Monete italiane, decimali con eccezionali rarità del Regno, una collezione di bolognesi di pregio e una di bolle dei dogi: questo e altro per l’asta Ranieri 18
informazione pubblicitaria | Saranno 1368 i lotti dell’Asta Ranieri 18 che verrà battuta sabato 4 e domenica 5 novembre 2023. L’asta in sala si svolgerà presso Hotel Royal Carlton di Via Montebello a Bologna nella giornata di sabato, a partire dalle ore 10.00, e riguarderà i lotti 1-1098, per i quali le offerte live potranno avvenire sui portali Biddr e Bidinside. Si potrà inoltre partecipare anche in presenza o via telefono, previa registrazione.
La parte live (lotti 1099-1368) si aprirà domenica 5 novembre alle ore 16.00 con possibilità di offerte in corso d’asta solo su Bidinside, mentre su Biddr possono essere effettuate offerte preliminari. Per entrambe le sessioni dell’Asta Ranieri 18 il termine ultimo per le offerte preliminari, che determineranno i prezzi di partenza in asta, è fissato per venerdì 3 novembre alle ore 16.00.
La visione dei lotti è possibile fino al 3 novembre, previo appuntamento presso la sede di Via de’ Poeti 4, durante gli orari di ufficio (dal lunedì al venerdì ore 9.00-13:00 e ore 14.00-18.00). Per scaricare il catalogo dell’Asta Ranieri 18 è sufficiente cliccare qui; per informazioni, la Numismatica Ranieri risponde al numero 051.267736, via fax allo 051.2667854 e all’indirizzo email info@numismaticaranieri.it.
MEDAGLIE DI AREA ITALIANA, PAPALI E STRANIERE
Iniziamo col presentarvi il lotto 2, una napoleonica in bronzo per Bologna del 1811, rarissima, che commemora la posa della prima pietra dei portici dalla Certosa al Santuario di San Luca, secondo il progetto di Ercole Gasparino. In conservazione più che Bb, dall’importante diametro di 74 millimetri, ha base di 1200 euro. Al lotto 33, invece, risale al 1858 una medaglia galvanica di Luigi Arnaud in omaggio a Maria Teresa, regina delle Due Sicilie. Di grande modulo, 149 millimetri, mostra il busto con diadema al dritto e al rovescio un’iscrizione che la esalta come “specchio delle madri cristiane, modello d’ogni virtù e consorte direttissima” di Ferdinando II. Anche questa in scatola originale, qFdc, parte da 1500 euro.
Lotto 42: dalla Parma di Maria Luigia viene questa bella coniazione di Carl Friedrich Voigt per le nuove carceri della città, notevole sia per il ritratto della duchessa che per il prospetto architettonico. Molto rara e Spl, coniata in argento nel diametro di 56 millimetri, è in Asta Ranieri 18 alla base di 600 euro. Passando alle medaglie papali in catalogo, al lotto 80 ecco una bella fusione originale (buon Bb) a nome di Gregorio XIII Boncompagni (1572-1585) con ritratto del pontefice e prospetto della Basilica di san Pietro. Molto rara, merita una base di 300 euro.
Al lotto 93, invece, una delle “lavande” più rare in assoluto, quella coniata in oro del 1772 a nome di Clemente XIV Ganganelli (1769-1774), in fior di conio e con il numerale IV dell’anno di pontificato ribattuto sul II, è opera di Filippo Cropanese e parte da 8000 euro di base. È invece di 1000 euro la base del lotto 96, una medaglia in argento opera di Tommaso Mercandetti del 1814 che ricorda il rientro di papa Pio VII Chiaramonti (1800-1823) a Roma dopo la prigionia a Fontainebleau e sul cui rovescio san Pietro viene liberato dal carcere da un angelo. Con delicata patina, qFdc tranne alcuni difetti al bordo, è proposta da 1000 euro.
A nome dell’ultimo papa re, Pio IX Mastai Ferretti (1846-1878) è invece il lotto 103, un’altra rarissima coniazione in oro del 1861, qSpl e in scatola originale: al rovescio, il profeta Daniele fra i leoni allude alla Santa Sede e minacciata dall’epopea risorgimentale italiana. Magnifica, ha una base di 8000 euro. Sempre per Pio IX, al lotto 107 ecco invece un massimo modulo in argento (83 millimetri) bulinato da Filippo Speranza nel 1877, quando il pontefice festeggiò il giubileo episcopale; anche questa in scatola d’epoca con stemma impresso in oro, qFdc, parte da 600 euro.
