Sono oltre 1200 i lotti proposti nell’incanto Artemide del LVII e comprendono una vasta sezione dedicata alle monete greche e romane, con esemplari di pregio, oltre a rarità di zecche italiane medievali e moderne e a monete mondiali
informazione pubblicitaria | Le offerte online sono già aperte, è sufficiente essere utenti registrati e accedere al nostro catalogo cliccando qui. Parliamo dell’asta Artemide LVII che si svolgerà live il 30 aprile e il 1° maggio in tre sessioni: lotti 1-255 il 30 aprile dalle 11.30, lotti 256-576 il 30 aprile dalle 16.00, lotti 557-1220 il 1° maggio dalle ore 16.00.
Passiamo ora ad una selezione di monete dal catalogo dell’asta Artemide LVII, lasciando ai collezionisti il piacere di esplorare tutte le monete in offerta: ciascuna racconta una storia, trasmette il fascino del passato ed è in grado di suscitare emozione.
Monete greche, magno greche, siliciane e di area italica
La monetazione greca rappresenta, i numismatici lo sanno bene, uno dei settori più affascinanti della millenaria storia della moneta. Dalla Grecia continentale e insulare alla Magna Grecia e alla Penisola italica, quell’epoca irripetibile ha lasciato autentici capolavori di incisione.
Prendiamo ad esempio il lotto 3, un diobolo di Vulci del V-IV secolo a.C. ai tipi della Gorgone e dello scarabeo (base 2000 euro) o il bronzo etrusco di zecca incerta, al lotto 20, affascinante anche per la presenza di un’etichetta d’epoca che lo collega alla collezione Haeberlin (base 250 euro). Un’esimia rarità la troviamo invece al lotto 22: si tratta del quinto esemplare noto di un bronzo fuso di zecca incerta del Centro Italia, del III secolo a.C., con al dritto testa giovanile di Eracle coperta da pelle di leone e al rovescio una protome equina. Base 20.000 euro.
Di grande bellezza anche il lotto 57, base 1000 euro, un bronzo di Pallanum o Paeligni, III-II secolo a.C., con al dritto un copricapo a forma di serpente alato con lacci (o testa alata di Medusa di fronte, bocca spalancata, due serpenti intorno al collo?) e al rovescio testa di Vulcano imberbe, con pileo e pinze.
E cosa dire della superba tetradracma di Akragas del 460-450/446 a.C. al lotto 132? In slab NGC, è giudicata “Au Strike 5/5 Surface 3/5” e parte da 4000 euro di base. Si tratta di uno degli esemplari più belli in assoluto per questo “classico della numismatica classica”.
Al lotto 183, invece, un piccolo capolavoro “firmato”: si tratta di un’emidracma sariacusana risalente al 410-405 a.C. e i cui coni furono incisi (e firmati, per l’appunto) dal grande Kimon: 1000 euro la base. Ne servono almeno 5000, invece, per la dilitra in bronzo – sempre coniata a Siracusa – nel periodo 339-334, lotto 183: con testa laureata di Zeus al dritto e cavallo rampante al rovescio, l’esemplare colpisce per la perfetta conservazione che lo rende il migliore di questo tipo apparso sul mercato.
Monete romane repubblicane e imperiali
Iniziamo l’anteprima di questa parte del catalogo Artemide LVII con il lotto 262, un magnifico asse in bronzo fuso del 275-270 a.C. con doppia testa di Apollo: due ritratti diversi e raffinati su una moneta dal peso di ben293 grammi per 67 millimetri di diametro. Base 3000 euro. Dal bronzo all’oro per il lotto 272, i 60 assi per Roma del 211-208 a.C. con Marte elmato e aquila su fulmini: una ricercata rarità con base di 4000 euro. E, a seguire, non dimenticare di scorrere una selezione di denari con esemplari di alta conservazione e grande fascino.
Tra questi il lotto 435, magistrato L. Aemilius Buca, anno 44 a.C.: si tratta di una moneta con al dritto la testa diademata di Venere e al rovescio la scena con Silla dormiente, sdraiato su una roccia, con Selene che scende da un monte e la Vittoria in piedi. Di notevolissima rarità, affascinante per l’evocativa iconografia, la moneta potrebbe sia riferirsi al sogno fatto da Silla – secondo le fonti – prima della sua marcia su Roma dell’83 a.C. che indicare invece un riferimento all’apoteosi di Giulio Cesare.
Passando da Roma repubblicana all’Impero, vi presentiamo due esemplari augustei: l’aureo per Ludgunum al lotto 455 (base 7500 euro) e il raffinatissimo denario con quadriga e Vittoria su prora di nave al lotto 456 (base 1000 euro).
Al lotto 548 spicca invece un aureo di Gallieno (253-268), molto raro e dal pedigree importante, essendo appartenuto alla collezione di Leo Biaggi de Blasys (1906-1979), magnate svizzero e creatore di una delle più grandi raccolte al mondo di monete d’oro romane, con oltre 2000 esemplari. La collezione venne acquistata in blocco dalla Bank Leu di Zurigo nel 1978 e venduta ai collezionisti nei decenni successivi. Più di 500 monete ex Biaggi sono state vendute dalla Numismatica Ars Classica nel 2008. Questo esemplare parte da una base di 7500 euro. Servono almeno 3000 euro, invece, per un aureo coniato a Lugdunum da un imperatore poco noto, Eugenio, sul trono solo dal 392 al 394 (lotto 562).
