1519 avevano finanziato la nomina a imperatore di Carlo V fornendogli i mezzi per corrompere i principi elettori. Anton Welser, il grande finanziere tedesco, nel 1614 in seguito ad alcune sfortunate operazioni con l’America e gli Asburgo fu costretto a dichiarare bancarotta.

Alcune banche arrivarono ad aver diritto di battere moneta: qui vediamo un 8 reali in argento del 1666 emesso dal Banco di San Giorgio a Genova
Alcune banche arrivarono ad aver diritto di battere moneta: qui vediamo un 8 reali in argento del 1666 emesso dal Banco di San Giorgio a Genova

Divenne allora sempre più urgente assicurare un pubblico controllo dell’attività bancaria, troppo spesso gestita dai privati con leggerezza. Sorsero così le banche pubbliche: a Venezia quella di Rialto nel 1587, il cui responsabile era nominato dallo Stato; a Milano nel 1593 il Banco di Sant’Ambrogio, liquidato nel 1786; la Wisselbank ad Amsterdam nel 1609; la Girobanbk di Amburgo nel 1619, attiva fino al 1875 e molti altri istituti del genere in Germania, Francia e Spagna.

Anche i banchi pubblici svolsero attività creditizia ma con finalità speculative meno accentuate. Poi, con la comparsa della cartamoneta accanto alle monete metalliche, delle cambiali e del giroconto l’attività creditizia raggiunse il suo massimo sviluppo. Ma questa è storia dei nostri giorni.