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Una prestigiosa raccolta di monete bolognesi
Iniziamo questa sezione dal lotto 143 presentandovi una delle tante, pregevoli coniazioni per Bologna in catalogo: si tratta di un raro ducato in oro dell’antipapa Giovanni XIII Cossa (1410-1419): eletto nel Concilio di Bologna del 1410, fu deposto dal Concilio di Costanza, processato e imprigionato. Venne consegnato ai commissari pontifici nel 1418, dopo pagamento di una “cauzione” di 30.000 fiorini. La moneta, in ottimo Bb, parte da 12.000 euro. È stimato 3000 euro, invece, il lotto 148, un un grossone di Eugenio IV Condulmer (1431-1447) con al dritto le grandi chiavi petrine e lo stemma papale e al rovescio san Petronio che sorregge Bologna (sotto ai suoi piedi un picchio). Più che Spl per il tipo, rarissima, ha base di 3000 euro.
A nome di Pio II Piccolomini (1458-1464) il lotto 150, un altro ducato rarissimo e più che Spl, varietà rispetto al tipo noto per quattro puntini vicino allo stemma al rovescio, sicuramente creati dall’incisore del conio anche se di non chiara interpretazione. Base d’asta, 3500 euro. Al lotto 153 dell’Asta Ranieri 18 un bolognino d’oro di Giovanni II Bentivoglio (1463-1506) in Spl parte da 2500 euro; rarissimo, testimonia la fase di dominio di questa casata sulla città di Bologna.
Sempre dei Bentivoglio, ma di Annibale II (1511-1512) e riconoscibile dalla rappresentazione del leone al dritto, ecco al lotto 166 un ducato papale, rarissimo e Spl, proposto a 2500 euro di partenza. Sul rovescio campeggia san Pietro con le chiavi e il libro sacro. A nome di Leone X Medici (1513-1521) troviamo invece un bianco (o leone, o giulio) al lotto 169: notevole il ritratto papale, specchio di quella moda rinascimentale di effigiare in moneta i profili di papi, re e signori che ha rivoluzionato la monetazione. In Spl, ha base di 2500 euro.
Ne servono almeno 5000, invece, per il lotto 175, un rarissimo mezzo scudo Spl a nome di Clemente VII Medici (1523-1534), il papa del Sacco di Roma: di stile essenziale, la moneta evoca un momento difficile per tutti gli Stati della Chiesa. Allo stesso pontefice si riferisce il lotto 176, un bel giulio con ritratto e leone vessillifero (buon Bb/qSpl) offerto a partire da 2000 euro.
Al lotto 199, proseguendo tra le rarità bolognesi in catalogo, ecco uno scudo d’oro di Gregorio XIII Boncompagni (1572-1585), estremamente raro e in qSpl a 3500 euro di base. Poiché esistono diversi tipi di scudi con armetta Castagna, si può ritenete che quelli con lo stemma sormontato da cappello cardinalizio siano del periodo dal 1584 fino al 10 aprile 1585. Quelli invece senza cappello sono del periodo in cui Castagna fu solo governatore, dal 29 dicembre 1576 al 29 novembre 1577. Ma non è solo oro quel che luccica, potremmo dire parlando del lotto 202, una mezza gabella (sempre di Gregorio XIII) in Spl, di difficilissima reperibilità, che merita 1000 euro per la sua conservazione.
Più che Spl (impossibile indicarla Fdc, perché le monete dell’epoca presentavano sempre imperfezioni “alla nascita”) è invece la moneta al lotto 204, uno scudo del sole del 1585-1586 di Sisto V Peretti (1585-1590): molto raro, è offerto da 3500 euro. Medesima conservazione, e base di 2500 euro, per il lotto 214, un formidabile scudo d’oro coniato a Bologna per Alessandro VII Chigi (1655-1667) nel 1656: formidabili i dettagli di incisione nelle armette e nello stemma pontificio.
Anche il petronio da 24 bolognini del 1686, regnante papa Innocenzo XI Odescalchi (1676-1689) al lotto 216, colpisce per la superba conservazione (Spl) che gli fa attribuire 3000 euro di base. Tornando al fulgore dell’oro, al lotto 229 spiccano i 10 zecchini 1787-XII di Pio VIB raschi (1775-1799), molto rari e meritevoli, in conservazione Spl, di 6000 euro di partenza in asta.