Proviene invece dall’officina monetaria di Roma il magnifico solido di Antemio (467-472) al lotto 574 sul cui rovescio Antemio e Leone reggono un globo crucigero con l’auspicio della SALVS REIPUBLICAE. Per la rarità e la conservazione, merita una base di 3500 euro, la stessa del lotto 575 in cui l’incanto Artemide LVII propone un eccezionale tremisse di Giulio Nepote coniato a Milano nel 474-475: una delle monete più significative prima della caduta dell’Impero romano d’occidente.
Monete bizantine e dell’Oriente latino
La numismatica segue e riflette i cambiamenti storici e così è venuto ora il momento di seguire cosa accade in Oriente dopo la fine della parabola di Roma. Il potere si sposta a Bisanzio e da quell’officina monetaria proviene il lotto 629, un miliarense “cerimoniale” a nome di Costanzo II e Costantino IV (641-668) coi due busti al dritto e la croce con globo su gradini al rovescio. Rarissimo, praticamente intatto, questo eccezionale pezzo è probabilmente collegato all’incoronazione di Costantino IV del 654. Base, 1500 euro.
Al lotto 730, invece, è a nome di Caterina Cornaro (secondo regno, 1474-1489) il grosso in argento per Cipro che, rarissimo e con tondello integro, con ritratto della regina al dritto, la moneta parte da 3000 euro di base.
Monete normanne e capolavori svevi
Nel catalogo Artemide LVII sono ben 82 gli esemplari normanni e svevi dell’Italia meridionale, fra i quali primeggia, al lotto 828, un tarì in oro di Enrico VI (1194-1197) per Amalfi. Di estrema rarità e in elevata conservazione, è l’unica moneta in oro con ritratto di Enrico VI. Giulio Sambon riporta solo quattro esemplari presenti nelle principali collezioni pubbliche. Sicuramente una tra le monete più significative e importanti dell’Italia Meridionale, tanto da meritare i 10.000 euro di base.
Ben rappresentate sono anche le monete di Federico II, Stupor Mundi, l’imperatore che riprendendo i tipi della Roma antica fece coniare il celeberrimo augustale. Un esemplare è in catalogo al lotto 840 a 10.000 euro di base. Un classico che rappresenta uno dei punti cardine nella numismatica medievale europea.
Monete di zecche italiane medievali e moderne
Per le medievali delle altre zecche italiane, in rigoroso ordine alfabetico ecco un agontano per Arezzo al lotto 857, base 500 euro e un quattrino di Guidobaldo I da Montefeltro per Fossombrone, coniato a cavallo fra XV e XVI secolo, al lotto 899 con base di 150 euro. Sono numerose le monete di piccolo modulo presenti in catalogo: vi consigliamo di sfogliare tutti i lotti con attenzione.
Venendo al Meridione, base fissata a 3000 euro per il lotto 928: Napoli. Carlo II d’Angio (1285-1309), saluto d’oro. Rarissima e in splendido stato di conservazione, è una delle tipologie monetali più belle del periodo. Proveniente da una vendita Santamaria, la moneta porta un segno di abbreviazione sopra alle lettere SCD (secondo), fatto che lascia ipotizzare che lo zecchiere, verosimilmente Giovanni Fortino o Giovanni De Musco, abbia approfittato del conio della moneta ponendo una sigla (I) che corrispondesse alla sua iniziale.
Al lotto 937, invece, per Alfonso I d’Aragona (1442-1458) ecco un ducato e mezzo (o sesquiducato) con al dritto le armi di Ungheria, Gerusalemme, Aragona e Napoli e al rovescio il sovrano a cavallo, con paramenti da giostra, regge la spada nella mano destra. Moneta rarissima, di grande fascino per la raffigurazione del rovescio, capolavoro già dal gusto rinascimentale ma soprattutto icona del medioevo feudale e della cavalleria opera del maestro di zecca Francesco Senier. Base, 6000 euro.
Lasciando ai lettori il piacere di sfogliare il resto del catalogo – concludiamo la nostra anteprima con il lotto 976, un “peso massimo” della numismatica borbonica: si tratta di un 30 ducati in oro di Ferdinando II millesimata 1854. Molto rara e di eccezionale freschezza, è proposta in slab Classical Coin Grading in stato MS63 e ha una base di 4000 euro.
Oltre a queste monete – che sono solo alcuni esempi di quanto disponibile nel catalogo dell’asta Artemide LVII del 30 aprile e 1° maggio – troverete monete “piccole” e “grosse”, raffinate coniazioni rinascimentali e decimali, esemplari di alta conservazione e di rara apparizione sul mercato. E non dimenticate di visionare le sezioni dedicate alle monete di Casa Savoia, alla medaglistica papale (con importanti esemplari in oro) e alla monetazione mondiale, con svariate prove e progetti di grande rarità: le offerte sono aperte!