Coniato a Torino, Aosta e Vercelli a nome di Carlo Emanuele I, è una tra le monete più belle e rare di Casa Savoia | Ma le interpretazioni sul motto sono varie…

 

Carlo Emanuele I ritratto con le insegne degli ordini sabaudi: il collare dell'Ordine dell'Annunziata e la corazza con croce mauriziana
Carlo Emanuele I ritratto con le insegne degli ordini sabaudi: il collare dell’Ordine dell’Annunziata e la corazza con croce mauriziana

di Roberto Ganganelli | Venne coniata dalle zecche sabaude di Torino (1587), Aosta e Vercelli (1588) una delle monete più affascinanti e belle nella millenaria storia della dinastia: si tratta di un ducatone in argento (mm 43 circa, g 31.50-31,85) a nome di Carlo Emanuele I il Grande (1580-1630), nono duca di Savoia, che raffigura sul rovescio un elegante centauro che scocca un dardo mentre, al tempo stesso, calpesta una corona rovesciata (quella reale di Francia, per l’esattezza).

Sulle spalle, sul nastro e sui quarti posteriori la mitologica creatura mostra – almeno, negli esemplari di miglior conservazione – le stelle della costellazione che gli corrisponde nello zodiaco, ossia il segno del Sagittario, sotto l’influsso del quale era nato Carlo Emanuele I; al dritto, invece, è inciso il busto a sinistra con collare e colletto alla spagnola (c.d. “ducatone 1° tipo, quello torinese del 1587), o busto a destra e sotto sigle di zecca (c.d. “ducatone 2° tipo” battuto ad Aosta e Vercelli).

Il motto OPPORTVNE (“Nel momento giusto”), secondo una interpretazione consolidata, celebra la tempestività con cui Carlo Emanuele I di Savoia, dopo la morte dell’ultimo discendente del ramo primogenito dei marchesi Del Vasto, prevenendo un’azione di Lesdiguières, generale del re di Navarra e comandante degli Ugonotti, entrò nel settembre del 1588 nel Marchesato di Saluzzo, occupando sia questa città che Carmagnola, Centallo e Casteldelfino ed evitando così che venissero occupate dai Francesi.

Ducatone torinese anno 1588 con il centauro e la costellazione del Sagittario, il tutto con nodi sabaudi e motto OPPORTVNE in abbinamento ad un magnifico ritratto del duca
Ducatone torinese anno 1588 con il centauro e la costellazione del Sagittario, il tutto con nodi sabaudi e motto OPPORTVNE in abbinamento ad un magnifico ritratto del duca

Tuttavia l’esistenza di ducatoni del centauro con la data 1587, come fa notare Elio Biaggi nella sua monumentale opera sulle monete sabaude, mette in dubbio questa interpretazione. A meno che che questi ducatoni rappresentino tanto l’impresa concreta quanto il progetto, a lungo accarezzato dal duca, di conquistare il Marchesato di Saluzzo al momento più opportuno. Quindi, un’emissione più di propaganda che di celebrazione

La raffigurazione del centauro che calpesta la corona rovesciata venne considerata comunque un’offesa dalla Francia. Lo testimonia una medaglia francese con cui Enrico IV di Francia nel 1602 restituì l’insulto a Carlo Emanuele: questa, infatti, al rovescio rappresenta il re francese sotto le sembianze di Ercole intento ad abbattere a colpi di clava un centauro con le fattezze del duca sabaudo e intorno lo stesso motto.

La finezza di questa rarissima moneta spicca nello spallaccio con protome leonina dell'armatura e nel collare dell'Annunziata, di cui si distinguono i decori FERT e il pendente
La finezza di questa rarissima moneta spicca nello spallaccio con protome leonina dell’armatura e nel collare dell’Annunziata, di cui si distinguono i decori FERT e il pendente

Con una simile medaglia, Luigi XIV celebrò nel 1690 la vittoria francese di Staffarda sui Piemontesi e i loro alleati: Ercole abbatte a colpi di clava il centauro sabaudo mentre con la sinistra tiene in alto la corona reale di Francia; intorno, DVX SAB(AVDIAE) CVM FOEDERATIS PROFLIGATVS, ossia “Il duca di Savoia sconfitto insieme agli alleati”.

Il motto OPPORTVNE con il centauro potrebbe anche prestarsi ad indicare il colpo di mano con cui il duca sabaudo tentò in gran segreto d’impadronirsi – nel giorno di Pasqua del 1586 – della città di Ginevra con l’appoggio della Spagna, che inviò in Lombardia cinquemila armati. Ma il re di Francia, venuto a conoscenza delle mire di Carlo Emanuele, avvertì i Ginevrini, affermando che mai avrebbe permesso di far cadere Ginevra in mano spagnola. Gli Spagnoli si ritirarono e il duca dovette rinunciare all’impresa.

Lo stesso motto con il centauro nell’atto di scoccare una freccia e attorno alla zampa anteriore alzata un’aureola di stelle appare impresso anche su alcune medaglie di Carlo Emanuele I, il Grande, uno dei personaggi più interessanti della storia sabauda.