Tra le coniazioni bolognesi relative alle sedi vacanti, vi presentiamo fra le altre la doppia romana (rara e Spl) del 1829 al lotto 281: con stemma del camerlengo Francesco Galeffi, ha base di 2000 euro. Piccola di dimensioni, infine, ma rarissima e in conservazione eccezionale (Fdc) è la moneta da uno scudo di Pio IX Mastai Ferretti (1846-1878) battuta a Bologna nel 1853: al lotto 293 è offerta da 3000 euro.
Monete di zecche italiane medievali e moderne
Altra sezione importante dell’Asta Ranieri 18, questa si apre nella nostra selezione con il lotto 310, un grossone dall’intensa patina coniato a Ferrara per Ercole I d’Este (1471-1505): al dritto il ritratto, al rovescio san Giorgio e il drago, parte da 800 euro di base. Tra le varie monete fiorentine che vi invitiamo a visionare, al lotto 314 troviamo un bel fiorino stretto del primo semestre 1391: più che Spl, di grande piacevolezza, ha una base di 1750 euro.
Anche Genova è rappresentata e, per l’ultima fase di monetazione della Superba ecco il lotto 339, una più che Spl moneta da 8 lire della Repubblica Ligure anno 1798: si parte da 2500 euro per questo esemplare raro e dai fondi brillanti. Passiamo al lotto 350 e a Mantova per un grosso di Gian Francesco Gonzaga (1407-1444) con al rovescio una veduta della città e il vaso contenente la terra intrisa con il Sangue di Cristo quando, in croce, fu ferito dal centurione Longino. Si tratta della prima volta che il reliquiario appare in moneta. Rarissimo, il grosso è in Bb e ha base di 1500 euro.
Passando a Milano e al XIX secolo, al lotto 385 fa bella mostra di sé una 40 lire del Governo provvisorio, data 1848, in qFdc/Fdc (slab NCG MS63+), moneta sempre ricercata dai collezionisti di decimali preunitarie. Napoli “risponde”, idealmente, con il lotto 402, un mezzo ducato del 1715 a nome di Carlo III imperatore di Spagna e re di Napoli (1711-1734): raro, con meravigliosa patina e fondi brillanti, qFdc, ha una stima di partenza di 1000 euro.
È in qFdc, invece, il tremisse per Pavia a nome di Liutrprando (712-744) al lotto 443, con busto corazzato e diademato al dritto e san Michele state, con croce astile, al rovescio. Molto raro, questo bel pezzo longobardo merita almeno 1500 euro. Esempio di moneta italiana battuta fuori dalla Penisola è il lotto 451, un grosso clementino di Ponte alla Sorga a nome di Clemente V De Goth (1305-1314) che, in Bb e pur con spaccatura nel campo, è estremamente raro e parte in catalogo da 2500 euro.
Invitandovi a visionare le altre papali in catalogo, passiamo al lotto 514: in slab NGC MS65, conservazione eccezionale, una 50 lire oro di Pio IX del 1868 che parte da 7500 euro di base e che, rarissima, come tutte le coniazioni in lire di questo pontefice incarna “l’abdicazione” del sistema monetario pontificio alla valuta di origine napoleonica. Di gusto antico, di grande modulo, al lotto 549 spicca un’oncia da 30 tarì del 1791 a nome di Ferdinando IV (I) di Borbone, 1759-1816. Rara e Spl, questa moneta al noto tipo della fenice è rara e merita una base di 3000 euro.
Ne richiede invece almeno 1500 il lotto 557, un rarissimo sedicesimo di scudo per Tassarolo a nome di Filippo Spinola (1616-1668) con busto del conte palatino al dritto e aquila bicipite coronata al rovescio (conservazione qSpl). Tra le tante belle veneziane dell’Asta Ranieri 18, stessa base ha il lotto 580, la famosa lira tron (qSpl) a nome dell’omonimo doge Nicolò Tron (1471-1474): prima lira coniata della storia italiana, divenne un tipo monetale molto apprezzato per secoli.
Al lotto 581 un’altra lira, la moceniga di Andrea Vendramin (1476-1478), estremamente rara e qSpl con sigla del massaro Marco Pizzamano, sconosciuto sia al CNI che al Papadopoli per questa moneta. Estremamente rara, parte da 5000 euro. Tra le veneziane in Asta Ranieri 18 anche ducati e zecchini e, naturalmente, alcune oselle di pregio: qui vi presentiamo il lotto 624, osella di doppio peso di Ludovico Manin (1789-1797) dell’anno VI: estremamente rara, al dritto ha il motto IN UTRAQUE SALUS (“Nell’una e nell’altra la salvezza”) con figura muliebre in abiti principeschi, stante di fronte tra due altari, che stringe una croce ed uno specchio. Sull’altare di destra il Vangelo, su quello di sinistra una serpe. Al rovescio LUDOVICI | MANIN | PRINCIPIS | MUNUS AN VI | 1794 | D:B (Daniel Balbi). Fdc e con patina di medagliere, merita 8000 euro di base.
Una interessante e rara selezione di bolle veneziane
Già i Bizantini usavano due dischi di piombo recanti un’incavatura interna, li applicavano uno contro l’altro, facendo passare il cordoncino per il canaletto formatosi sovrapponendo le due incavature, quindi le collocavano in una morsa ed esercitavano una forte pressione a colpi di martello, imprimendo i dischi con le immagini e le legende. Secondo altri invece di due dischi si usava una sfera di piombo (da cui il termine ”bolla”) forata lungo il diametro, come nell’altro caso poi la pressione, oltre a imprimere il metallo, restringeva il foro bloccando lo spago passante. Il boulloterion era una sorta di pinza che recava incisi in negativo i tipi del dritto e del rovescio.
La Cancelleria pontificia adottò lo stesso sistema, usando però un torchio: in questo caso le impronte sono disposte su due matrici simili a due coni per monete. Anche Venezia usò metodi analoghi per il piombo; per le bolle d’argento e d’oro, allo stato attuale delle conoscenze, solo le prime emissioni in argento sarebbero state prodotte per pressione (conio) essendo in metallo pieno; successivamente si preferì il metodo “a scatoletta”.
Dall’affascinante collezione di bolle veneziane dell’Asta Ranieri 18 ci piace mostrarvi il lotto 643, base 1500 euro a motivo del modulo eccezionale e della ricchezza di particolari (Spl la conservazione). È relativa al doge Giovanni Soranzo (1312-1328) ed è estremamente rara. Segue, al lotto 644 in Bb/Spl, un’altra bolla di Francesco Dandolo (1329-1339) che merita 2000 euro. Come la precedente, al dritto mostra il doge che tiene il vessillo e la promissione dogale, con san Marco in trono che a sua volta sostiene il vessillo e con l’altra mano il Vangelo; al rovescio nome e titoli del doge. Base 2000 euro.
È invece di 750 euro l’offerta minima per il lotto 650, una bolla del doge Francesco Foscari (1423-1457), di primo tipo, estremamente rara e in conservazione qSpl. Tutte da ammirare le altre bolle in catalogo. Al lotto 697 concludiamo questo excursus sfragistico con un esemplare di bolla in argento “a scatoletta” del XVIII secolo per il doge Pietro Grimani (1741-1752) di cui si conoscono pochi esemplari. In conservazione Spl, è offerta a 3500 euro.
Monete di Savoia, del Regno di Sardegna ed eccellenze del Regno d’Italia
Forte, anzi fortissima la parte dell’Asta Ranieri 18 dedicata a Casa Savoia: iniziamo con il lotto 732, una “piccola” del XIX secolo in Fdc e rara, ossia i 25 centesimi del 1833 per Torino di Carlo Alberto (1831-1849) che merita 1000 euro di partenza. Tra le eccellenze del Regno è giocoforza citare il lotto 750, ossia uno dei soli 103 pezzi coniati delle 50 lire 1864: in slab NGC MS61 (più di Spl, qFdc), questo sogno di tanti collezionisti si attesta infatti a una valutazione di partenza di 150.000 euro.
Appena 18.000 euro, ma “appena” si fa per dire, per il lotto 777: parliamo infatti della celebre 100 lire 1903 Aquila araldica di Vittorio Emanuele III (1900-1946), tipologia e data molto rare, proposta con fondi brillanti e qFdc. Presenta una patina riposata, ed è in slab NGC MS63+, un’altra eccezionale rarità del primo ‘900, la 5 lire 1901 Aquila araldica del lotto 786: moneta voluta dal re come omaggio a personalità, estremamente rara per i soli 114 pezzi coniati, parte da 50.000 euro di stima.
Rarità e monete straniere in oro e in altri metalli
L’Asta Ranieri 18 si distingue anche per una vasta scelta di coniazioni mondiali, molte delle quali rare e in conservazioni elevate. Al lotto 801, ad esempio, sono in Spl i 100 franga 1838 di re Zogu I (1925-1939) che vengono offerti Spl da 4000 euro. Parte da 8000 euro, invece, il lotto 828, le 100 corone austriache del 1908 per Francesco Giuseppe I (1848-1916) celebrative dei 60 anni sul trono: qFdc (in slab NGC PF60), questa magnifica moneta venne battuta su coni incisi da Rudolf Marschall e Rudolf Neuberger.
Viene dalla Bulgaria un altro massimale coniato secondo i canoni dell’Unione monetaria latina, i 100 leva del 1894 a nome di Ferdinando I (1887-1918) millesimati 1894 (lotto 834): dai fondi brillanti, più che Spl, la moneta ha una valutazione di partenza di 12.000 euro. Nella stessa sezione troviamo anche rarità recenti, come il lotto 856: si tratta dei 500 yuan in oro cinesi del 1990, moneta dal peso di 155,74 grammi d’oro, con al dritto il Tempio di Confucio e al rovescio due cavalli che si abbeverano. Molto rara, soli 500 pezzi proof, è proposta col suo astuccio da 10.000 euro.
Il momento positivo delle monete cinesi è evidente anche dal lotto 864: sono 3000, infatti, gli euro di base per i 100 yuan 1992, anno della Scimmia, coniati con 372,87 grammi d’argento in soli 500 esemplari. Torniamo in Europa, quindi, per il lotto 912: è in slab NCG classificata come PROOF PF66 ULTRA CAMEO una 5 marchi del 1908 coniata dalla Prussia, a nome del kaiser Guglielmo II (1888-1918): 1000 sono gli euro di base.
È di 4000 euro, invece, l’offerta minima per il lotto 916, una sovrana del 1820 battuta a Londra per Giorgio III (1760-1820): rara, con fondi brillanti, è in conservazione qFdc. Sempre da Oltremanica, ma dall’Irlanda, viene il lotto 940: si tratta di una prova di penny modellata da Publio Morbiducci nel 1927 per la monetazione del nascente Stato Liber,o con l’arpa e la chioccia con i pulcini. Sebbene non venne scelta per la coniazione di serie, questa rarità in slab NGC PROOF PF64 RB di grande bellezza merita una base di 3000 euro.
Risale invece al 1782 il lotto 965, un’aurea 6 stuiverts con stemma coronato e veliero in navigazione: dai fondi brillanti, qFdc, questo piccolo e raro esemplare dall’Olanda vale almeno 3000 euro. Curiosa poi, anche a motivo del doppio ritratto, la moneta al lotto 978: si tratta di una 100 lei di Romania del 1906 di Carlo I Hohenzollern Sigmaringen (1881-1914) che celebra i 40 anni di regno del sovrano. In Spl, è molto rara e parte da 5000 euro di base.
Dello stesso sovrano è una magnifica 5 lei 1901 in argento, in slab NGC MS62 (qFdc) con ritratto e stemma coronato, tanto da meritare 3000 euro di base d’asta al lotto 983. Al lotto 986, invece, dalla Russia degli zar ecco una rara 10 rubli di Caterina II (1762-1796) coniata a San Pietroburgo: con mezzo busto dell’imperatrice e stemma quadripartito, pur in buon Bb si merita 3000 euro di base.
Ci avviamo alla conclusione di questa rassegna dell’Asta Ranieri 18 con il lotto 999, una 20 pesetas di Spagna con ritratto infantile di Alfonso XIII (1886-1931) datata 1892; moneta che in Spl, pur con colpetti al bordo, merita i 2000 euro della base di catalogo. Sono 8000, invece, gli euro di stima del lotto 1009: si tratta dei 100 franchi oro 1925 della Svizzera, massimo taglio della serie elvetica al tipo Vreneli, molto rari specie in Fdc (qui in slab NGC MS63). L’ennesima rarità di un catalogo d’asta tutto da esplorare, compresa la parte live internet che potete trovare cliccando qui.